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venerdì 10 ottobre 2014

Alla Festa di nozze: invito rifiutato, invito accettato


28a domenica del T.O. (A)

Appunti per l'omelia

I profeti (cf in particolare Is 25,6-10) avevano annunciato e descritto l'intervento definitivo di Dio nella storia con l'immagine di un banchetto, a cui sarebbero stati invitati tutti i popoli. Questa festa conviviale simboleggia la salvezza che sazia sovrabbondantemente la fame e la sete dell'uomo. Simboleggia la gioia e il trionfo della vita. Soprattutto significa un profondo rapporto di conoscenza e amicizia fra colui che invita, Dio, e i suoi ospiti: Nell'incontro con Dio verrà guarita la cecità spirituale che impediva agli uomini di riconoscere Dio e di scoprirsi fratelli: «Egli strapperà il velo che copriva la faccia di tutti i popoli».
All'inizio della parabola proposta nel vangelo odierno (cf Mt 22,1-14) Gesù evoca questo tema biblico, così ricco di significato, e rivela che l'annuncio di Isaia si compie.
Di più, questo banchetto viene specificato come una festa di nozze: Gesù inaugura la festa del Regno, che è la festa delle nozze di Dio e di suo Figlio con l'umanità. Secondo il Vangelo c'è un'unica grande festa di nozze nella storia, un unico incontro nuziale, l'incontro di Dio con l'umanità. E questo incontro si realizza attraverso Gesù, questo incontro è Gesù. Dio ha voluto stringere un'alleanza definitiva d'amore con la famiglia umana. Dio ha voluto sposare l'umanità. È questo l'evento nuziale per eccellenza e tutti gli altri rapporti nuziali traggono il loro significato, la loro bellezza e forza da questo incontro, che è stato celebrato in forma misteriosa e primordiale nel grembo della Vergine Maria ed è culminato nella morte-risurrezione del Signore. In ogni Eucaristia tale evento è reso presente e noi vi siamo coinvolti. Nell'inizio della parabola, dove Gesù è lo Sposo, Egli annuncia l'avvenimento inaudito che sta accadendo: la comunione gioiosa e definitiva di Dio col suo popolo, anzi con l'umanità intera, attraverso il proprio figlio Gesù.
Il re «mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze… Mandò di nuovo altri servi a dire: tutto è pronto; venite alle nozze!». Dio ripete le sue chiamate. Desidera che il suo invito venga accettato senza ritardi. Quindi invia ripetutamente i suoi servi, i profeti, e in seguito i discepoli di Gesù che lungo la storia annunciano il Vangelo. È immenso, infatti, il suo bisogno di far partecipare tanti altri alla gioia sua e del Figlio.
La parabola sottolinea, in modo accentuato, il comportamento dei chiamati. Davanti a un'offerta così grande, davanti a un'opportunità così inattesa, essi reagiscono con la noncuranza e col rifiuto. Per loro vale di più attendere ai propri interessi. Altri, addirittura, respingono i servi e li uccidono, provocando l'intervento punitivo del re.
Ma la festa si farà: la risposta negativa dell'uomo non può arginare il flusso dell'amore di Dio che vuole dilagare dovunque e fare tutti felici. «Andate ora ai crocicchi delle strade... Quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali». I nuovi invitati sono i peccatori e le varie categorie di esclusi che accolgono Gesù e si legano a Lui. Sono poi i pagani che entreranno in massa nella Chiesa. Sono, ancora oggi, tanti che per vie diverse approdano alla comunità cristiana e si ritrovano nella grande "sala" dove si celebra la festa dell'amore.
La storia sembra concludersi lietamente. Ma ecco, inaspettatamente, la scena conviviale si tramuta in una specie di tribunale e il re diventa giudice.
Non basta essere invitati, aver accettato l'invito, partecipare alla festa, ritrovarsi, cioè, nella Chiesa grazie al Battesimo, per essere salvi definitivamente. Bisogna rispondere a certe esigenze di "comportamento" richiesto dal Vangelo, per poter sedere a mensa nella casa del Signore. La condizione è l'«abito nuziale» senza il quale si è esclusi dalla salvezza, precipitando nelle "tenebre" della perdizione eterna. L'abito (cf Ap 19,8) simboleggia la fedeltà a Dio nel compiere la sua volontà, in particolare le opere dell'amore fraterno (cf Mt 25,31-46). Corrisponde ai "frutti" nella parabola dei vignaioli omicidi. Ed è spontaneo richiamare la veste bianca ricevuta nel rito del Battesimo, simbolo della realtà nuova e dell'appartenenza a Cristo, con l'impegno di imitare il suo stile di vita, dove ci è chiesto di portarla "senza macchia per la vita eterna".
La parabola mostra la stupidità e incoscienza degli uomini che, davanti a un invito così fantastico, lo rifiutano e così rifiutano la felicità.
Dall'altra parte, mette in luce l'inesauribile tenacia di Dio che porta avanti il suo progetto d'amore: la festa si fa lo stesso.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze (Mt 22,9)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
  di Marinella Perroni (VP 2011)
  di Enzo Bianchi


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