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giovedì 15 novembre 2012

A tempo pieno


Nel settimanale Luce e Vita della diocesi di Molfetta è stata riportata la lettera del vescovo Tonino Bello, A Sergio Loiacono: nella nostra diocesi, primo diacono permanente.
È una lettera del 27 settembre1989.
La signora Rosa, della parrocchia dove presto servizio, mi ha fatto avere il ritaglio dell'articolo della rivista. Voleva essere un dono per me, con la gioia di comunicarmi di aver colto di più la preziosità della presenza del diacono nella nostra comunità.
Per me, una maggior presa di coscienza della bellezza della mia chiamata ed un sentimento profondo di gratitudine per questo dono.
Questa è la lettera, che riporto integralmente.


Carissimo Sergio,
te l'ho detto a voce, ma voglio ripetermi. Tecnicamente, l'appellativo diacono permanente si dà a colui che, una volta salito sul primo dei gradini dell'ordine sacro, il diaconato appunto, si ferma in modo stabile lì, senza la prospettiva di ascendere, in seguito, agli altri due livelli: del presbiterato, cioè, e dell'episcopato.
La spiegazione non mi piace. Mi sa malinconicamente di negativo. Mi dà troppo il sapore di binario morto. Allude in modo molto scoperto ai galloni di quei soldati scelti che, non dovendo fare carriera, rimangono appuntati per tutta la vita.
Sembra, insomma, più il traguardo ultimo che recide le illusioni dell'«oltre», che lo «status» di chi annuncia con gioia che tutta la vita deve essere messa al servizio di Dio e dei fratelli.
Ti voglio dire, allora, qual è la disposizione d'animo con la quale tra giorni ti imporrò le mani sul capo.
Vedi, Sergio, desidero che tu sia per la nostra Chiesa locale il segno luminoso della sua diaconia permanente. L'icona del suo radicale rifiuto per ogni mentalità da «part-time». Il simbolo dell'antiprovvisorietà del suo servizio. Il richiamo contro tutte le tentazioni di interpretare con moduli di dopolavoro l'impegno per i poveri. La negazione di ogni precariato che voglia includere, non solo nella diaconia della carità, ma anche in quella della Parola e della lode liturgica, la banalità aziendale del «turn-over».
Auguri, Sergio.
I laici, vedendoti, si sentano messi in crisi per l'incapacità di dare al loro servizio ecclesiale lo spessore del tempo pieno e, forse, neppure quello del tempo prolungato.
I religiosi ti sperimentino come provocazione alla totalità di una scelta, che è permanente non tanto perché impedita di far passi in avanti quanto perché esorcizzata dal pericolo di far passi all'indietro, con quelle quotidiane ritrattazioni di fedeltà che a poco a poco si rimangiano la bellezza del dono.
I presbiteri ti accompagnino per leggere nella tua vita il filo rosso che deve attraversare tutto l'arco della loro esperienza sacerdotale: la completezza dell'offertorio, la stabilità della consacrazione, il servizio della comunione.
E anche il tuo vescovo, invocando lo Spirito su di te, comprenda che il diaconato permanente, se è il gradino più basso nella gerarchia dell'ordine sacro, è, però, la soglia più alta che l'avvicina a Cristo, «diacono di Jahvè».
Dai, Sergio.
Con me ti benedice tutto il popolo di Dio.
+ Don Tonino, vescovo



2 commenti:

  1. Ringrazio di cuore per la pubblicazione di questa meravigliosa lettera a un diacono, di una figura di santità altrettanto stupenda qual'è Mons. Tonino Bello..
    La logica della follia d'amore è: "Che amando Gesù portiamo frutto". E allora aprire tutto il cuore al servizio dei bisognosi sia per tutti noi "Il viver d'amor" ...a tempo pieno, tanto cantato da Santa Teresina del Bambin Gesù

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    Risposte
    1. Amare Gesù, amare da Gesù, come Lui... Il solo pensiero dà le vertigini... Eppure non ci ha chiesto di meno, nonostante sapesse di che pasta siamo fatti... Se Lui si fida di me, anch'io, con la sua grazia, mi fido di Lui.
      Porto nel cuore questa lettera come una scia luminosa, un cammino per il mio e nostro "dover essere"...
      Grazie, "zefinino", per esserti fermato in questa pagina!
      Luigi

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