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venerdì 26 maggio 2017

Ascensione, la festa del nostro destino


Ascensione del Signore(A)
Atti 1,1-11 • Salmo 46 • Efesini 1,17-23 • Matteo 28,16-20
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra…
Un potere e una forza che Gesù, prima di lasciarci, vuole trasmetter ai suoi per mezzo del suo Spirito: «Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni…» (At 1,8). Quella stessa grandezza e forza di cui parla san Paolo per farci comprendere «qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore» (Ef 1,19).
Forza per vivere, energia per andare, potenza per nuove nascite, perché la nostra vita dipende da una fonte che non viene mai meno; la nostra esistenza è attraversata da una forza più grande di noi, che non si esaurirà mai e che fa la vita più forte delle sue ferite. È il flusso di vita di Cristo, che viene come forza ascensionale verso una vita più luminosa, che ci fa crescere a più libertà, a più consapevolezza, a più amore...
Chi è colui che sale al cielo? Il Dio che ha preso per sé la croce per offrirmi in ogni mio patire scintille di risurrezione, per aprire crepe nei muri delle mie prigioni.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitavano…
Gesù lascia sulla terra il quasi niente: undici uomini impauriti e confusi, un piccolo nucleo di donne coraggiose e fedeli, che lo hanno seguito per tre anni, non hanno capito molto ma lo hanno molto amato e non lo dimenticheranno. E proprio a questi, che dubitano ancora, alla nostra fragilità affida il mondo e il vangelo. Con un atto di enorme fiducia: crede che noi riusciremo ad essere lievito e forse perfino fuoco, riusciremo a contagiare di Vangelo coloro che ci sono affidati.

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli
Andate dunque. Quel «dunque»…. Gesù non dice: ho il potere e dunque faccio questo e quest'altro. Ma dice: io ho ogni potere e dunque voi fate.
Quel dunque è bellissimo: per Gesù è ovvio che ogni cosa sua sia nostra! Tutto: la sua vita, la sua morte, la sua forza è per noi! Siamo al centro di un amore senza ragione. Non il peccato dell'uomo ma l'amore per l'uomo spiega Gesù.
E se dicessi anch'io ogni tanto frasi illogiche, come quel «dunque», perché scritte secondo la sintassi dell'amore? Se dicessi: questo mese ho guadagnato di più, dunque quella famiglia in difficoltà che abita accanto potrà pagarsi l'affitto. Se dicessi: oggi ho del tempo libero, dunque posso far riposare mia moglie… Allora capisco dove si trova quel cielo di Dio di cui siamo "cittadini": in quelle isole, in quelle oasi, dove la gente parla la lingua dell'amore.
Fate discepoli tutti i popoli... Non un arruolamento di devoti… ma un contagio, un'epidemia d'amore sparsa sulla terra: "Andate, profumate di cielo le vite che incontrate, insegnate ad amare, immergete le persone nella vita di Dio".

Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo
Le ultime parole di Gesù, da custodire come un tesoro… Ecco cos'è l'ascensione: non un salire in cielo come si sale una scala; non un andare lontano, come nelle nostre rappresentazioni spaziali. In un modo meraviglioso e inspiegabile l'infinitamente "oltre" di Dio viene ad abitare l'infinitamente piccolo: Gesù, al di sopra delle creature e in tutte le creature, come pienezza di vita.

Battezzate e insegnate tutto ciò che vi ho comandato…
Ascensione è la festa del nostro destino che si intreccia con la nostra missione: «Battezzate e insegnate a vivere ciò che ho comandato».
«Battezzare» non significa versare un po' d'acqua sul capo delle persone, ma immergere! "Immergete ogni uomo in Dio, fatelo entrare, che si lasci sommergere dentro la vita di Dio, in quella sua linfa vitale".

(spunti da Ermes Ronchi)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Io sono con voi tutti i giorni (Mt 28,20)
(vai al testo…)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19) - (01/06/2014)
(vai al testo…)
 Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19) - (05/06/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Fare di ogni persona un discepolo (30/05/2014)

Commenti alla Parola:
  di Cettina Militello (VP 4.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 4.2014)
  di Marinella Perroni (VP 5.2011)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Stefano Pachì)


mercoledì 24 maggio 2017

Il volto femminile della diaconia


Mario D'Elia, diacono permanente della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi (BA), sposato con Anna, ordinato diacono da don Tonino Bello nel 1993, ha pubblicato diversi libi sul diaconato e la diaconia.
L'ultimo del 2016, Il volto femminile della diaconia (Ed. Insieme).

Nella presentazione del volume si legge:
Sempre, nella storia degli uomini, Dio ha chiamato uomini e donne "secondo il suo cuore" (At 13,22; Rm 8,28) ad essere suoi collaboratori nell'ordine della salvezza.
Egli, pur potendo compiere in solitaria tutta l'opera di Redenzione, nella sua grande libertà, ha scelto la strada della collaborazione, nella consapevolezza della fragilità a cui esponeva la sua opera.
Il Suo coraggio è stato premiato. I chiamati, tra gioie e sofferenze, hanno non solo risposto, ma perseverato nell'opera, pur vivendo la loro esistenza nella ostilità e nella paura.
In ognuno di essi "è Dio infatti che .suscita il valere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni" (Fil 2, 13).



Il volume, Il volto femminile della diaconia, traccia il profilo di alcune donne che con la loro bellezza, con la loro fragilità e con la loro fede, con prudenza e saggezza, e con l'abilità nell'uso della loro femminilità hanno condizionato, come potrebbe sembrare da una lettura superficiale, le scelte dei loro sposi modificando il corso della storia.
Ma tutto questo era nei piani di Dio che, con il loro aiuto, non si lascia imprigionare dalle rigide regole degli uomini. Dio, infatti, ama scegliere i suoi servi secondo il suo cuore e non secondo l'ordine stabilito dagli uomini.
Eva, Sara, Rebecca, Rachele, Rut, l'anonima Samaritana, Maria di Magdala sono solo alcune di queste donne il cui denominatore comune è stato il pronunciare quell' "eccomi" capace di farle grandi al cospetto di Dio e degli uomini.
Collaboratrici a tutto campo, a loro il Risorto affida il compito di annunciare la Resurrezione rendendole così apostole dell'umanità.





Altre pubblicazioni:




DIACONI Dono di Dio all'umanità. Genesi, decadimento, ripristino (Ed. Insieme, 2014)
Il ruolo del diaconato permanente in chiave biblica. Una lettura innovativa.
Diaconi: Genesi, decadimento, ripristino, nel quale partendo da Gesù, mette in evidenza il volto nuovo dei servi di Dio che Gesù ha pensato per loro.
Essi infatti non saranno più solo "chiamati" e "inviati", ma anche "collaboratori" dell'opera di salvezza, affidando loro compiti nuovi all'interno della Chiesa.









DIACONI L'uomo, la vita, il ministero nella Scrittura (Ed. Insieme,2015)
Se la testimonianza rende credibile il cristiano, il servizio rende credibile il diacono. La Chiesa gli chiede di seguire Gesù, che "è venuto per servire e non per essere servito". Evangelizzazione, liturgia e carità, i principali ambiti operativi. Ma la ricerca dell'autore è particolarmente orientata a riscoprire il fondamento biblico del diaconato, riletto attraverso il ministero più che ventennale.
In appendice, l'omelia pronunciata dal vescovo Tonino Bello – grande promotore del diaconato permanente – durante il rito di ordinazione di Mario D'Elia.



A questo proposito rimando al testo dell'omelia di don Tonino Bello, riportata nel mio sito di testi e documenti.
Vedi anche il post Uomini di frontiera… (12/01/2015).

venerdì 19 maggio 2017

Il sogno di Gesù: abitare la mia vita


6a domenica di Pasqua (A)
Atti 8,5-8.14-17 • Salmo 65 • 1 Pietro 3,15-18 • Giovanni 14,15-21
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Se mi amate osserverete i miei comandamenti
Tutto comincia con una parola carica di delicatezza e di rispetto: se mi amate... "Se": un punto di partenza così umile, così libero, così fiducioso. Non si tratta di una ingiunzione (dovete osservare) ma di una constatazione: se amate, entrerete in un mondo nuovo. Quando si ama, lo sappiamo per esperienza, tutte le azioni si caricano di gioiosa forza, di calore nuovo, di intensità inattesa.
Osserverete i miei comandamenti. Miei non tanto perché prescritti da me, ma perché da me vissuti, perché riassumono me e tutta la mia vita: Se mi amate, vivrete come me! Cristo abita così i miei pensieri, le mie azioni, le mie parole e li cambia. E si comincia a prendere quel suo sapore di libertà, di pace, di perdono, che è la bellezza del suo vivere.

Non vi lascerò orfani: verrò da voi… perché io vivo e voi vivrete
Orfani non lo siete ora e non lo sarete mai: mai orfani, mai abbandonati, mai separati. La presenza di Cristo non è da conquistare, non è da raggiungere, non è lontana. È già data, è dentro, è indissolubile, sorgente zampillante che non verrà mai meno.

Io nel Padre, voi in me, io in voi
Uno diventa ciò che lo abita! Gesù cerca spazi, spazi nel cuore, spazi di relazione. Cerca amore. E il Vangelo racconta la passione di unirsi di Gesù a me: Io nel Padre, voi in me, io in voi.
Dentro, immersi, uniti, intimi. Tralcio unito alla madre vite, raggio nel sole, scintilla nel grande braciere della vita. Gesù ribadisce che l'amore suo è passione di unirsi a me. E questo mi conforta: che io sia amato dipende da Lui, non da me; l'uomo può anche dire di no a Dio, ma Dio non può dire di no all'uomo. Io posso negarlo, lui non potrà mai rinnegare me!
Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui.

(spunti da Ermes Ronchi)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti (Gv 14,15)
(vai al testo…)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Chi ama me, sarà amato dal Padre mio (GV 14,21) - (25/05/2014)
(vai al testo…)
 Chi ama me, sarà amato dal Padre mio (GV 14,21) - (29/05/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La consolante promessa di Gesù (21/05/2014)

Commenti alla Parola:
  di Cettina Militello (VP 4.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 4.2014)
  di Marinella Perroni (VP 4.2011)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Stefano Pachì)


giovedì 18 maggio 2017

Ascolto obbediente del discepolo


Nel numero 202 della Rivista Il Diaconato in Italia è pubblicato, nella rubrica "Testimonianze", un mio intervento dal titolo "Ascolto obbediente del discepolo".
Riporto qui di seguito l'intero articolo.


Il vescovo, nel rito dell'ordinazione, consegnandomi il libro del vangelo, mi ha detto: «Ricevi il vangelo di Cristo del quale sei diventato l'annunziatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni». Mi porto queste parole impresse nella mente e nel cuore, quasi un sigillo che esprime sempre, in ogni momento della mia vita, il mio dover essere: soprattutto quel «vivi ciò che insegni».
Sono stato ordinato diacono a 45 anni, dopo diversi anni di matrimonio ed un impegno serio fin dalla fanciullezza a tradurre nella mia vita quotidiana la bellezza del vangelo.
Ho avuto la grazia di poter sperimentare sempre di più col crescere dell'età che il rapporto con Dio è un rapporto personale, un "a tu per tu".
Seguire Gesù, dovunque mi avesse voluto, è stata per me l'unica cosa che ho desiderato fare nella vita: tutte le varie "vicissitudini" che mi è capitato di vivere non hanno fatto altro che metter in primo piano l'unica cosa essenziale: Dio, la scelta di Lui prima di ogni altra cosa o persona. I "vestiti", se così si può dire, che alla sequela di Gesù nel corso della vita ho indossato, cioè le situazioni concrete in cui mi sono trovato a vivere, sono stati i vari modi con cui mi veniva chiesto di rendere visibile concretamente questo mio stare con Lui, in una determinata forma o in un'altra. E l'inevitabile dolore, determinatosi ad ogni cambio di "vestito", mi ha radicato sempre di più in ciò che "non passa". Mi ritornano alla mente le parole di una canzone dei tempi della mia giovinezza: «Metto e rimetto una veste come in un gioco d'amore ... So già che Tu vincerai, solo m'importa d'amare».
Stare con Gesù significava per me conoscerlo, sapere tutto di Lui. È stata cura costante della mia vita accogliere le sue Parole come parole che hanno in sé la Vita, che mi danno il senso delle cose; soprattutto avere la coscienza che le parole della persona amata entrano profondamente nell'intimo e ti marcano nel profondo: in un certo senso parli e ragioni con le parole dell'Altro, e cerco di vivere di conseguenza.
Ormai ho imparato, certamente perché Qualcuno mi dà la forza, a non stare a vedere se riesco o non riesco a mettere bene in pratica le parole del vangelo, ma piuttosto a non distogliere lo sguardo dalla Persona che ha pronunciato quelle parole, a guardarla negli occhi e a fidarmi ciecamente di Lei, perché è più importante "stare" con Gesù che imparare bene la "lezione" ed avere il cuore altrove. Allora, nei momenti opportuni, è una gioia ed una scoperta anche intellettuale che riempie l'anima di gratitudine approfondire anche nello studio quello che cerco di vivere nella mia vita quotidiana.
Questo approccio "esistenziale" con la Parola di Dio mi ha fatto capire che avrei dovuto "imparare" con la vita tutte le parole del vangelo, ad una ad una, quasi una quotidiana comunione con Colui che è presente e nell'Eucaristia e nella sua Parola. La fede e l'esperienza mi hanno insegnato che come basta un frammento di ostia santa per cibarmi di "tutto" Gesù, così ogni parola del vangelo contiene "tutto" Gesù: viverne una alla volta significa cibarmi di "tutto" Gesù e sperimentare così tutta la sua presenza in me, nella mia vita. È un esercizio che dà i suoi frutti: mi spinge ad "appropriarmi" di ogni parola e mi rende credibile alle persone alle quali sono mandato o con le quali vivo o lavoro: ciò contribuisce ad un sempre rinnovato cambio di mentalità e mi unifica interiormente cercando di dare risposta alla menzogna esistenziale tra il predicato e il vissuto.
Prendere ogni giorno una Parola e cercare di viverla è anche un esercizio ascetico (che preferisco ad altri che non vado a cercare), più consono al mio stile di vita in mezzo al mondo, perché essere paziente, ad esempio, o misericordioso o puro... o accogliere l'altro, chiunque esso sia, è anche "penitenza", "croce": ma ad ogni "affanno", "ecco subito la gioia", l'interiore risposta di Colui che mi ha scelto. E scopro con sorpresa che, alla fine, tutte le varie parole del vangelo, diverse magari una dall'altra, mi fanno sperimentare una cosa sola, l'unione con Dio. Scopro che ciascuna di esse, nella loro essenza, sono Amore: se amo mi devo annullare, se amo sperimento l'unità, che è il Paradiso!
Questa esperienza diventa visibile quando posso comunicare ad altri la vita che nasce dalla Parola. La prima palestra è la famiglia, innanzitutto con mia moglie Chiara. Insieme ci confrontiamo quotidianamente, sforzandoci di andare al di là dei nostri limiti, perché la forza della nostra unità nasce da questa comunione con la Parola vissuta e comunicata, con semplicità, nella gioia e nel dolore, nelle delusioni che la nostra vocazione ecclesiale comporta e nella gratitudine per aver ricevuto un dono così grande, sperimentando così che l'essere "una sola carne" è essere "uno" in Gesù che ci ha uniti e come tali ci vede.
È straordinario constatare come le persone si accorgano se nella mia vita di diacono, nelle parole che dico, nelle omelie che faccio, è presente la persona di mia moglie; se la mia vita evangelica che cerco di trasmettere non è solo mia, ma è frutto della nostra unità. Sperimentiamo così la bellezza della famiglia diaconale, che sentiamo speciale, perché, famiglia come tutte le altre, è però al servizio del mondo sacerdotale, per il legame profondo che attraverso il marito diacono ha con il sacramento dell'ordine.
I frutti di questo stile di vita li posso anche cogliere nella vita in seno alla comunità parrocchiale che sono chiamato a servire. Sono stupito da come le persone siano sensibili ad un approccio alla vita del vangelo che coinvolga la loro vita quotidiana. Sentono che, prima di ogni attività nell'impegno della parrocchia, quello che vale è non venir mai meno a questo rapporto con la Parola, che insieme proponiamo a tutti, ma che primariamente cerchiamo di attuare tra noi, tra le persone più sensibili, comunicandocene i frutti che essa produce.
Senza accorgerci, soprattutto in certi momenti nei quali siamo più sensibili alle cose dello spirito, ci ritroviamo a sperimentare quel senso di famiglia che la Parola produce e che l'Eucaristia consolida. E questo è lievito che contagia.
Nella mia vita lavorativa (ora sono in pensione) ho fatto l'esperienza di quanto importante sia la testimonianza prima ancora della parola, di qualsiasi parola.
Emblematica per me è stata una volta l'esperienza con un collega, non tanto praticante, che la domenica del Corpus Domini mi ha visto in processione accanto al vescovo. L'indomani sul lavoro mi ha fatto notare, quasi compiaciuto (e questo mi ha sorpreso), di avermi visto in processione. Non ne abbiamo più parlato per parecchio tempo, continuando però a mantenere, come sempre, buoni rapporti sul lavoro. Un giorno questo collega viene ricoverato all'ospedale per un male serio. Io vado a trovarlo. Appena mi vede, si alza dal letto, lascia la moglie nella camera e, prendendomi sotto braccio, mentre camminiamo lungo il corridoio, mi racconta di sé: sono momenti profondi e preziosi. Alcuni giorni dopo vengo a sapere che è morto.
Ho capito allora che dietro ad ogni incontro si manifesta sempre l'amore di Dio per ciascuno di noi e che l'attenzione al prossimo deve essere tale da far sì che nessuno ci sfiori invano.
Sperimento ogni giorno che accogliere in me la Parola è come essere scorzato nel vivo del mio "io". Su questa "parte viva" è possibile fare l'esperienza di essere innestati nella Persona di Gesù e facilitare l'opera dello Spirito all'unità con i fratelli con i quali desidero condividere questa vita evangelica. Nella comunione eucaristica questo diventa realtà, fatti figli nel Figlio. Ed in tutta verità, per una grazia che viene dall'Alto, posso rivolgermi al Padre con le stesse parole di Gesù: «Padre, che tutti siano una cosa sola, come io e te».

venerdì 12 maggio 2017

Gesù, la strada che ci porta a Dio:
 Guardare Gesù è capire Dio!


5a domenica di Pasqua (A)
Atti 6,1-7 • Salmo 32 • 1 Pietro 2,4-9 • Giovanni 14,1-12
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me
Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fiducia. L'invito del Maestro ad assumere questi due atteggiamenti vitali a fondamento del nostro rapporto di fede: un «no» gridato alla paura e un «sì» consegnato alla fiducia. Parole primarie del nostro rapporto con Dio e con la vita, quelle che devono venirci incontro appena aperti gli occhi, ogni mattina: scacciare la paura, avere fiducia.
Avere fiducia (negli altri, nel mondo, nel futuro) è atto umano, vitale, che tende alla vita. Senza la fiducia non si può essere umani. Senza la fede in qualcuno non è possibile vivere. Io vivo perché mi fido. È in questo atto umano che la mia fede in Dio trova respiro.

Io sono la via la verità e la vita
Tre parole immense, che nessuna spiegazione può esaurire.
Io sono la via: la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri; una via davanti alla quale non si erge un muro o uno sbarramento, ma orizzonti aperti. Sono la strada che non si smarrisce, ma va verso la storia più ambiziosa del mondo, il sogno più grandioso mai sognato, la conquista - per tutti - di amore e libertà, di bellezza e di comunione: con Dio, con il cosmo, con l'uomo.
Io sono la verità: non in una dottrina, né in un libro, né in una legge migliori delle altre, ma in un «io» sta la verità, in Gesù, venuto a mostrarci il vero volto dell'uomo e il volto d'amore del Padre. Il cristianesimo non è un sistema di pensiero o di riti, ma una storia e una vita.
Io sono la vita. Gesù è la vita: "io faccio vivere!". La mia vita si spiega con la vita di Dio. Nella mia esistenza più Dio, più Vangelo entra nella mia vita, più io sono vivo. Nel cuore, nella mente, nel corpo. E si oppone alla pulsione di morte, alla distruttività che nutriamo dentro di noi con le nostre paure, alla sterilità di una vita inutile.

Mostraci il Padre… Chi ha visto me ha visto il Padre
Infine interviene Filippo: «Mostraci il Padre, e ci basta». È bello che gli Apostoli chiedano, che vogliano capire, come noi. Filippo, chi ha visto me ha visto il Padre.
Guardo Gesù, guardo come vive, come ama, come accoglie, come muore… e capisco Dio e la vita.

(spunti da Ermes Ronchi)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me (Gv 14,1)
(vai al testo…)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Vado a prepararvi un posto (GV 14,2) - (18/05/2014)
(vai al testo…)
 Vado a prepararvi un posto (GV 14,2) - (22/05/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Gesù, l'unica Via (16/05/2014)

Commenti alla Parola:
  di Cettina Militello (VP 4.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 4.2014)
  di Marinella Perroni (VP 4.2011)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Stefano Pachì)

giovedì 11 maggio 2017

Il Diaconato in Italia
 Accogliere la Parola, accogliere e servire l'altro



Il diaconato in Italia n° 202
(gennaio/febbraio 2017)

Accogliere la Parola, accogliere e servire l'altro





ARTICOLI
Accogliere la Parola per accogliere l'altro (Giuseppe Bellia)
La figura dello straniero nella Scrittura (Carlo Maria Martini)
Ascoltare e accogliere la Parola (Giovanni Chifari)
«A quanti l'hanno accolto» (Giuseppe Bellia)
Cosa nasce da una quotidiana familiarità con la Parola? (Andrea Spinelli)
Il dovere sacro dell'ospitalità e la novità dell'accoglienza (Gabriele F. Bentoglio)
Servi inutili (Francesco Giglio)
La parola e la carità (Virginio Colmegna)
Città luogo di accoglienza? (Paola Castorina)
Strumenti di accoglienza (Gaetano Marino)
Non serve un altro Concilio (Paolo Tondelli)
Parola, eucaristia, agape (Enzo Petrolino)
Giovani, fede e discernimento vocazionale (G. C.)
Servo dei poveri: l'identità del diacono (Pasquale Violante)

TESTIMONIANZE
Ascolto obbediente del discepolo (Luigi Vidoni)
Nel mondo dell'istruzione (Piero Meroni)


(Vai ai testi…)


venerdì 5 maggio 2017

Chiamati per nome ad una pienezza di vita


4a domenica di Pasqua (A)
Atti 2,14a. 36-41 • Salmo 22 • 1 Pietro 2,20b-25 • Giovanni 10,1-10
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il buon pastore chiama le sue pecore, ciascuna per nome…
Non l'anonimato del gregge, ma nella sua bocca il mio nome proprio. Io sono un chiamato, con il mio nome unico pronunciato da lui come nessun altro sa fare. Con il mio nome al sicuro nella sua bocca, tutta la mia persona al sicuro con lui.

E le conduce fuori e cammina davanti ad esse…
Le conduce fuori: il nostro non è un Dio dei recinti chiusi ma degli spazi aperti, di liberi pascoli. E cammina davanti ad esse: non un pastore di retroguardie, ma una guida che apre cammini e inventa strade, è davanti e non alle spalle. Non pastore che rimprovera e ammonisce per farsi seguire, ma uno che precede e seduce con il suo andare, che affascina con il suo esempio.
E troveranno pascolo: Gesù promette a chi va con lui un di più di vita, un centuplo di fratelli e case e campi. Promette una vita piena.

Io sono la porta delle pecore…
Cristo è passaggio, apertura, porta spalancata che immette nella terra dell'amore leale, più forte della morte (se uno entra attraverso di me sarà salvato); più forte di tutte le prigioni (entrerà e uscirà), dove si placa tutta la fame e la sete della storia (troverà pascolo).

Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza
Non solo la vita necessaria, non solo la vita indispensabile, non solo quel respiro, quel minimo senza il quale la vita non è vita, ma la vita esuberante, magnifica, eccessiva, vita che dirompe gli argini e sconfina…, che profuma di amore, di libertà e di coraggio.

Pienezza dell'umano è il divino in noi, diventare figli di Dio: i quali non da sangue, non da carne, ma da Dio sono nati (cf. Gv 1,13 ). Diventare consapevoli di ciò che già siamo, figli. E non c'è parola che abbia più vita dentro!
Allora urge cambiare il riferimento di fondo della nostra fede: non è il peccato dell'uomo il movente della storia di Dio con noi, ma l'offerta di una vita piena, elargita in abbondanza.

(spunti da Ermes Ronchi)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Io sono la porta delle pecore (Gv 10,7)
(vai al testo…)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Chiama le sue pecore, ciascuna per nome (GV 10,3) - (11/05/2014)
(vai al testo…)
 Chiama le sue pecore, ciascuna per nome (GV 10,3) - (15/05/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Gesù, l'unico Pastore (9/05/2014)

Commenti alla Parola:
  di Cettina Militello (VP 4.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 4.2014)
  di Marinella Perroni (VP 4.2011)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Stefano Pachì)

giovedì 4 maggio 2017

Mane nobiscum, Domine!




Mane nobiscum, Domine!

Come i due discepoli del Vangelo,
ti imploriamo, Signore Gesù: rimani con noi!
Tu, divino Viandante,
esperto delle nostre strade
e conoscitore del nostro cuore,
non lasciarci prigionieri delle ombre della sera.
Sostienici nella stanchezza,
perdona i nostri peccati,
orienta i nostri passi sulla via del bene.
Benedici i bambini,
i giovani, gli anziani,
le famiglie, in particolare i malati.
Benedici i sacerdoti e le persone consacrate.
Benedici tutta l'umanità.
Nell'Eucaristia ti sei fatto "farmaco d'immortalità":
dacci il gusto di una vita piena,
che ci faccia camminare su questa terra
come pellegrini fiduciosi e gioiosi,
guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine.
Rimani con noi, Signore!
Rimani con noi!

(Giovanni Paolo II, dal Discorso in occasione dell'inizio dell'Anno dell'Eucaristia 2004-2005)


mercoledì 3 maggio 2017

Il Diaconato in Italia – Indice 2017




Il Diaconato in Italia
Periodico bimestrale di animazione per le chiese locali

Indice 2017 (anno 49°)







Titolo dell'annata:
I DIACONI CHIAMATI AD ACCOGLIERE, ASCOLTARE E SERVIRE


Temi monografici:

n° 202 – gennaio/febbraio 2017
Accogliere la Parola, accogliere e servire l'altro

n° 203 – marzo/aprile 2017
Luoghi e forme della diaconia agli ultimi

n° 204 – maggio/giugno 2017
Lo straniero interpella il ministero dei diaconi

n° 205 – luglio/agosto 2017
Diaconi: curarsi di chi ha cura degli altri

n° 206/207 – settembre/dicembre 2017
Diaconi educati all'accoglienza e al servizio dei malati



Vai ai testi…

lunedì 1 maggio 2017

La gioia di una presenza: Gesù, con noi, tutti i giorni…


Parola di vita – Maggio 2017
(Clicca qui per il Video del Commento)

«Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)

Al termine del suo Vangelo, Matteo racconta gli ultimi avvenimenti della vita terrena di Gesù. Egli è risorto ed ha portato a compimento la sua missione: annunciare l'amore rigenerante di Dio per ogni creatura e riaprire la strada verso la fraternità nella storia degli uomini. Per Matteo, Gesù è «il Dio con noi», l'Emmanuele promesso dai profeti, atteso dal popolo di Israele.
Prima di tornare al Padre, Egli raccoglie i discepoli, quelli con i quali aveva condiviso più da vicino la sua missione, ed affida loro di prolungare la sua opera nel tempo.
Un'impresa ardua! Ma Gesù li rassicura: non li lascia soli; anzi: promette di essere con loro ogni giorno, per sostenerli, accompagnarli, incoraggiarli «fino alla fine del mondo».
Con il suo aiuto, saranno testimoni dell'incontro con Lui, della sua parola e dei suoi gesti di accoglienza e misericordia verso tutti, perché tanti altri possano incontrarlo e formare insieme il nuovo popolo di Dio fondato sul comandamento dell'amore.

Potremmo dire che la gioia di Dio è proprio questo stare con me, con te, con noi ogni giorno, fino alla fine della nostra storia personale e della storia dell'umanità.
Ma è così? È davvero possibile incontrarlo?
Egli «è dietro l'angolo, è accanto a me, a te. Si nasconde nel povero, nel disprezzato, nel piccolo, nell'ammalato, in chi chiede consiglio, in chi è privo di libertà. È nel brutto, nell'emarginato… Lo ha detto: "…ho avuto fame e 'mi' avete dato da mangiare…" [1] … Impariamo a scoprirlo lì dove è» [2].
È presente nella sua Parola che, se messa in pratica, rinnova la nostra esistenza; è su ogni punto della terra nell'Eucaristia ed opera anche attraverso i suoi ministri, servitori del suo popolo. È presente quando generiamo concordia intorno a noi [3]; allora la nostra preghiera al Padre è più efficace e troviamo luce per le scelte di ogni giorno.
«Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»: quanta speranza dà questa promessa, che ci incoraggia a cercarlo sul nostro cammino. Apriamo il cuore e le mani all'accoglienza e alla condivisione, personalmente e come comunità: nelle famiglie e nelle chiese, nei luoghi di lavoro e nei momenti di festa, nelle associazioni civili e religiose; incontreremo Gesù e Lui ci stupirà con la gioia e la luce, segni della sua presenza.

Se ogni mattina ci alzeremo pensando: «Oggi voglio scoprire dove Dio vuole incontrarmi!» potremo fare anche noi un'esperienza gioiosa come questa:
«La mamma di mio marito è affezionatissima a suo figlio, fino a esserne gelosa. Un anno fa le è stato diagnosticato un tumore: necessita di cure ed assistenza, che la sua unica figlia non è in grado di darle. In quel periodo, partecipo alla Mariapoli [4] e l'incontro con Dio Amore mi cambia la vita. La prima conseguenza di questa conversione è la decisione di accogliere mia suocera in casa, superando ogni timore. La luce che mi si è accesa in cuore me la fa vedere con occhi nuovi. Ora so che è Gesù che curo e assisto in lei.
Lei ricambia, con mia sorpresa, ogni mio gesto con altrettanto amore.
Trascorrono mesi di sacrifici e, quando mia suocera parte serena per il cielo, lascia pace in tutti.
In quei giorni mi accorgo di essere in attesa di un bimbo, che da nove anni desideriamo! Questo figlio è per noi il segno tangibile dell'amore di Dio» [5].

Letizia Magri

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[1] Cf. Mt 25,35.
[2] Cf. Chiara Lubich, Parola di vita/giugno – Scoprire Dio vicino, CN, 26, [1982],10, p.44.
[3] Cf. Mt 18,20.
[4] Incontro estivo del Movimento dei Focolari.
[5] In "I fioretti di Chiara e dei Focolari", a cura di Doriana Zamboni, Ed. San Paolo 2002, pp.43-44.

Fonte: Città Nuova n. 4/Aprile 2017