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venerdì 13 settembre 2013

La gioia di Dio che perdona


24a domenica del T.O. (C)

Appunti per l'omelia

I brani delle letture della proposti per questa domenica convergono tutti nel tratteggiare il volto di Dio "ricco di misericordia". Egli, spinto dall'amore, perdona il popolo che ha infranto l'alleanza appena stipulata (cf Es 32,7-14: prima lettura). Ricupera Paolo, "bestemmiatore, persecutore, violento", chiamandolo al ministero apostolico e dandogli tutta la sua fiducia (1Tm 1,12-17: seconda lettura). Ma soprattutto con le tre parabole, che costituiscono come un "Vangelo" nel cuore del Vangelo stesso, Gesù ci svela il volto autentico di Dio (cf Lc 15,1-32). Il Padre misericordioso attraverso il suo Figlio è venuto a cercare la "pecora perduta" e la "dramma smarrita" ed è strafelice quando le ritrova. Inoltre abbraccia con "materna" tenerezza e gioia incontenibile ogni peccatore che ritorna a Lui. Queste possono essere appunto chiamate le parabole della "gioia di Dio" che perdona. La circostanza che provoca Gesù a narrarle sono gli scribi e i farisei, gli osservanti rigorosi della Legge, che mormorano contro di Lui. Egli infatti si mostra accogliente verso i peccatori, verso coloro che vivono in una situazione morale o professionale non conforme alle norme della Legge. Anzi, cerca la loro compagnia, è loro "amico": «accoglie i peccatori e mangia con loro». Secondo i suoi accusatori Gesù, comportandosi così, si "contamina", mettendosi di conseguenza contro Dio. In effetti, secondo la loro concezione, i peccatori devono essere evitati, isolati, sollecitati a rinsavire attraverso il rifiuto e l'emarginazione sociale.
Ma Gesù concepisce Dio in modo molto diverso e con le tre parabole rivela qual è il suo rapporto con i peccatori: non comincia ad amarli quando essi hanno deciso di cambiare vita, ma li ama da sempre e non smette mai di amarli. Egli rimane attento e interessato al peccatore e gode immensamente se si converte.
Dio ama il peccatore quanto e più ancora di un pastore, che possiede un gregge di cento pecore e appena scopre che ne manca una lascia subito le novantanove e si mette alla sua ricerca. Non lo fa perché è la più grassa o la più ricca di lana, ma perché è una delle sue pecore. Nessuna gli è indifferente e non si rassegna che anche una sola si perda. Per questo concentra su di essa la sua sollecitudine e la va a cercare di persona.
L'amore di Dio è simile alla tenacia di una povera donna, che possiede in tutto dieci "dramme" e ne perde una. Una perdita grave per lei. Allora fa una ricerca accurata, paziente, meticolosa, finché riesce a ritrovarla. Felice, chiama le amiche per far festa. Dio è così! Ama il peccatore e lo cerca per primo. Non aspetta che torni con le sue forze, perché non ne sarebbe capace, ma si mette personalmente a cercarlo, anche a sua insaputa, e non si dà pace finché non lo ritrova. E quando questo avviene, la sua gioia è fuori misura.
Ma la misericordia del Padre e la sua gioia di perdonare Gesù ce la rivela in modo incomparabile nella terza parabola, dove esplode la gioia del Padre per il ritorno del figlio perduto. Un ritorno tanto desiderato e atteso. Il perdono del Padre è totale, immediato, colmo di affetto. Per puro amore gli concede quello a cui non aveva più diritto: la pienezza della dignità, della responsabilità e della comunione in un rinnovato rapporto filiale. Se Dio prova una gioia immensa quando un peccatore si converte, ciò non significa che porta meno amore ai giusti. Come una madre che sente grande gioia quando un figlio, che era malato, ricupera la salute; ma questo non è segno che non ama i figli sani e non è felice per loro.
Chi può dire di non aver vissuto questa storia né di riconoscersi nel figlio prodigo, ma anche nel fratello maggiore?



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Rallegratevi con me perché ho trovato la mia pecora (Lc 15,6)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi



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