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domenica 28 agosto 2011

La passione del profeta


Quanto mi ha toccato quel brano di Geremia (20,7-9), dove il profeta, contestato nella sua missione, vorrebbe lasciare tutto. Ma sente che non può resistere a Dio, a quel fuoco ardente che premeva nel suo cuore ed era trattenuto nelle sue ossa: si sforzava di contenerlo, ma non poteva!
Ho rivisto un po' della mia storia, delle gioie della chiamata ad una missione nuova nell'oggi della comunità, ad una diaconia particolare, nella grande diaconia della Chiesa.
Penso a tutti quei diaconi che, pur nel loro slancio apostolico e nella gratitudine a Dio per il dono ricevuto, fanno fatica…
Vedo la "luce" ricevuta, quella Parola che dice speranza, quella grazia che anima e rivitalizza le nostre comunità, all'interno e all'esterno, che ci rende credibili al mondo. È un fuoco ardente che ha preso me e, con me, anche mia moglie: immensamente grati per quella luce ricevuta che ha ci ha fatto cogliere, tra l'altro, la bellezza e la novità della famiglia diaconale, che va ben oltre gli eventuali impegni che si possono avere nella comunità. Per questo nostro "sì", nella gioia e nelle inevitabili difficoltà e sofferenze, non siamo stati capaci di dire di no, lasciando per Lui, in questo "suo progetto", anche le cose più care.
Spesso però ci assale la tentazione di aver corso a vuoto, di aver coltivato un sogno irrealizzabile. Quando questi momenti sono stati più forti, la vicinanza di persone amiche ci hanno fatto capire che non è il caso di stancarsi, ma di continuare a coltivare quel sogno, perché è nel sogno che si realizza la profezia.
In quel fuoco, che arde nel nostro cuore e che a volte fa male, è fare esperienza dell'Amore di quel Padre che ci ha sempre nel cuore e dinanzi ai suoi occhi.


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