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venerdì 21 marzo 2014

Il dono di Dio, acqua viva che zampilla per la Vita


3a domenica di Quaresima (A)

Appunti per l'omelia

Il cammino quaresimale, che abbiamo intrapreso, è caratterizzato dalla lotta vittoriosa contro la tentazione e il peccato, dalla "trasfigurazione" graduale della nostra esistenza, dal dono della "vita nuova" che si riceve nei Sacramenti pasquali, Battesimo-Riconciliazione-Eucaristia. In questa domenica la liturgia interpreta l'acqua viva e lo Spirito, di cui parla Gesù nel Vangelo (cf Gv 4,5-42), in riferimento al Battesimo. L'intento più profondo, però, dell'evangelista e della Chiesa è provocare l'interesse per Gesù, la scoperta della sua persona e l'adesione di fede in Lui.
Il brano da una parte presenta Gesù che progressivamente si rivela e dall'altra il lento itinerario alla fede di una donna samaritana.
Gesù, chiedendo dell'acqua alla donna («Dammi da bere»), la conduce passo passo a chiedere a lui: «Signore, dammi quest'acqua…».
L'uomo stanco e assetato, seduto presso il pozzo, è il nostro Dio che in Gesù si è identificato con tutti gli stanchi e assetati. Mentre domanda da bere per placare la sua sete, Gesù dichiara alla donna di avere qualcosa di infinitamente migliore da dare: «il dono di Dio», che poi è Lui stesso. Egli ha da offrire un'acqua più pura e dissetante. Ed il suo "dono" Gesù lo chiama «acqua viva», «sorgente che zampilla», che può estinguere la sete per sempre e dare la vita eterna. Un'«acqua viva» che è la rivelazione di Gesù, la sua parola, che, accolta e interiorizzata mediante lo Spirito Santo, trasforma l'intimo dell'uomo e lo rigenera, comunicandogli la vita divina.
Il miracolo dell'acqua, che Dio aveva fatto scaturire dalla roccia per il suo popolo assetato (cf Es 17,3-7), si realizza ora in modo pieno e imprevedibile: la "roccia" che dona l'acqua inesauribile per la sete di ogni uomo è Gesù.
«Signore, dammi quest'acqua». La donna non comprende ancora e riduce il dono di Dio a qualcosa di utilitaristico. Si risparmierà così la fatica di venire ad attingere. Si accontenta di poco, mentre ciò che Gesù offre è immenso.
Così, Gesù imprime un nuovo corso al colloquio e la donna, riconoscerlo come «profeta», gli sottopone il vecchio problema del luogo legittimo per adorare Dio. Ma Gesù, nella sua risposta, dichiara che d'ora in poi Dio non è più interessato al luogo dell'adorazione, ma al modo: non in un luogo, ma in un rapporto personale con Lui. Dio cerca adoratori che lo adorino come «Padre in Spirito e Verità». È il culto indirizzato al Padre da coloro che lo Spirito ha rigenerati e resi figli di Dio. È il culto di coloro che, animati dallo Spirito Santo, hanno accolto e vivono la Verità, che è la rivelazione su Dio Padre, offerta da Gesù e che si identifica con Lui stesso. Si tratta, appunto, di adorare il "Padre" in un culto, in una preghiera essenzialmente filiale rivolta a Dio. È il Dio rivelato da Gesù come Padre e riconosciuto come tale grazie allo Spirito Santo. È lo Spirito infatti a farci penetrare la rivelazione di Gesù ed a comunicarci l'esperienza filiale di Gesù stesso. Per noi è decisivo il giusto rapporto con Dio ed è Gesù che ce lo indica e ce lo dona. È questa, in definitiva, la "fonte che zampilla" e non si esaurisce, l'"acqua viva". Ed il tempio vero, il luogo cioè dove Dio si rende presente, e incontra gli uomini e si fa incontrare da loro, è Gesù stesso.
L'esperienza della Samaritana ci dice che nel cuore delle persone apparentemente più lontane o più disperate c'è un desiderio di salvezza, un germe di speranza.
Gesù ha fiducia in ogni persona e, amandola, la apre alla ricerca esplicita di Dio e all'incontro con Lui.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Egli ti avrebbe dato acqua viva (Gv 4,10)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
  di Marinella Perroni (VP 2011)
  di Enzo Bianchi



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