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venerdì 17 aprile 2015

Gesù risorto "apre" mente e cuore


3a domenica di Pasqua (B)
Atti 3,13-19 • Sal 4 • 1Giovanni 2,1-5 • Luca 24,35-48
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
I dubbi persistenti degli apostoli e dei discepoli evidenziano che gli apostoli non erano dei creduloni e, soprattutto, che la fede è una risposta libera a una chiamata.
La "fatica" a credere, prova che Dio agisce in modo discreto, non si impone, non fa violenza alla libertà dell'uomo.

Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho!
Perché questa insistenza sulla "corporeità" del Risorto? I cristiani di allora, imbevuti di idee filosofiche greche, non negavano che dopo la morte si entrasse in una nuova forma di vita, ma che questa era ridotta alla sopravvivenza dell' "anima". Il corpo materiale era considerato una "prigione" per l'anima che aspirava a staccarsi dalla terra e salire verso il cielo. La risurrezione corporea era inconcepibile e, quando venivano riferite apparizioni di morti, si immaginavano ombre, spiriti, fantasmi.
Per questo Luca ricorre a un linguaggio molto "corporeo": i primi discepoli, assicura, hanno toccato il Risorto, hanno mangiato con lui, hanno guardato la sua carne e le sue ossa.
È chiaro che i risorti non riprendono il corpo materiale che hanno nella storia. Il Padre non può aver pensato la morte dell'uomo per dargli poi la stessa forma di vita. Lo introduce in una forma di vita nuova, che non può essere immaginata né verificata, ma può essere colta attraverso i "segni" e vissuta nella fede.
Il Risorto, come afferma Luca, non è un fantasma, ma lo stesso Gesù che i discepoli hanno toccato con le loro mani e con il quale hanno mangiato. Gesù ha cambiato aspetto, è "trasfigurato", ma non è un'altra persona. Conserva la sua capacità di rapportarsi con gli altri, di comunicare il suo amore, anche se il suo "corpo" è diverso dal nostro. Dice Paolo: è un "corpo spirituale" (1Cor 15,44).

Avete qui qualche cosa da mangiare?
Gesù risorto ha un "corpo" che gli permette di continuare a mangiare e bere con noi, a prendere parte alle nostre speranze e alle nostre delusioni, alle nostre gioie e ai nostri dolori. Non è irraggiungibile, non è uno spirito lontano dalla nostra realtà.
E non è l'unico risorto, è il "primogenito" di coloro che risuscitano dai morti (cf Col 1,18). Ciò che è accaduto a lui, si ripete in ogni discepolo. Al momento della morte l'uomo nella sua interezza entra trasfigurato nel "mondo" di Dio.
In questa luce si comprende l'invito del Risorto a guardare le sue mani e i suoi piedi, segno di una vita spesa per amore. Anche da risorto, il corpo di Gesù conserva i segni del dono totale di sé.
Anche il cristiano può essere riconosciuto dai "segni" dell'amore. Con Paolo può gloriarsi: «Porto le stigmate di Gesù nel mio corpo» (Gal 6,17).

Aprì loro la mente per comprendere le Scritture.
Come fare oggi l'esperienza del Risorto? Aprire il cuore all' "intelligenza" delle Scritture: attraverso la Parola Gesù continua a mostrare ai suoi discepoli i segni del suo amore.
«Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati»: l'annuncio della risurrezione è efficace e credibile solo se i discepoli possono mostrare agli uomini mani e piedi segnati da opere di amore.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Toccatemi e guardate (Lc 24,39)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa a/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (22/04/2012)
Di questo voi siete testimoni (Lc 24,48)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Suoi testimoni! (20/04/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi

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