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sabato 27 febbraio 2016

La Misericordia di Dio nell'Anno Liturgico
 III settimana di Quaresima


Continuo la meditazione sulla «Misericordia di Dio nel cammino dell'Anno Liturgico», così come l'ho colta nelle riflessioni di fr. Luigi Colombotti ofm, che ha «pensato ad una ricerca della misericordia di Dio nell'Anno Liturgico, tenendo presente i testi che parlano della misericordia, nella Messa e nella Liturgia delle Ore, a partire dalla Solennità dell'Immacolata fino all'ultima settimana dell'Anno Liturgico».




III Settimana di Quaresima

BRAMOSI DI TROVARE MISERICORDIA PER ESSERE MISERICORDIA

La Quaresima avanza ed il contatto con la Parola ed i Santi Padri mentre fanno crescere nei credenti il desiderio di giungere alla Pasqua rinnovati profondamente nello spirito, aumenta anche la consapevolezza della distanza enorme che c'è tra la proposta della Liturgia e la situazione reale della vita. Ci sentiamo quasi smarriti e con il profeta Daniele preghiamo: «Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo, tuo amico,... Ora non abbiamo più né principe, né profeta né capo né olocàusto né sacrificio né oblazione né incenso né luogo per presentarti le primizie e trovare misericordia... Fa' con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia» (Mar/Dn 3,25.34-43).
[…]
La Comunità Cristiana consapevole di dover fare un cammino di rinnovamento nella fede e di purificazione dei peccati per diventare gloria vivente del Dio Vivente, si raduna in santa assemblea, offre il santo sacrificio e prega: L'offerta di questo sacrificio, Signore, ci salvi dai nostri peccati e ci ottenga il dono del tuo amore misericordioso (Mar/Sulle off.). Con l'offerta rituale ci deve essere quella esistenziale che consiste soprattutto nell'offerta dei propri corpi, della propria vita. Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale (Lun/Vesp. Lett. br.).
A questo punto tutta la vita cristiana è un atto di culto spirituale e i cristiani possono dire nella verità: Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide. Questa vittima, dobbiamo accompagnare all'altare di Dio con il decoro delle opere buone tra salmi e inni, ed essa ci impetrerà tutto da Dio (Gio/UL 2 Lett./Tertulliano).
Lì all'altare la Chiesta mentre offre il sacrificio sta in misericordiosa intercessione come è stata anche l'offerta di Cristo. Che cosa si può dire, che cosa si può immaginare di più puro della propria misericordiosa intercessione in favore di coloro che ci fanno soffrire? Avvenne perciò che il sangue del nostro Redentore, versato con crudeltà dai persecutori, fu poi da loro assunto con fede e il Cristo fu da essi annunziato quale Figlio di Dio (Ven/UL 2 Lett./S. Gregorio Magno). E proprio li all'altare la Chiesa vive una meravigliosa sintesi tra culto, preghiera e vita come insegna san Pietro Crisologo. Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola e ricevono vita l'una dall'altra. Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente.
[…]
La sintesi di tutto questo laborioso cammino che conduce alla vera pace ci è proposta dalla stupenda riflessione di san Gregorio Nazianzeno sulla beatitudine della misericordia. […] Afferma la Scrittura: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). La misericordia non ha l'ultimo posto nelle beatitudini. Osserva ancora: Beato l'uomo che ha cura del misero e del povero (cfr. Sal 40,2) e parimenti: Buono è colui che è pietoso e dà in prestito (cfr. Sal 111,5). In un altro luogo si legge ancora: Tutto il giorno il giusto ha compassione e dà in prestito (cfr. Sal 36,26). Conquistiamoci la benedizione, facciamo in modo di essere chiamati comprensivi, cerchiamo di essere benevoli. Neppure la notte sospenda i tuoi doveri di misericordia. Non dire: «Ritornerò indietro e domani ti darò aiuto».[…]
[…]
(vai al testo)

venerdì 26 febbraio 2016

Gesù per primo si è impegnato per me


3a domenica di Quaresima (C)
Esodo 3,1-8a.13-15 • Salmo 102 • 1 Corinzi 10,1-6.10-12 • Luca 13,1-9
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei…?
Che colpa avevano i diciotto uccisi dal crollo della torre di Siloe? E le vittime di terremoti, incidenti, malattie, sono forse più peccatori degli altri? La risposta di Gesù è netta: Non c'è rapporto alcuno tra colpa e disgrazia, tra peccato e sventura. Dice invece: Se non vi convertirete, perirete tutti. Nessuno si salva da solo. È tutta una società che si deve salvare insieme. Non serve fare la conta dei buoni e dei cattivi, bisogna riconoscere che è tutto un mondo che non va.

Se non vi convertirete…
O ci salviamo tutti o periamo tutti: mai come oggi sentiamo attuale questo appello accorato di Gesù. Mai come oggi capiamo che tutto nell'universo è in stretta connessione: se ci sono milioni di poveri senza dignità né istruzione, sarà tutto il mondo ad essere privato del loro contributo; se la natura è sofferente, soffre e muore anche l'uomo.
Dobbiamo fondare vita e società su altre fondamenta che non siano la disonestà e la corruzione, la violenza del più forte, la prepotenza del più ricco.

Padrone lascialo ancora…
Dobbiamo convertirci al comando nuovo e ultimo di Gesù: «amatevi!». Amatevi, altrimenti vi distruggerete. Questa è la sintesi di tutto il vangelo. Diversamente, non ci sarà futuro!
Alla serietà di queste parole fa da contrappunto la fiducia della piccola parabola del fico: il padrone pretende frutti, non li ha da tre anni, farà tagliare l'albero. Invece il contadino sapiente, con il cuore nel futuro, dice: «ancora un anno di cure e gusteremo il frutto».
E la preghiera dall'intimo del cuore al Dio della speranza: Ancora un anno, ancora un giorno, ancora sole, pioggia, cure, perché quest'albero, che sono io, è buono e darà frutto. Gesù, sei tu quel contadino chino su di me, ortolano fiducioso di questo piccolo orto in cui hai seminato così tanto per tirar su così poco. Eppure continui a inviare germi vitali, sole, pioggia, fiducia. Per Te il frutto possibile domani conta più della mia sterilità di oggi. Tu credi in me prima ancora che io dica sì. Ami per primo, ami in perdita, ami senza contraccambio.
Mi consegni un anticipo di fiducia, che mi conforta e mi incalza a maggior impegno, per avere lo stesso tuo sguardo fiducioso verso gli altri…

La fiducia è profetica, realizza ciò che spera. Anche Gesù ha avuto la forza di non voler vedere subito i risultati, li ha soltanto sperati. Si è impegnato a essere credibile senza pretendere di essere creduto. Anche noi faremo così… E ciò che tarda verrà!

(spunti da Ermes Ronchi)


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo (Lc 12,3)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (3/03/2013)
Venne nella sua vigna a cercarvi frutti ( Lc 13,6)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Frutti di conversione (1/03/2013)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 1.2016)
  di Marinella Perroni (VP 2.2013)
  di Claudio Arletti (VP 2.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)


giovedì 25 febbraio 2016

Il diaconato in Italia



Il diaconato in Italia n° 194/195
(settembre/dicembre 2015)

La famiglia del diacono "scuola di umanità"





ATTI DEL XXV CONVEGNO NAZIONALE
Campobasso 5-8 Agosto 2015



Introduzione (Enzo Petrolino)

INTERVENTI
La diaconia volto umano di Dio e dell'uomo (Giuseppe Bellia)
Dal Sinodo sulla famiglia al Convegno ecclesiale di Firenze: cammino di Chiesa (Giancarlo Brunelli)
La famiglia del diacono scuola di umanità (Arturo Aiello)
Maria icona del diacono e della famiglia (Giancarlo Bregantini)
La visione e le aspettative sul diaconato nell'Insegnamento pontificio (Beniamino Stella)
Il cammino del diaconato in Italia e della Comunità (Enzo Petrolino)
Progetto Pro-diaconia (Paolo Beccegato)
Il diacono permanente, un servitore di Cristo (Raniero Cantalamessa)

GRUPPI DI LAVORO
Una famiglia straordinaria (Giorgio Agagliati)
Sintesi dei gruppi delle spose (Omelia Di Simone)

TESTIMONIANZE
La preghiera di una madre (Gian Carlos Di Iorio)
Testimonianza di vita diaconale (Giosué Bonocore e Rosanna Oliviero)
Esperienza missionaria in Perù (Giuseppe Colona)
Le nostre giornate iniziano con la preghiera (Giuseppe Giannelli)
Tre fratelli diaconi (Gabriele, Roberto e Claudio Buccarella)

TAVOLA ROTONDA
Introduzione alla tavola rotonda (Tonino Cantelmi)

MESSAGGIO
Legami profondi e fecondi (Montserrat Martinez)

OMELIE
Le grandi opere del Signore (Beniamino Stella)
La vita del diacono specchio della sua fede (Giancarlo Bregantini)

CONCLUSIONE
Messaggio finale (Enzo Petrolino)

APPENDICE
Per discernere la volontà di Dio. Lectio su Rm 12-15 (Luca Garbinetto)


(Vai ai testi…)



domenica 21 febbraio 2016

Celebrazione del Giubileo dei Diaconi a Roma


Giubileo dei Diaconi
27 maggio 2016 - 29 maggio 2016
Piazza San Pietro

I diaconi e le loro famiglie provenienti da tutto il mondo sono invitati a fare un pellegrinaggio a Roma per partecipare ad un importante incontro in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia. Il Giubileo dei Diaconi è una celebrazione per i diaconi, insieme alle loro mogli e figli, che si terrà a Roma da Venerdì 27 Maggio a Domenica 29 Maggio 2016.
Il motto dell'Anno Santo, Misericordioso come il Padre, che è tratto dal Vangelo di Luca, è un invito a seguire l'esempio misericordioso del Padre che ci chiede di non giudicare o condannare, ma di perdonare e di amare senza misura. Questo incontro mondiale dei diaconi, uomini che per vocazione e ministero sono strettamente legati alle opere di carità nella vita della comunità cristiana, serviranno a dare testimonianza a tutti che "la misericordia è il fondamento stesso della vita della Chiesa" (Papa Francesco, Misericordiae vultus 10).
Il programma dell'evento è pensato per offrire l'opportunità ai partecipanti di riflettere sul ruolo importante del diacono come immagine della misericordia per la promozione della nuova evangelizzazione. Esso offrirà occasioni per l'ascolto, la discussione e la preghiera con il fine di comprendere più a fondo il ruolo del diacono come dispensatore della carità. Ci sarà un momento dedicato al pellegrinaggio personale alle chiese di Roma dedicate a San Lorenzo e, divisi in gruppi linguistici si compirà il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro. Nelle tre chiese giubilari, tutte situate nelle vicinanze di San Pietro, ci sarà la possibilità di partecipare all'Adorazione Eucaristica ed al sacramento della Riconciliazione. Le tre giornate si concluderanno Domenica mattina con la Santa Messa celebrata da Papa Francesco in Piazza San Pietro per i diaconi e le loro famiglie.

Le iscrizioni chiuderanno il 31 marzo 2016.

Programma

Venerdì 27 maggio

Dalle ore 17.00
Incontro tra Diaconi e le loro famiglie
Il Diacono: Immagine della Misericordia per la Promozione della Nuova Evangelizzazione:
1. Nella Famiglia
2. Nella Pastorale
3. Nell'ambiente di Lavoro

Sabato 28 maggio

Dalle ore 8.00 alle ore 14.00
Pellegrinaggio verso la Porta Santa

Dalle ore 8.00 alle ore 16.00
Nelle chiese giubilari: S. Salvatore in Lauro, S. Maria in Vallicella (Chiesa Nuova),
S. Giovanni Battista dei Fiorentini

Adorazione Eucaristica
Sacramento della riconciliazione

Dalle ore 17.00
Catechesi:
Il Diacono: Chiamato a essere dispensatore della Carità nella Comunità Cristiana

Domenica 29 maggio

Ore 10.00
S. Messa con il Santo Padre in Piazza S. Pietro


(fonte: http://www.iubilaeummisericordiae.va)


sabato 20 febbraio 2016

La Misericordia di Dio nell'Anno Liturgico
 II settimana di Quaresima


Continuo la meditazione sulla «Misericordia di Dio nel cammino dell'Anno Liturgico», così come l'ho colta nelle riflessioni di fr. Luigi Colombotti ofm, che ha «pensato ad una ricerca della misericordia di Dio nell'Anno Liturgico, tenendo presente i testi che parlano della misericordia, nella Messa e nella Liturgia delle Ore, a partire dalla Solennità dell'Immacolata fino all'ultima settimana dell'Anno Liturgico».




II Settimana di Quaresima

LA MISERICORDIA DI DIO DISPONE IL GENERE UMANO
IN VISTA DELLA GRANDE SINFONIA DELLA SALVEZZA

La Domenica della Trasfigurazione ha suscitato nei credenti un fascino nuovo per Cristo, misericordia di Dio che sempre perdona, accoglie, serve e ci vuole salvi.
Fin dagli inizi della storia il Signore Dio dispose il genere umano in vista della grande «sinfonia» della salvezza perché fin dalle origini l'uomo è peccatore ed ha bisogno di redenzione. Sant'Ireneo dice che Dio creò l'uomo fin dal principio allo scopo di colmarlo dei suoi doni. Egli, che non ha bisogno di nessuno, concesse la comunione con sé a coloro che avevano bisogno di lui. Per coloro che gli erano graditi disegnò l'edificio della salvezza, come farebbe un architetto. Infine, in favore di coloro che si convertono al Padre, uccise il vitello grasso e donò loro la veste più bella. Così, in varie maniere, dispose il genere umano in vista della grande «sinfonia» della salvezza (Mer/UL 2 Lett.).
Questo disegno lo potremmo chiamare anche la grande sinfonia della misericordia perché ogni gesto che compie per l'uomo è frutto del suo amore.
[…]
Dal profondo della nostra miseria di peccato gridiamo al Signore: Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati: presto ci venga incontro la tua misericordia, perché siamo così poveri! Perdonaci, Signore, nella tua misericordia (Lun/Sal 78). Crediamo nella liberazione di nemici e persecutori esteriori ma soprattutto interiori e facciamo appello confidente al Signore e lo preghiamo dicendo: Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori. Salvami, Signore, per la tua misericordia (Mer/Sal Resp 30). Ed il Signore che sa attendere nella pazienza e nella bontà ci viene in aiuto perché la sua misericordia si estende su ogni creatura (Sal 145,8-9), (Sab/lntr).
Abbiamo già fatto la scelta di una vita santa che si schiude alla lode del Signore ma abbiamo pur sempre bisogno di essere salvati. […] Per questo ci insegna san Giovanni Crisostomo, accostiamoci con cuore sincero e coscienza pura per ottenere grazia e perdono nel tempo opportuno (Lun/UL 2 Lett.).
[…]
Gesù presentava la sua Pasqua come il grande servizio all'umanità e lo proponeva al discepolo come stile di vita quando diceva: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mer/Mt 20,17-28).
Lo stile del servizio sarà anche la caratteristica dei Capi della Comunità cristiana nella quale tutti sono fratelli. Voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato (Mar/Mt 23,1-12).
Al servizio si deve accompagnare la misericordia che esclude il giudicare ed il condannare ed è sempre aperta al perdono. Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati» (Lun/Lc 6,36-38).
[…]
(vai al testo)


venerdì 19 febbraio 2016

Ascoltare e scoprirci "figli"


2a domenica di Quaresima (C)
Genesi 15,5-12.17-18 • Salmo 26 • Filippesi 3,17-4,1 • Luca 9,28b-36
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Il suo volto cambiò d'aspetto
La Trasfigurazione è un'esperienza unica, anzitutto per Gesù: è la "gloria" del Padre che rifulge sul suo volto e su tutta la sua persona. È la "gloria" segreta di Gesù, quella vitalità infinita, quel fascino, che si nascondeva sotto un'umanità comune, e che ora trapela all'esterno, seppure per un attimo. In questo modo il Padre fa sperimentare a Gesù, e fa intravedere ai discepoli, un "assaggio" di quella gloria che possederà per sempre dal mattino di Pasqua.
Il cammino verso Gerusalemme apparentemente si risolverà nel fallimento totale dell'opera di Gesù e nella dispersione dei discepoli. Ma non è questo lo sbocco ultimo e definitivo: il traguardo finale è la vita nuova vittoriosa sulla morte, è la luce della risurrezione.

Maestro, è bello per noi essere qui
L'itinerario quaresimale traccia il nostro impegno quotidiano a seguire Gesù con fedeltà, anche se sofferta: «Molti si comportano da nemici della croce di Cristo… Guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi" (Fil 3,18.17). La Trasfigurazione ci richiama allo sbocco di questo cammino: gioire nella Pasqua col Signore risorto ed essere condotti alla nostra "trasfigurazione". È un rilancio di quella speranza senza complessi, che resiste ad ogni sfida, anche a quella della morte.
Tale attesa non distoglie dal cammino concreto nella storia, dall'impegno di servizio all'uomo. Pietro, come inebriato, vorrebbe "fissare" quel momento di beatitudine. L'estasi è di breve durata e i discepoli si ritrovano col Gesù di tutti i giorni, in viaggio verso Gerusalemme. I cristiani non possono dimorare stabilmente su nessun "Tabor". Il Signore può regalarci, sì, momenti di particolare luce o gioia, ma il cammino ordinario è quello di una fede che si vive nella quotidianità, in compagnia di un Gesù che non sempre ci incanta col suo fascino.

Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!
La fede, vissuta nella quotidianità, ci consente di riconoscere Gesù che ci parla nella Parola e nella Chiesa, che si nasconde e si identifica nei fratelli, soprattutto i più deboli, che è presente in modo speciale nell'Eucaristia, il Gesù "trasfigurato", il Signore risorto. Questa fede ci aiuta a riconoscere la voce del Padre: "ascoltatelo!", accoglietelo come il Messia, che arriva alla gloria attraverso il servizio vissuto fino al dono totale.
La Trasfigurazione non è soltanto un avvenimento futuro, nella vita di Gesù di Nazaret e nella dei suoi discepoli. Questo "evento" è già in atto nella vita del credente in una misteriosa "trasfigurazione", in un rapporto di progressiva assimilazione a Cristo attraverso l'amore. Una trasfigurazione che in certi cristiani più maturi non di rado traspare anche all'esterno. Quando s'incontrano malati che accolgono col sorriso, quando ragazzi e giovani vanno controcorrente e vivono puri in un ambiente inquinato e inquinante, quando persone di ogni età sono capaci di perdonare o decidono di giocare la vita su Gesù, rinunciando all'idolo del denaro, del successo, del potere, del sesso.. tale trasfigurazione è in atto.

Noi cristiani abbiamo un debito nei confronti di chi non crede o è in ricerca: offrire momenti di manifestazione di Dio. Ciò avviene quando il Vangelo pervade la nostra vita e risplende attraverso i gesti e le parole, soprattutto se pratichiamo il comandamento di Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli (che io sono tra voi), se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).
Il custodire nel cuore, lungo la giornata, anche una sola delle parole di Gesù, che abbiamo potuto cogliere nella celebrazione domenicale o leggendo il Vangelo, "trasfigura" a poco a poco il nostro modo di pensare e di agire e rende il nostro volto luminoso, come quello di Gesù, da "figli" del Padre.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Maestro, è bello per noi essere qui (Lc 9,33)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (24/02/2013)
Mentre Gesù pregava il suo volto cambiò di aspetto (Lc 9,29)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Una fede consolidata (22/02/2013)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 1.2016)
  di Marinella Perroni (VP 1.2013)
  di Claudio Arletti (VP 1.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)


mercoledì 17 febbraio 2016

"Ero in carcere e siete venuti a trovarmi" (Mt 25,36)


In questo Anno Giubilare, meditando sulle Opere di Misericordia, ho riletto l'esperienza che l'amico Alfonso Di Nicola, insieme a 30 volontari di "Sempre persona", svolge nel carcere di Rebibbia (Roma).

In un carcere romano: ridare dignità
Tutto inizia da una richiesta di perdono.
«Ero ancora piccolo - racconta Alfonso, classe 1945 - quando mio padre è stato imprigionato ingiustamente. Con mamma andavamo a trovarlo in carcere e seppur in tenera età ho potuto rendermi conto della profonda desolazione dei detenuti: gente senza speranza, senza futuro. E senza dignità. Da allora ho promesso a me stesso che un giorno avrei fatto qualcosa per loro».
Alfonso deve attendere un po' per realizzare il suo sogno. S'iscrive ad un corso di volontariato e ottiene così il permesso di fare delle visite nel carcere di Rebibbia (Roma) che oggi accoglie circa 1.700 detenuti. Scontano condanne le più varie: spaccio di stupefacenti, abusi a sfondo sessuale, crimini di mafia, concussione, omicidio…
Alfonso sa che deve misurarsi con la diffidenza di chi ormai è convinto di aver bruciato ogni chance di riscatto. Tanti infatti rifiutano il suo approccio, ma lui non demorde, convinto che in ciascuno di loro c'è l'immagine di quel Dio che egli aveva scelto come il tutto della sua vita quando da giovane era diventato focolarino. Finalmente uno di loro, Giorgio, detenuto per il coinvolgimento in una rapina finita in tragedia, gli chiede di andare dalla madre per portarle il suo abbraccio e la sua richiesta di perdono. Alfonso va da lei e scopre che è in fin di vita. Questo gesto, così inaspettato ma così tanto atteso, la riconcilia col figlio e col passato. Pochi giorni dopo muore, in pace. Alfonso continua a stare vicino al figlio fino alla sua uscita dal carcere e lo aiuta a reinserirsi nella società. Ora Giorgio ha un lavoro, seppur saltuario, che gli consente di contribuire a mantenere la famiglia con dignità.

Assieme ad altri 30 volontari, Alfonso segue le famiglie di 160 detenuti.
Nelle sue visite ai detenuti, Alfonso si rende conto della stringente necessità che quel filo che li lega al mondo esterno rimanga vivo. Ed ecco il suo prodigarsi perché la relazione con la famiglia, e specialmente con il coniuge, non si interrompa, come pure per dare una mano a quelle famiglie che a causa della detenzione sono piombate in gravi ristrettezze. Per fare tutto ciò occorrono energie, persone, soldi. Lui non si dà tregua e mette a punto un progetto denominato "Sempre persona", ad indicare che seppur in reclusione la dignità non viene mai meno, proprio perché non viene mai meno l'amore di Dio per ogni uomo. Assieme ad altri 30 volontari – genitori, professionisti, ma anche ex carcerati – segue le famiglie di 160 detenuti, portando loro sostegno morale, aiuti alimentari ed economici. Un numero che sale di giorno in giorno. Lo spirito che anima il loro operato è quello tipico del focolare: "essere famiglia" per ciascuno dei carcerati, nella vicinanza e nel sostegno, senza giudicare il loro passato.
Le parole come ascolto, fiducia, fraternità, in carcere rivestono davvero il loro significato. Soprattutto misericordia, atteggiamento che - attestano questi volontari - «agisce sulle persone come una molla che le aiuta a rialzarsi ogni qualvolta sono tentate di lasciarsi andare». Come è accaduto a Roberto, che dopo aver scontato 8 anni di carcere, non trovando accoglienza e lavoro è diventato un barbone. Grazie al Progetto "Sempre Persona" è stato accettato in una piccola struttura di accoglienza, dove può esercitare la sua professione di cuoco, riacquistando così la propria dignità. O come Francesco, che faceva il camionista, ma dopo 4 anni di carcere nessuno gli dava più lavoro e fiducia. Ora fa parte del team di volontari che preparano e consegnano i pacchi per le famiglie dei carcerati.

(fonte: www.focolare.org)

Vedi la presentazione del Progetto "Sempre Persona"




lunedì 15 febbraio 2016

Guardare la Madre…


Mi soffermo anch'io a contemplare in silenzio il volto della Madre, come papa Francesco ci invita all'omelia durante la Messa nella Basilica di Guadalupe, sabato scorso 13 febbraio.
E guardare a Lei e non alle nostre inadeguatezze...




«Guardare la Madre a partire dai nostri dolori, dalle nostre paure, disperazioni, tristezze, e dirle: "Che cosa posso dare io se non sono una persona istruita?". Guardiamo la Madre con occhi che dicono: "Sono tante le situazioni che ci tolgono la forza, che ci fanno sentire che non c'è spazio per la speranza, per il cambiamento, per la trasformazione".

Per questo credo che oggi ci farà bene un po' di silenzio, e guardarla, guardarla molto e con calma, e dirle come fece quell'altro figlio che la amava molto:

"Guardarti semplicemente - Madre -,
tenendo aperto solo lo sguardo;
guardarti tutta senza dirti nulla,
e dirti tutto, muto e riverente.
Non turbare il vento della tua fronte;
solo cullare la mia solitudine violata
nei tuoi occhi di Madre innamorata
e nel tuo nido di terra trasparente.
Le ore precipitano; percossi,
mordono gli uomini stolti l'immondizia
della vita e della morte, con i loro rumori.
Guardarti, Madre; contemplarti appena,
il cuore tacito nella tua tenerezza,
nel tuo casto silenzio di gigli" (Inno liturgico).

E nel silenzio, in questo rimanere a contemplarla, sentire ancora una volta che ci ripete: "Che c'è, figlio mio, il piccolo di tutti? Che cosa rattrista il tuo cuore?". "Non ci sono forse qui io, io che ho l'onore di essere tua madre?"».

sabato 13 febbraio 2016

La Misericordia di Dio nell'Anno Liturgico
 I settimana di Quaresima


Continuo la meditazione sulla «Misericordia di Dio nel cammino dell'Anno Liturgico», così come l'ho colta nelle riflessioni. di fr. Luigi Colombotti ofm, che ha «pensato ad una ricerca della misericordia di Dio nell'Anno Liturgico, tenendo presente i testi che parlano della misericordia, nella Messa e nella Liturgia delle Ore, a partire dalla Solennità dell'Immacolata fino all'ultima settimana dell'Anno Liturgico».





I Settimana di Quaresima

DIO PADRE MISERICORDIOSO E BENIGNO VUOLE FIGLI MISERICORDIOSI

I vari testi che compongono la Liturgia sia delle Ore che eucaristica, guidano la Comunità cristiana alla contemplazione del Padre misericordioso e benigno che forma i suoi figli alla sua stessa misericordia. Diversi sono i modi ed i momenti nei quali Dio mette in atto il suo sguardo di misericordia. Innanzitutto esortandoci a ritornare a Lui che è ricco di benevolenza e si impietosisce: Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura (Mar/L Lett. br.).
Gesù chiede un atteggiamento veramente convertito per celebrare un culto che sia gradito al Padre; donare la pace ad un fratello che ha qualcosa contro di me è un dono e un segno della misericordia stessa di Dio perché anche Dio mi è venuto incontro offrendomi la salvezza prima ancora che io lo cercassi. Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono (Ven/Mt 5,20-26). Questi gesti commuovono Dio il quale si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece (Mer/Gn 3,1-10). […]
Con Gesù ed i Santi Padri la vita santa si costruisce nella carità attraverso uno sguardo misericordioso verso il povero. San Gregorio Nazianzeno ci dice che in questo modo i cristiani imitano la bontà divina. Egli, che è Dio e Signore, si fa chiamare nostro Padre, e noi vorremmo rinnegare i nostri fratelli? Guardiamoci, cari amici, dal diventare cattivi amministratori di quanto ci è stato dato in dono (Lun/UL 2 Lett.). […]
Sant'Aelredo ci insegna il modo per essere in grado di amare i nemici e cioè la dolce considerazione dell'ammirabile pazienza del Cristo sofferente, di Gesù nella sua Passione. Non c'è niente che ci spinga ad amare i nemici, cosa in cui consiste la perfezione dell'amore fraterno, quanto la dolce considerazione di quella ammirabile pazienza per cui egli, «il più bello tra i figli dell'uomo» (Sal 44,3), offrì il suo bel viso agli sputi dei malvagi... e per riposare più perfettamente e soavemente nella gioia della carità fraterna, abbracci di vero amore anche i nemici (Ven/UL 2 Lett.). […]
L'imitazione del Signore Gesù è lo stile nuovo di vita che richiede il nostro essere circoncisi nell'intimo del cuore che nel battesimo ci ha donato la remissione dei peccati. […]
Questo stile di vita mentre ripresenta nella storia la giustizia e la misericordia del Padre ottiene continuamente da Lui il perdono dei nostri peccati. Perciò praticate la giustizia e la fedeltà. Esercitate pietà e misericordia ciascuno verso il suo prossimo. Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi le vostre (Gio/UL Resp. 2 Lett.). Ma soprattutto impegna i cristiani ad essere un capolavoro di carità, di amore fraterno, reciproca stima e degno servizio al Signore. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda (Gio/Vesp. Lett. br.). […]
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venerdì 12 febbraio 2016

La vera forza viene dalla fiducia in Dio


1a domenica di Quaresima (C)
Deuteronomio 26,4-10 • Salmo 90 • Romani 10,8-13 • Luca 4,1-13
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Gesù, guidato dallo Spirito Santo…, tentato dal diavolo
Le tre tentazioni di Gesù nel deserto sono le tentazioni dell'uomo di sempre, non tanto quelle tentazioni di cui si è preoccupato un certo cristianesimo moralistico, non sono quelle (ad esempio quelle che riguardano il comportamento sessuale), ma quelle che vanno a demolire la fede. E c'è un crescendo nelle tre prove descritte dall'evangelista: vanno da me, agli altri, a Dio.

… dì a questa pietra che diventi pane
La prima tentazione: pietre o pane? Una piccola alternativa che Gesù apre. Né di pietre né di solo pane vive l'uomo. Siamo fatti per cose più grandi; il pane è buono, è nel Padre Nostro, è indispensabile, ma più importanti ancora sono altre cose: le creature, gli affetti, le relazioni. È l'invito a non accontentarsi, a non ridurre i nostri sogni a denaro. Non di solo pane vive l'uomo! Il pane è buono, il pane dà vita, ma più vita viene dalla Parola di Dio.

Ti darò il potere… se ti prostrerai in adorazione
Il tentatore poi alza la posta. Da me agli altri: io so come conquistare il potere! Tu ascoltami e ti darò il potere su tutto... È come se il diavolo dicesse a Gesù: Vuoi cambiare il mondo? Allora usa il potere, la forza, occupa i posti chiave. Vuoi salvare il mondo con niente, con l'amore, addirittura con la croce? Sei un illuso! Cosa se ne fa il mondo di un crocifisso in più? Vuoi avere gli uomini dalla tua parte? Assicuragli pane, autorità, spettacolo, allora ti seguiranno! Ma Gesù vuole liberare, non impossessarsi dell'uomo, lui sa che il potere non ha mai liberato nessuno. Il male del mondo non sarà vinto da altro male, ma per una insurrezione dei cuori buoni e giusti.
Il diavolo chiede ubbidienza e offre potere. Fa un commercio, un mercato con l'uomo. Esattamente il contrario di come agisce Dio, che non fa mercato dei suoi doni, ma offre per primo, dà in perdita, senza niente in cambio...

Gettati giù di qui… Gli angeli ti porteranno sulle loro mani
L'ultimo gradino è una sfida aperta a Dio, demolisce la fede facendone l'imitazione: «Chiedi a Dio un miracolo». E ciò che sembra essere il massimo della fede, ne è invece la caricatura: non fiducia in Dio ma ricerca del proprio vantaggio, non amore di Dio ma amore di sé, fino alla sfida. Buttati verranno gli angeli. Gesù risponde «no»: «Io so che Dio è presente, ma a modo suo, non a modo mio. Dio è già in me forza della mia forza». E gli angeli mi sono attorno con occhi di luce. Dio è presente, è vicino, intreccia il suo respiro con il mio. Forse non risponde a tutto ciò che io chiedo, eppure avrò tutto ciò che mi serve. Interviene, ma non con un volo di angeli, bensì con tanta forza quanta ne basta al primo passo.

(spunti da Ermes Ronchi)


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Non di solo pane vivrà l'uomo (Lc 4,4)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (17/02/2013)
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto (Lc 4,1)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Un profondo atto di fede (15/02/2013)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 1.2016)
  di Marinella Perroni (VP 1.2013)
  di Claudio Arletti (VP 1.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)

giovedì 11 febbraio 2016

Giornata del malato
Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria


Mi hanno accompagnato nell'odierna Giornata del malato le parole di papa Francesco, nel suo Messaggio per questa Giornata.
Mi hanno indicato il tipico atteggiamento interiore nel mio accostarmi alle persone malate e sofferenti; atteggiamento che tutti i cristiani devono avere, ma soprattutto coloro che sono chiamati nella comunità ad essere segno sacramentale di questa diaconia.
Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria, che dice ai servitori (ai diaconi), alle nozze di Cana: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5).

«Nella sollecitudine di Maria - scrive il papa - si rispecchia la tenerezza di Dio. E quella stessa tenerezza si fa presente nella vita di tante persone che si trovano accanto ai malati e sanno coglierne i bisogni, anche quelli più impercettibili, perché guardano con occhi pieni di amore. Quante volte una mamma al capezzale del figlio malato, o un figlio che si prende cura del genitore anziano, o un nipote che sta vicino al nonno o alla nonna, mette la sua invocazione nelle mani della Madonna! Per i nostri cari che soffrono a causa della malattia domandiamo in primo luogo la salute; Gesù stesso ha manifestato la presenza del Regno di Dio proprio attraverso le guarigioni: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano» (Mt 11,4-5). Ma l'amore animato dalla fede ci fa chiedere per loro qualcosa di più grande della salute fisica: chiediamo una pace, una serenità della vita che parte dal cuore e che è dono di Dio, frutto dello Spirito Santo che il Padre non nega mai a quanti glielo chiedono con fiducia.
Nella scena di Cana, oltre a Gesù e a sua Madre, ci sono quelli che vengono chiamati i "servitori", che ricevono da Lei questa indicazione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Naturalmente il miracolo avviene per opera di Cristo; tuttavia, Egli vuole servirsi dell'aiuto umano per compiere il prodigio. Avrebbe potuto far apparire direttamente il vino nelle anfore. Ma vuole contare sulla collaborazione umana, e chiede ai servitori di riempirle di acqua. Come è prezioso e gradito a Dio essere servitori degli altri! Questo più di ogni altra cosa ci fa simili a Gesù, il quale «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mc 10,45). Questi personaggi anonimi del Vangelo ci insegnano tanto. Non soltanto obbediscono, ma obbediscono generosamente: riempirono le anfore fino all'orlo (cfr Gv 2,7). Si fidano della Madre, e fanno subito e bene ciò che viene loro richiesto, senza lamentarsi, senza calcoli».
«Nelle nozze di Cana, Maria è la donna premurosa che si accorge di un problema molto importante per gli sposi: è finito il vino, simbolo della gioia della festa. Maria scopre la difficoltà, in un certo senso la fa sua e, con discrezione, agisce prontamente. Non rimane a guardare, e tanto meno si attarda ad esprimere giudizi, ma si rivolge a Gesù e gli presenta il problema così come è: «Non hanno vino» (Gv 2,3). E quando Gesù le fa presente che non è ancora il momento per Lui di rivelarsi (cfr v. 4), dice ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (v. 5). Allora Gesù compie il miracolo, trasformando una grande quantità di acqua in vino, un vino che appare subito il migliore di tutta la festa».

«Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti. Anche noi, sani o malati, possiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze come quell'acqua che riempì le anfore alle nozze di Cana e fu trasformata nel vino più buono».

mercoledì 10 febbraio 2016

Come fossi sua madre


Un invito per meglio vivere l'Anno Santo della Misericordia con un cuore di madre, senza confini.
Dal sito del Centro Chiara Lubich.

(…) "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra" (Gv 8,7). L'ha detta Gesù a coloro che volevano lapidare l'adultera. Il punto centrale dei comandi di Gesù è proprio sempre l'amore. Per questo Egli non vuole che noi cristiani condanniamo: "Non giudicate", ha ammonito infatti, e ha proclamato: "Beati i misericordiosi". Gesù vuole misericordia. Tuttavia dalla sua Parola sembrerebbe di poter dedurre che qualcuno può scagliare la pietra: chi è senza peccato.
Non si tratta certamente di noi, di ciascuno di noi, che siamo peccatori. Ma c'è una creatura senza peccato. Lo sappiamo: è la Madre di Dio. Potrebbe, dunque, Maria scagliare la pietra verso qualcuno che ha errato? E l'ha forse fatto nella sua vita? Noi conosciamo la Mamma nostra. Sappiamo ciò che afferma la Scrittura, ciò che tramanda la Tradizione, quello che è il pensiero del Popolo di Dio nei suoi confronti: Maria è amore verso tutti gli uomini, è misericordia, è avvocata dei più miserabili. È a Lei che cristiani senza numero ricorrono, e son sempre ricorsi, quando hanno avuto l'impressione che la giustizia di Dio li sovrastasse.
Maria non scaglia pietre. Anzi: nessuno come Lei, dopo Gesù, diffonde amore. Diffonde amore. Perché? Perché è Madre. Una madre non sa che amare E l'amore della madre è tipico: ama i propri figli come sé, perché c'è qualcosa di sé, veramente, nei suoi figli. (…) (…) Anche noi possiamo trovare qualcosa di noi stessi negli altri. Dobbiamo, infatti, vedere Gesù sia in noi che nei nostri fratelli. E allora, come ci comporteremo? Ecco: di fronte ad ogni prossimo: in casa, al lavoro, per strada, con quello del quale stiamo parlando, con le persone con cui ci intratteniamo al telefono, con quelli a vantaggio dei quali esplichiamo il nostro lavoro, di fronte ad ognuno, in questi quindici giorni, dobbiamo pensare semplicemente: devo comportarmi come fossi sua madre. E agire di conseguenza. Una madre serve, serve sempre. Una madre scusa, scusa sempre. Una madre spera, spera sempre. "Come fossi sua madre": questo il pensiero che deve dominare nei prossimi giorni. Questo il nostro impegno per esser certi di non scagliare pietre e per poter essere per tutti la presenza di Maria sulla terra.

Chiara Lubich, Rocca di Papa, 3 marzo 1983
Fonte: Centro Chiara Lubich


martedì 9 febbraio 2016

La Misericordia di Dio nell'Anno Liturgico (Quaresima)


All'inizio della Quaresima, mi sono proposto di mettermi «alla scoperta della Misericordia di Dio nel cammino dell'Anno Liturgico», così come l'ho colta nelle riflessioni di fr. Luigi Colombotti ofm. L'autore, infatti, ha «pensato ad una ricerca della misericordia di Dio nell'Anno Liturgico […], tenendo presente i testi che parlano della misericordia, nella Messa e nella Liturgia delle Ore, a partire dalla Solennità dell'Immacolata fino all'ultima settimana dell'Anno Liturgico».
Riporterò quanto vado meditando nel mio sito di testi e documenti.



Tempo di Quaresima - Settimana delle Ceneri

IL PADRE MISERICORDIOSO, CI ACCOMPAGNA NEL CAMMINO QUARESIMALE

La Comunità cristiana inizia la Santa Quaresima prostrandosi in adorazione di Cristo Signore che per noi ha sofferto tentazione e morte, cioè davanti al modello sommo della misericordia di Dio, di Colui che avendo amato i suoi li amò fino alla fine (Gv 13,1). L'adorazione proposta dall'Invitatorio, la sviluppa nel canto del salmo 102 (Mer IV sett/UL), l'inno alla misericordia di Dio riletto alla luce di Lc 1,78: Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, venne a visitarci dall'alto un sole che sorge. Questo versetto contempla il Verbo Incarnato come un dono della misericordia di Dio che è Padre, ha pietà di chi lo teme (UL 2 ant.) e si muove a compassione del suo popolo (Mer, Messa Gl 2,18) e come canta l'Introito delle Ceneri, Tu ami tutte le creature dimentichi i peccati di quanti si convertono e li perdoni, perché tu sei Dio! Dio e Padre che nei confronti di Colui che non aveva conosciuto peccato, lo fece peccato in nostro favore (Mer, Messa 2Cor 5,20-6,2). San Clemente I ci esorta: Teniamo fissi gli occhi sul sangue di Cristo, per comprendere quanto sia prezioso davanti a Dio suo Padre: fu versato per la nostra salvezza e portò al mondo intero la grazia della penitenza. Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti coloro che furono disposti a ritornare a lui (Mer/UL, 2 Lett.).
Se ritorni a Lui con tutto il cuore e ti rinnovi col digiuno, l'elemosina e la preghiera, il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà (Mer, Messa Mt 6,1-6.16-18). Specifica san Leone Magno: A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell'elemosina, la quale sotto il nome unico di «misericordia» abbraccia molte opere buone. Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l'elemosina, ma anche quelli di condizione modesta o povera.
Così disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell'anima
(Gio/UL 2 Lett.).
[…]
Levi alla chiamata di Gesù decise di seguirlo. Ha creduto in Gesù Messia e la misericordia di Dio lo ha trasformato da peccatore in giusto, pronto per essere apostolo del Signore (Sab/Messa/Lc 5,27-32). Egli infatti si è consegnato totalmente a Gesù e si è messo al servizio del regno di Dio. Dice sant'Ireneo: Dio ricerca il servizio degli uomini per avere la possibilità, lui che è buono e misericordioso, di riversare i suoi benefici su quelli che perseverano nel suo servizio. Mentre Dio non ha bisogno di nulla, l'uomo ha bisogno della comunione con Dio. La gloria dell'uomo consiste nel perseverare al servizio di Dio (Sab/UL 2 Lett.).
[…]

(vai al testo)


venerdì 5 febbraio 2016

Sulla tua parola


5a domenica del Tempo ordinario (C)
Isaia 16,1-2a.3-8 • Salmo 137 • 1 Corinzi 15,1-11 • Luca 5,1-11
(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Abbiamo faticato tutta la notte...
È la nostra obiezione di fronte alla proposta di Dio: ci sembra a volte un ordine insensato… non è l'ora adatta…
Gesù, e in lui il Padre, non attua il suo disegno di salvezza senza di noi, anche quando ci sembra di essere rivestiti di debolezza, di fragilità, di peccaminosità… "Sono un uomo dalle labbra impure…", ha obiettato Isaia quando sente la chiamata di Dio (Is 6,5). Ma Lui ci purifica e ci rende "abili" a testimoniare e trasmettere il suo messaggio.
Quando si scopre la propria indegnità, ci si deve scoraggiare? Isaia dice: "Eccomi, manda me" (Is 1,8).
Quindi la propria fragilità, i propri sbagli non sono ragione sufficiente per giustificare il "no" al servizio che lo Spirito, attraverso la comunità, affida ad ogni membro.

Sulla tua parola…
Come Isaia, Pietro fa un atto di fede, di estrema fiducia nelle parole del Maestro. Corre il rischio, sapendo bene che, in caso di insuccesso, si sarebbe esposto al ridicolo e alla presa in giro da parte dei colleghi: la logica umana direbbe di no; la logica divina dice di sì. E Pietro, magari ingenuamente, crede che la parola di Gesù può realizzarsi!
Nella fedeltà all'ascolto della sua parola, Gesù ci educa alla fiducia nella sua missione, a giocare la vita sulla sua parola: "Chi ascolta la mia parola… ha la luce della vita" (cf Gv 5,24); e non sui propri sentimenti o sulle proprie voglie.

Sarai pescatore di uomini…
Ecco la risposta di Gesù!
Nella Bibbia le acque del mare sono simbolo del potere del male, delle forze che portano alla morte. Il "pesce" che deve essere "tirato fuori" è l'umanità intera che rischia di venire inghiottita dallo stravolgimento dei valori: la violenza, l'odio, la guerra, la concorrenza senza scrupoli, la corruzione morale…
Essere pescatori di uomini significa che gli uomini devono essere "presi vivi", come il verbo greco usato da Luca (zogreo) vuole significare: cioè portati alla vita.

Gesù ci educa a guardare i problemi di fondo dell'uomo, a scoprire chi soffre interiormente, chi è lacerato da contraddizioni e bisognoso di conforto e di luce.
È un compito che è affidato a tutta la comunità cristiana, con i ruoli e i ministeri diversi che in essa sono espressione di "servizio", del servizio al Vangelo come logica di vita. Non siamo, infatti, chiamati a dire cose nostre, ma ad annunciare il vangelo tutto intero (cf 1Cor 15,1-11), che ha il suo punto chiave in Gesù morto e risorto, in una logica di "vita" che passa solo per l'amore.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lasciarono tutto e lo seguirono (Lc 5,11)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (11/02/2013)
Sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Al seguito di Gesù, mandati "al largo" (8/02/2013)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 1.2016)
  di Marinella Perroni (VP 1.2013)
  di Claudio Arletti (VP 1.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)