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venerdì 8 marzo 2013

La gioia di essere perdonati ed accolti


4a domenica di Quaresima (C)

Appunti per l'omelia

«Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5,20-21).
Che cosa accade quando Dio ci riconcilia a Sé attraverso Gesù? Che cosa sente nel suo cuore? E che cosa dovrebbe sperimentare il credente? Ecco, tutto questo viene evocato da Gesù in modo insuperabile nella parabola del "Padre misericordioso". Più ancora che i due figli, il vero protagonista del racconto è il Padre "prodigo" in amore. È proprio sul suo amore accogliente che Gesù mette l'accento.
Gesù vuole assicurarci che nel cuore paterno di Dio si raccoglie e si concentra tutta la misericordia. Questa incommensurabile tenerezza di Dio per i peccatori viene manifestata da Gesù nella sua sollecitudine per loro e ancor più nel sacrificio della propria vita. È Lui, Gesù, il volto visibile del Padre misericordioso.
Scrive Tertulliano: "Solo Dio è padre, nessuna tenerezza uguaglia la sua. Tu sei suo figlio. Anche se ti capita di dissipare quanto hai ricevuto da Lui, anche se ritorni nudo, Egli ti accoglierà per il semplice fatto che sei tornato. E gioirà più del tuo ritorno che dell'assennatezza degli altri suoi figli".
La rivelazione suprema della misericordia di Dio, il perdono, e la riconciliazione dell'umanità con Lui, che hanno avuto luogo storicamente nell'evento pasquale, ora sono presenti nella Chiesa, "mediante il ministero della Chiesa", e raggiungono per il credente un vertice massimo d'intensità nel Sacramento della Riconciliazione.
Qui, nell'incontro con la Chiesa che mi accoglie nella persona del ministro, nel quale è Cristo stesso che assolve, il credente sperimenta un intervento divino, trinitario: il Padre della misericordia mi riabbraccia attraverso Gesù che mi assicura: "I tuoi peccati ti sono perdonati!" e attraverso "l'effusione dello Spirito Santo" che viene invocato anche col gesto dell'imposizione delle mani. È lo Spirito Santo che suscita nel cuore del peccatore la conversione e lo anima nel cammino di ritorno a Dio, come il figlio della parabola, che "rientra in se stesso… si rialza e si incammina verso suo padre". Nel momento, poi, dell'incontro sacramentale lo Spirito Santo, che in Dio è il rapporto d'amore tra il Padre e il Figlio, invade il peccatore pentito e in questa invasione di vita divina tutti i peccati vengono cancellati. Rinasce così il figlio di Dio come in un nuovo Battesimo e fa l'esperienza del "perdono" e della "pace"; gusta la riconciliazione e comunione piena con Dio e con i fratelli. Un'esperienza inseparabile dalla gioia: gioia infinita del Padre che si trasmette al figlio ricuperato; gioia di tutta la famiglia, la Chiesa, per un fratello ritornato a casa: «Facciamo festa!».
Così, quando mi accosto al Sacramento della Riconciliazione, il Padre sente sgorgare nel suo cuore una gioia nuova, traboccante: la gioia di rigenerare il proprio figlio rendendolo bello e splendente ai suoi occhi. La gioia del perdono non è soltanto la gioia che prova il figlio perdonato e riaccolto, ma è la gioia immensa che riempie il cuore del Padre e viene partecipata al figlio. Una gioia che il Padre desidera sia condivisa da tutta la famiglia.
Occasione questa per ogni comunità di credenti, dove sono pure presenti i "fratelli maggiori che sono sempre in casa", che sono tentati di giudicare con disprezzo il "prodigo" ed anche il padre per la "debolezza" nel riprenderlo in casa. Ma il padre rivolge anche a lui l'invito a convertirsi, a condividere la sua gioia e a riscoprire il dono di un "fratello" ritrovato.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Il padre lo vide, ebbe compassione e gli corse incontro (Lc 15,20)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi

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