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venerdì 24 agosto 2012

Rimanere con Lui


21a domenica del T. O. (B)

Appunti per l'omelia

Alla fine dei brani del capitolo VI del vangelo di Giovanni, che la liturgia di queste ultime domeniche ci ha proposto, ci troviamo di fronte alla richiesta di una nostra risposta "seria" nei confronti di Gesù e del suo vangelo: "Volete andarvene anche voi?" (Gv 6,67), eco di quella richiesta che Giosuè fece agli Israeliti entrati nella terra promessa: "Sceglietevi oggi chi servire" (Gs 24,15).
Si tratta in definitiva di rivivere l'esperienza di Pietro e dei suoi compagni, facendo nostra la loro decisione nei confronti di Gesù.
Nel suo dialogo con la folla, Gesù ha dichiarato a più riprese di essere "il pane della vita… disceso dal cielo"; e "mangiarlo" è garanzia di "vita eterna". Ora, questo discorso dal "linguaggio duro" è circoscritto nella cerchia dei discepoli, i quali anche loro "mormorano" e "si scandalizzano": richiamo sempre attuale anche per noi a vigilare, superando l'illusione che la nostra fede in Gesù sia un possesso tranquillo, non esposto a nessun rischio.
Certo, la rivelazione di Gesù e le sue oscure parole possono rimanere un enigma, se consideriamo l'uomo di Nazaret come un semplice uomo o fermiamo l'attenzione su qualche aspetto della sua opera, senza riconoscere la globalità della sua persona.
Ma Egli è il "Figlio dell'uomo" venuto da Dio ed a Lui "salirà là dove era prima" (Gv 6,62).
Nonostante tutto, è incomprensibile e urtante che Gesù pretenda di "dare la sua carne da mangiare" (intendendola evidentemente in senso materiale). Ma Gesù precisa che la sua "carne", cioè il suo essere "uomo", "non giova a nulla", non può comunicare la vita di Dio. Ma "è lo Spirito che dà la vita" (Gv 6,63); lo Spirito, infinita potenza vitale di Dio, che trasformerà l'essere umano di Gesù. È la realtà di Gesù risorto, totalmente trasfigurato dallo Spirito Santo e fonte inesauribile dello Spirito, che ci viene donata dall'Eucaristia! Il Concilio Vaticano II ebbe a dire in proposito: «Nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua, Lui pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà la vita agli uomini» (PO 5).
A noi, quindi, accostarsi a questo "mistero" con quella fede che è vero dono di Dio, perché "nessuno può venire a me – dice Gesù -, se non gli è concesso dal Padre mio" (Gv 6,65). Una fede però che ha bisogno della nostra libera e responsabile risposta, perché anche per noi possono riservarsi le parole di Gesù: "Vi sono alcuni tra voi che non credono" (Gv 6,64).
Allora, come dicevo all'inizio, si tratta di rivivere l'esperienza di Pietro e la sua professione di fede; fede in Gesù, il "Signore", unica persona verso cui "andare", unico maestro da seguire: "Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6,68). Sarebbe veramente da insensati "lasciar perdere" Gesù! È consolante però sapere che non è necessario aver capito tutto, perché, pur nel dubbio, la nostra scelta rinnovata di Gesù, rimanendo nel gruppo dei discepoli, cioè nella comunità cristiana, partecipando alla sua vita, ci otterrà ogni volta quella luce e quella forza sufficienti per andare avanti e non deludere né Lui né noi.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Signore, da chi andremo? (Gv 6,58)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
di Marinella Perroni (VP 2012)
di Claudio Arletti (VP 2009)
di Enzo Bianchi

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