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venerdì 27 giugno 2014

Testimonianza di fede e di amore


Ss. Apostoli Pietro e Paolo

Appunti per l'omelia

La Chiesa unisce in un'unica solennità il ricordo dei santi apostoli Pietro e Paolo, uniti nella professione di fede e nella testimonianza del loro martirio.
Dice Gesù a Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa… A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16, 18-19).
Quella della pietra è una immagine comune, utilizzata sia per indicare saldezza e stabilità sia per suggerire l'idea dell'edificio. Nella Scrittura è usata per indicare il Signore come fondamento sicuro del suo popolo: su di lui possono sempre contare Israele e ogni credente. Il Signore è la pietra, la rupe, la roccia su cui il popolo si appoggia per vivere sicuro e per rimanere saldo nella fedeltà, anche in mezzo a prove e pericoli.
Gesù, che attribuisce l'immagine a se stesso quale pietra scartata, divenuta testata d'angolo (cf Mt 21,42), la applica a Simone, figlio di Giovanni, al quale cambia appunto il nome in "Cefa", cioè pietra, roccia, sulla quale egli intende edificare la "sua" Chiesa.
Sì, la "sua" Chiesa, cioè di Cristo: gli appartiene, non la consegna ad alcuno, la custodisce con la potenza del suo Spirito, perché le forze del male non prevalgano. E garantisce lui per la Chiesa. A Simon Pietro, tuttavia, affida il compito di essere segno visibile di unità nella fede e nella carità.
Una testimonianza di fede nella sofferenza e nella prova. Come sarà peraltro anche per Paolo: la stessa fede di Pietro e dei Dodici, alla quale si unisce anche Paolo: «Per me vivere è Cristo!» (Fil 2.21).
Una fede che contiene l'affidamento a Pietro della cura della Chiesa, missione che viene condivisa, pur rispettando lo specifico di Pietro, dagli altri apostoli, fino a Paolo e ai loro successori e collaboratori.
Ma la fede in Cristo, che non può mai essere data per scontata, ha bisogno di essere continuamente verificata, alimentata, tradotta in scelte concrete di vita, per essere testimoniata e annunziata.
Il brano di Matteo (Mt 16,13-19) mette in luce un aspetto della fede cristiana, racchiuso nell'interrogativo di Gesù: «Ma voi chi dite che io sia?», che è come dire: "Chi sono io per voi, per te?". Una domanda che esige una risposta personale e chiede che se ne valutino le conseguenze: "Chi è Gesù per me? Quanto è entrato nella mia vita? Come orienta i miei pensieri, le mie decisioni, le mie scelte?": «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Una dichiarazione di questo genere deve cambiare radicalmente la vita, altrimenti resta concretamente, pur nella sua grandezza e pregnanza, un vuoto suono di parole. Lo stesso Pietro comprenderà soltanto successivamente la portata della sua dichiarazione, dopo essere passato attraverso l'esperienza del tradimento ed essere stato coinvolto nel mistero della passione e della risurrezione di Gesù. La Pasqua del Signore sarà l'evento decisivo e determinante. Le parole si possono facilmente disperdere e cambiare, ma, se entrano nella vita, questa testimonia per loro. L'apostolo Paolo arriva ad affermare: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Per questo, facendo un bilancio della sua vita di credente e di apostolo e nella prospettiva dell'incontro definitivo e beatificante con il Signore, può scrivere con tutta umiltà e sicurezza: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede» (2Tm 4,7).
E Pietro, dopo la risurrezione di Gesù, non sarà più interrogato sulla fede, ma sull'amore: «Mi ami tu?» e sarà nuovamente invitato a seguire il Maestro (cf Gv 21,15-19). Pietro in quel frangente sta comprendendo che credere in Gesù significa seguirlo lungo la via della croce, fino al martirio.
Ed è sorprendente che Gesù, nonostante tutto, continui a dire a Simon Pietro che si fida di lui, che su di lui intende fondare la sua chiesa. È incredibile come il Signore scelga con assoluta libertà e benevolenza persone deboli e fragili, anche peccatrici, e affidi loro un compito umanamente "insopportabile". Ma l'amore sapiente di Dio va oltre i nostri meriti e perfino oltre la consapevolezza delle nostre qualità.
Perché Gesù non ci lascia soli: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20).



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Tu sei Pietro (Mt 16,18)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Gianni Cavagnoli (VP 2014)


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