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sabato 21 giugno 2014

Ciò che non passa


21 giugno – San Luigi Gonzaga

Il 22 giugno del 1991 papa Giovanni Paolo II, nella visita pastorale a Mantova, si recò a Castiglione delle Stiviere, città natale di san Luigi Gonzaga.
Nel ricordo di questo santo, di cui porto il nome, mi sono soffermato sull'omelia che il papa pronunciò in quella occasione, proponendo ai giovani di oggi, come modello per la sua radicalità evangelica, san Luigi Gonzaga, di cui, in quell'anno, si celebravano i 400 anni della morte.
Ecco alcuni passi di quell'omelia, che mi sono di stimolo, nella mia diaconia, per una risposta sempre più sincera e totale della mia vita alla chiamata di Dio: «San Luigi è senz'altro un santo da riscoprire nella sua alta statura cristiana. È un modello da additare anche alla gioventù del nostro tempo, un maestro di perfezione ed una sperimentata guida verso la santità. "Il Dio che mi chiama è Amore - si legge in uno dei suoi appunti -, come posso arginare questo amore, quando per farlo sarebbe troppo piccolo il mondo intero?". (…)
Anch'egli era un giovane ricco; pure a lui il Signore ha rivolto la proposta: "Vieni e seguimi" (Mt 19, 21). Ma quanto diversa è stata la sua risposta rispetto a quella del giovane di cui narrano i Vangeli! Questi "se ne andò triste, poiché aveva molte ricchezze" (Mt 19, 22). Non ebbe, cioè, il coraggio di abbandonare tutto fidandosi di Dio. San Luigi, invece, disse "sì" all'invito di Cristo: si fidò di lui, lasciando ogni privilegio e ricchezza; da nobile che era, si fece povero per amore del Vangelo.
Nella sua breve, ma intensa esistenza si avverte la freschezza del Vangelo divenuto vita vissuta. Egli è un autentico testimone di Cristo, che risponde senza paura alle sfide del mondo. Diventa, così, un maestro da seguire, un modello da imitare. Sì, una figura che provoca anche l'universo giovanile del nostro tempo, diviso tra l'intima tensione a dare un significato pieno alla vita e le mode superficiali della cultura individualistica e del consumismo edonista. Come Cristo, anche Luigi è diventato "segno di contraddizione". (…)
Quando il giovane [del vangelo] chiede intorno al "di più": "Che cosa mi manca ancora?", Gesù lo fissa con amore, e questo amore trova qui un nuovo significato.
"Che mi manca ancora?". Non sintetizza, forse, questo interrogativo l'anelito a qualcosa di più, che anche voi avvertite nel cuore? Non è forse la denuncia dell'insoddisfazione esistenziale che nasce nell'uomo quando egli rincorre miti e successi effimeri, i quali non possono appagare la sete d'infinito che arde nel suo spirito? Il consumismo, l'edonismo e l'individualismo lo rinchiudono in una solitudine priva di entusiasmo e di gioia. L'esistenza, allora, viene vissuta quasi fosse un'autentica schiavitù. Ma c'è un altro fatto che interpella i credenti: perché tanti giovani appaiono indifferenti verso la fede? Forse che oggi la proposta evangelica non li interessa più? È essa fuori moda, impossibile da seguire? Come essere cristiani nel nostro tempo?
Essere per gli altri: questa è la vocazione di ciascuno di noi.
Col Battesimo non abbiamo ricevuto uno Spirito da schiavi, ma da figli! Come figli siamo liberi; dunque, non dobbiamo essere schiavi, ma liberi. Non schiavi della menzogna, dell'impurità, della tristezza e del peccato; non vittime dell'indifferenza e della mediocrità, che sono insidie particolarmente pericolose in questa nostra epoca».
E l'invito del papa, che riecheggia anche oggi nella mia, nella nostra vita:
«Abbiate il coraggio della verità che vi fa liberi!
Abbiate il coraggio del cuore puro!
Abbiate il coraggio della reciprocità e del prossimo!
Abbiate il coraggio della solidarietà nella Chiesa e per il mondo!
».
E il papa conclude: «Luigi Gonzaga, un testimone della carità che non passa, che è immortale. Un testimone della nostra vocazione all'immortalità in Dio. Non passa l'uomo perché esiste Dio e lo chiama e lo vuole ricevere, lo vuole fare partecipe della sua vita che è eterna ed immortale; e così anche l'uomo è chiamato all'immortalità. Questo giovane di Mantova ci riporta sempre questo volto già proiettato nella speranza dell'eterna gioia e della eterna pace».



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