Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


venerdì 10 gennaio 2014

Siamo diventati Cristo


Battesimo del Signore (A)

Appunti per l'omelia

Con il Battesimo al Giordano per mano di Giovanni Gesù opera una ulteriore sua manifestazione, una ulteriore sua epifania. L'innocente Figlio di Dio si mette in fila assieme ai peccatori per essere battezzato, provocando l'imbarazzo e il rifiuto di Giovanni, che però accetta soltanto dopo la dichiarazione di Gesù: «... conviene che adempiamo ogni giustizia», cioè la volontà di Dio che il proprio Figlio si faccia solidale in tutto con gli uomini peccatori.
La scena è estremamente suggestiva e ricca di significato (cf Mt 3,13-17).
«Si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui».
Nell'Antico Testamento lo Spirito del Signore investiva temporaneamente i suoi servi e li rendeva capaci di svolgere la missione che era loro affidata. Lo Spirito, poi, secondo i profeti, avrebbe "riposato" sul Messia (cf Is 42, 1-7): «Ecco il mio servo... il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui». E la promessa si realizza in Gesù.
Non è facile poi interpretare il simbolo della colomba. Evoca lo Spirito che aleggiava sulle acque all'inizio della creazione e, quindi, indica che con Gesù ha inizio la nuova creazione? Oppure la colomba è immagine della sposa-Israele e quindi Gesù viene manifestato come lo sposo messianico che incomincia a incontrare la sua sposa, cioè il popolo, attuando la nuova alleanza? Oppure nell'immagine della colomba veniva raffigurata la Presenza di Dio. Vale a dire, come la colomba si posa nel suo nido, così la potenza di Dio ha trovato finalmente la sua casa in Gesù?
Qualunque sia il senso preciso dell'immagine, il segno della colomba ci fa concentrare su Gesù e sulla voce di Dio: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento». È l'unica volta che nei primi tre vangeli si ode la voce di Dio (qui e nella trasfigurazione di Gesù). Se Dio parla è per rivelarci chi è Gesù. Innanzitutto, è il Messia: le parole di Dio richiamano quelle già ascoltate nella prima lettura sul Servo del Signore. Ma nel testo evangelico il Padre dice «Figlio mio», non intendendo soltanto il Messia, ma il suo Figlio unico, oggetto di tutto il suo amore. In questo modo Dio rivela l'identità di Gesù quale figlio amatissimo. Ma nello stesso tempo è tutta la famiglia della Trinità che si manifesta in questo evento.
Allora, nel guardare al battesimo di Gesù siamo invitati a vicenda a riscoprire il dono del nostro battesimo. Forse per molti rimane il "tesoro nascosto" che uno possiede in casa sua, ma non lo sa o non ha interesse a cercarlo. Il loro battesimo somiglia a uno di quei pacchi-dono che si ricevono a Natale e che per incuria è rimasto incartato, non è mai stato svolto. Essi non hanno ancora scoperto che cosa Dio ha regalato loro attraverso il battesimo. Però, è l'invito ad andare alla scoperta di questo tesoro e vedere finalmente che cosa c'è in quel pacco dono che abbiamo ricevuto da Dio all'inizio della nostra vita. È riscoprire la nostra trasformazione radicale, una nuova creazione, una nuova nascita. Sono queste le espressioni che tentano di descrivere ciò che nel battesimo è accaduto in una persona, al di là di ciò che appare esternamente. Sant'Agostino, rivolgendosi ai neo-battezzati, lo evoca con parole colme di entusiasmo: "Rallegriamoci e rendiamo grazie a Dio. Non soltanto siamo diventati cristiani, ma siamo diventati Cristo. Capite, fratelli, vi rendete conto della grazia di Dio verso di noi? Stupite, gioite: noi siamo diventati Cristo".
Si tratta quindi di essere veramente responsabili di un tale dono: l'appartenenza a Gesù, prodotta dal battesimo, ci impegna a vivere come Lui, che «passò beneficando e risanando tutti» (At 10,38).
Quel rito lontano mi ha segnato per sempre e io ogni giorno, ogni momento, sono chiamato a verificare come vivo la mia appartenenza a Cristo, a Dio. Prima ancora di fare qualunque cosa viene il mio "essere di Cristo", la mia appartenenza a Lui: prima viene la mia relazione con Lui, senza la quale cade e si svuota anche l'attività più intensa e brillante.
Se con il battesimo "siamo diventati Cristo", anche su ciascuno di noi il Padre dice: «Questi è il Figlio mio… Tu sei il Figlio mio, l'amato…».
Il Padre con infinito amore continua a dichiararlo a Gesù e Gesù nel suo cuore gli risponde senza sosta: "Tu sei il mio Abbà, il mio papà!"



-------------
Vedi anche questi Post:
Il compiacimento del Padre (7 gen. 2012)
Essere scelti dall'amore eterno di Dio (11 gen. 2013)


Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
In lui ho posto il mio compiacimento (Mt 3,17)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)


Commenti alla Parola:
  di Gianni Cavagnoli (VP 2013)
  di Marinella Perroni (VP 2010)
  di Enzo Bianchi


Nessun commento:

Posta un commento