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sabato 7 febbraio 2015

Il dono più grande: il Vangelo


5a domenica del Tempo ordinario (B)
Giobbe 7,1-4.6-7 • Sal 146 • 1 Corinzi 9,16-19.22-23 • Marco 1,29-39
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia
C'è un'apparente contraddizione nel brano di Vangelo odierno: Gesù, da una parte, compie miracoli e guarigioni e, dall'altra, quando i discepoli vengono a prenderlo per riportarlo tra la folla, risponde: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!» (Mc 1,38).
Gesù concentra la sua missione nel "predicare", nell'annunciare il regno di Dio, come abbiamo sentito due domeniche fa: «Il regno di Dio è vicino... credete al Vangelo» (Mc 1,15).
In questa logica che senso hanno allora i miracoli? E perché Gesù prende le distanze da chi lo cerca per i miracoli?
È sorprendente per la folla il "modo" con cui Gesù predica: «insegnava loro come uno che ha autorità» (Mc 1,22), così è sbalorditivo anche il "modo" con cui compie i miracoli: «comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!» (Mc 1,27). Gesù, nel guarire o nel cacciare i demoni, non fa uso di esorcismi lunghi, strani, pieni di formule e gesti magici, ma si impone semplicemente con la sua parola, il suo comando. Ed è per questo che la folla si meraviglia.
Anche nel brano di oggi (cf Mc 1,29-39) si parla della guarigione della suocera di Pietro: il Vangelo dice con tutta semplicità: «Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano». Il verbo greco andrebbe tradotto letteralmente "la sollevò" ed evoca, nel linguaggio evangelico, la risurrezione di Gesù e la vita nuova che dona il Battesimo. Il racconto della guarigione termina dicendo che «ella li serviva». È questa la vera risurrezione, l'autentica guarigione che Gesù vuole operare: renderci come Lui, che «non è venuto per farsi servire, ma per servire» fino al punto di dare la sua vita (cf Mc 10,45). Ed è per questo che la rivelazione più profonda di chi è Gesù e di chi è Dio avviene sulla croce, che è il culmine non tanto del dolore, ma dell'amore.
I miracoli vanno letti in questa luce: non sono tanto dei gesti compiuti per stupire o per convincere, e nemmeno dei puri segni di attenzione a chi ne ha bisogno, ma sono delle "parole" speciali, non verbali, con cui Gesù comunica se stesso e il messaggio di vita che egli porta.
Rientrano nella logica del far scoprire il Regno di Dio, un regno che passa per strade diverse da quelle che sovente gli uomini si attendono: non eliminano perciò la logica della fede, ma la richiedono. E la logica della fede è una logica d'amore: non è su ragionamenti, su dimostrazioni, su dottrine o norme che si concentra la fede, ma sulla persona di Gesù. Lui si fa conoscere a chi lo ama, a chi vive la sua parola.
I miracoli, stranamente, anticipano quanto avverrà al momento della croce: Gesù non si è autoescluso da questo momento, ma ci ha fatto vedere che c'è qualcosa più forte del dolore e della morte stessa, che è l'amore del Padre. Il miracolo diventa segno di questa vittoria di Dio presente là dove l'amore è vissuto in pienezza come l'ha vissuto Gesù. La logica della croce non è eliminabile, perché non si può eliminare la logica dell'amore, che richiede sempre, in ogni circostanza, il superamento dell'egoismo e dell'individualismo per mettersi nella strada del servizio e della gratuità.
Il miracolo, in questo senso, indica che la liberazione che l'amore di Dio porta nella nostra vita è completa, riguarda tutta la persona, nel suo aspetto corporale e spirituale.
La "fuga" di Gesù ha proprio il senso di non stravolgere il significato profondo del suo intervento: se ti guarisco, sembra dire Gesù, non è semplicemente per darti un corpo più sano, ma per renderti persona "salvata": persona capace di entrare nella logica di Dio stesso.
In questa luce è profondamente indicativo che Gesù si ritiri per "pregare": non è semplice atto di ossequio al Padre, ma rimettere in consonanza la propria vita con chi ne è la ragione profonda.
Se Gesù dice che è venuto per "predicare", allora la preghiera non è puramente la richiesta di qualcosa o catturare il favore di Dio, ma il momento che ci immerge nella sua parola per farne la linea di vita della nostra esistenza.



Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Guarì molti affetti da varie malattie (Mc 1,34)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa a/r per A5)


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (5/02/2012)
Guarì molti e scacciò molti demoni (Mc 1,34)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Manifestazione "umana" dell'amore divino (3/02/2012)

Commenti alla Parola:
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Enzo Bianchi




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