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venerdì 26 luglio 2013

Signore, insegnaci a pregare…


17a domenica del T.O. (C)

Appunti per l'omelia

«Gesù si trovava in un luogo a pregare…». Nel vangelo di Luca la preghiera è l'atteggiamento abituale di Gesù, specialmente nei momenti più importanti e decisivi. Gesù è modello, ma anche Maestro di preghiera. Gesù non intende dare ai discepoli una formula fissa, ma un esempio di preghiera. Vuole insegnare come pregare e che cosa domandare, in opposizione al modo di pregare dei pagani. Si può cogliere, così, la novità e l'originalità della preghiera cristiana.
Secondo Luca, Gesù insegna il "Padre nostro" durante il viaggio verso Gerusalemme. È la preghiera, perciò, dei discepoli che camminano al seguito di Gesù, condividendo il suo destino.
I discepoli dovevano essere affascinati dal modo con cui Gesù parlava con l'Altissimo ed erano presi dal desiderio di potersi rapportare come Lui con quel Dio che Egli chiamava "Padre": «Signore, insegnaci a pregare…» (cf Lc 11,1-13).
«Quando pregate, dite: Padre..», Abbà, Papà… È la prima parola che il credente pronuncia quando si mette in colloquio con Dio. Con questa espressione tenerissima sperimenta la sorpresa, la gioia di trovarsi in un rapporto immediato di vicinanza e di intimità con Dio. Il Creatore, infinitamente potente, è qui accanto a me, mi avvolge con tutta la sua attenzione paterna. Mi ama, però, non semplicemente come un figlio che gli sta immensamente a cuore, ma come il Figlio Gesù. Con un medesimo amore abbraccia Gesù e noi, che a Gesù apparteniamo e con Lui siamo uniti.
Ma Gesù insegna ai discepoli anche il contenuto della preghiera, che cosa chiedere al Padre. Due gruppi di richieste. Il primo gruppo concerne direttamente Dio, il secondo riguarda noi e le nostre necessità. La prima parte è centrata su Dio Padre; la seconda su di noi, fratelli-comunità, coi nostri problemi materiali e spirituali, senza per altro distogliere mai l'attenzione dal Padre.
«Sia santificato il tuo nome». Questa aspirazione apre e riassume tutta la preghiera ed è l'anima di ogni altra domanda. Ecco che cosa chiediamo: Tu, Padre, santifica il tuo nome, fatti riconoscere come il Santo. Fatti riconoscere per quello che sei: Dio, Padre, Amore; liberandoci e radunandoci nella tua famiglia, donandoci il tuo Spirito. E così tutti gli uomini "santificheranno il tuo nome" e ti riconosceranno come Dio, come Padre e ti glorificheranno…
In questa prima aspirazione vibra tutta la passione di Gesù: che Dio sia trattato da Dio, che venga preso adeguatamente sul serio, che sia amato di un amore sommo ed esclusivo. Insegnando a pregare in questo modo, Gesù mostra come concepisce i discepoli: Dio deve essere tutto il loro interesse e il loro bruciante amore. Solo chi vive così può rivolgere al Padre questa prima domanda in tutta verità e sincerità.
«Venga il tuo Regno». Il Regno di Dio, che era il contenuto principale dell'annuncio di Gesù, diventa il contenuto della nostra preghiera. Il "Regno di Dio", Dio stesso, unico Signore e Re onnipotente, che attraverso Gesù si fa vicino e si dona, liberando l'uomo da tutto ciò che lo opprime. Si chiede che questo Regno, già presente in Gesù, il Padre lo realizzi in modo perfetto. Così il male sarà vinto definitivamente, i poveri saranno liberati e gli uomini sperimenteranno la giustizia, la pace, la felicità. Si chiede che irrompa sulla terra la realtà di Dio, la civiltà di quell'amore che è la vita della Trinità. Chi prega così è pronto ad accogliere questo intervento decisivo di Dio e già ora collabora alla diffusione del Regno con la vita e con l'annuncio.
«Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano», il pane di cui abbiamo bisogno per vivere. Il cristiano maturo domanda il "pane" per sé e per ogni membro della famiglia, la comunità cristiana, la comunità degli uomini. Domanda il "nostro" pane, come pure il perdono e la vittoria sulla tentazione. È il pane "spezzato", condiviso. Il pane che i discepoli chiedono anche per tutti gli uomini. Non nel senso che il Padre risolva magicamente i problemi economici dell'umanità, facendo scendere il pane dal cielo. Ma lo supplichiamo perché cambi i cuori degli uomini, a cominciare dal nostro, in modo che attraverso la fraternità fattiva tutti abbiano ciò che è sufficiente per una vita dignitosa.
Chi rivolge al Padre questa domanda è un discepolo, anzi una comunità di discepoli impegnati nella solidarietà e nella condivisione.
Ma il pane che chiediamo non è soltanto quello materiale, è anche e soprattutto la Parola di Dio, è l'Eucaristia: "Pane vero" che dà senso e spessore ad ogni nostra necessità esistenziale.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Signore, insegnaci a pregare (Lc 11,1)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi


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