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venerdì 25 ottobre 2013

La preghiera che piace a Dio


30a domenica del T.O. (C)

Appunti per l'omelia

Anche in questa domenica la Parola di Dio ritorna sul tema della preghiera, mettendo in luce una caratteristica necessaria: l'umiltà. Dio ha un debole per gli ultimi e li ascolta quando gridano a Lui. Infatti, «la preghiera dell'umile attraversa le nubi» (cf Sir 35,12,22).
Nella storia che narra (cf Lc 18,9-14), Gesù presenta due tipi di preghiera, due modi di mettersi davanti a Dio e in colloquio con Lui, che sono agli antipodi l'uno dell'altro.
Da una parte un "fariseo", un osservante scrupoloso della Legge, ritenuto dalla pubblica opinione modello di pietà e di santità. Dall'altra parte un "pubblicano", appartenente alla categoria di uomini considerati sfruttatori e strozzini, odiati da tutti e ritenuti pubblici peccatori. Gesù descrive il loro modo di pregare.
La preghiera del fariseo è esternamente ineccepibile. Ma in realtà, sotto l'apparente devozione, è una preghiera... "atea", se così si può dire. Egli strumentalizza quel momento di dialogo con Dio per la propria autoglorificazione. Il suo centro di interesse non è Dio, ma lui stesso. Da Dio non si aspetta nulla. Non ha bisogno di Dio. È consapevole di essere perfettamente a posto con tutte le norme della Legge. Anzi fa molto più dello stretto dovuto. A Dio non chiede niente.
E l'altro, il famigerato pubblicano, ha osato presentarsi al cospetto di Dio. È entrato nel Tempio con discrezione, quasi furtivamente. Si ferma a distanza per non farsi notare da nessuno. Non rispetta le regole della preghiera, non sa pregare secondo i canoni comuni. Infatti, col capo chino per la vergogna, si batte il petto come una persona senza dignità e in preda alla confusione. È capace di ripetere soltanto: «O Dio, abbi pietà di me peccatore».
Profondamente consapevole della sua situazione immorale, sinceramente pentito di quanto ha fatto finora e deciso a cambiare vita, non osa nemmeno alzare gli occhi al cielo. Non ha nulla di buono da presentare a Dio e neppure pensa a confrontarsi con altri, come fa invece il fariseo.
Il suo cuore è veramente lacerato dal dolore per aver offeso Dio e defraudato tantissime persone. Prende allora la sua vita, piena di infedeltà e di fallimenti, e la presenta a Dio, affidandola alla sua misericordia.
Gesù, che ha descritto con velata simpatia la preghiera del pubblicano, conclude con un'affermazione che è sconcertante per il suo uditorio: l'odiato esattore, proprio lui, ha ricevuto il perdono e la compiacenza divina: «Tornò a casa sua giustificato».
Dio è così. Chi nella preghiera si apre a Lui dando libero sfogo alla sua pena interiore, fosse anche l'uomo più perduto, scopre che la sua supplica incontra l'amore di un padre che si china su di lui; scopre la sua realtà di persona amata, qualunque sia la sua situazione di peccato. Il peccatore pentito è più caro agli occhi di Dio di colui che, sicuro di sé come il fariseo, ritiene di non aver bisogno della misericordia del Signore.
Gesù in tal modo ci ha descritto la preghiera come l'incontro tra l'uomo che sentendosi schiacciato dalla sua povertà di creatura e dal carico pesante dei suoi peccati si abbandona umilmente alla misericordia divina e Dio che nella sua tenerezza senza limiti lo ascolta, lo accoglie, lo salva. Il pubblicano diventa, allora, il prototipo del vero credente, che non confida in sé e nelle proprie opere, anche buone, ma in Dio soltanto.
La conclusione «Chiunque si esalta sarà umiliato (= da Dio) e chi si umilia sarà esaltato (= da Dio)» riprende l'affermazione, più volte ripetuta nel Vangelo, che l'umiltà tocca il cuore di Dio e attira il suo intervento.
È proprio vero che il nostro modo di pregare rivela il nostro modo di pensare, di agire, di essere: "Dimmi come preghi e ti dirò come vivi e chi sei" e viceversa.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Tornò a casa sua giustificato (Lc 18,14)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Vedi anche il post:
La preghiera del povero (24 ottobre 2010)


Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi


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