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sabato 11 aprile 2015

Quelle ferite, il punto più alto dell'amore


2a domenica di Pasqua (B)
Atti 4,32-35 • Sal 117 • 1Giovanni 5,1-6 • Giovanni 20,19-31
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

I discepoli erano chiusi in casa per paura dei Giudei
La paura è la paralisi della vita. Ciò che apre il futuro e fa ripartire la vita sono invece gli incontri. Gesù lo sa bene. I suoi sono scappati tutti, l'hanno abbandonato. E tuttavia Gesù viene. È una comunità dove non si può stare bene, porte e finestre sbarrate, dove manca l'aria e si respira dolore. Una comunità chiusa, ripiegata su se stessa, che non si apre, che si sta ammalando. E tuttavia Gesù viene.

Venne Gesù e stette in mezzo a loro
Gesù viene… non al di sopra, non a distanza, ma "viene e sta in mezzo a loro". Non nell'io, non nel tu soltanto, lo Spirito abita nel cuore delle relazioni, è come il terzo tra i due, collante delle vite. Viene e sta in mezzo. Lui, il maestro dei maestri, ci insegna a gestire l'imperfezione delle vite. Il suo metodo non consiste nel riproporre l'ideale perfetto, nel sottolineare la nostra distanza dal progetto, ma nell'avviare processi: a chi sente i morsi della paura, porta in dono la pace; a chi non crede, offre un'altra occasione: guarda tocca metti il dito; a chi non ha accolto il soffio del vento dello Spirito, lui spalanca orizzonti.

Tommaso non era con loro… Se non vedo… non credo
Il metodo umanissimo di Gesù sta nell'indicare il primo passo, perché un primo passo è possibile sempre, per tutti, da qualsiasi situazione. Il gruppo degli apostoli aveva tentato di coinvolgere Tommaso: abbiamo visto il Signore. Ma lui, che era il più libero di tutti, lui che aveva il coraggio di entrare e uscire da quella casa, non ci sta: io non mi accontento di parole. Se lui è vivo, come fate ad essere ancora qui rinchiusi, invece di uscire nel sole del mondo? Se lui è vivo, la nostra vita cambia!

Gesù disse loro: Pace a voi…
Ed ecco Gesù che entra, sta in mezzo, e dice: Pace a voi. Non un augurio, non una promessa, è molto di più, una affermazione: la pace è con voi, è qui, è iniziata; non è merito, è dono. Poi si rivolge a Tommaso: Metti qui il tuo dito. Gesù aveva educato Tommaso alla libertà interiore, a dissentire, l'aveva fatto coraggioso e grande in umanità. Per farlo ancora più grande, gli fa un piccolo rimprovero, ma dolcemente, come si fa con gli amici: non essere incredulo... Gesù rispetta i suoi tempi, e invece di imporsi, si propone: Metti, guarda, tocca.

Quelle ferite, indelebili… l'impronta della gloria di Dio
La risurrezione non ha richiuso i fori dei chiodi, non ha rimarginato le labbra delle ferite. Perché la morte di croce non è un semplice incidente da superare: quelle ferite sono la gloria di Dio, il punto più alto dell'amore, la grande bellezza della storia. Su quel corpo l'amore ha scritto il suo racconto con l'alfabeto delle ferite, le uniche che non ingannano. Indelebili ormai come l'amore stesso.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Abbiamo visto il Signore! ( Gv 20,25)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa a/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (15/04/2012)
Beati quelli che hanno visto e hanno creduto (Gv 20,29)
(vai al testo)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
Misericordia, secondo nome dell'amore (25/04/2014)
La nostra vita con il Risorto (13/04/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi

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