Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


lunedì 30 gennaio 2012

La diaconia cristiana [3]


Desidero segnalare la terza puntata della rubrica settimanale sulla "diaconia", dal titolo appunto La diaconia cristiana, che viene trasmessa su Tele Radio Padre Pio, a cura del prof. Giovanni Chifari, docente di Teologia Biblica presso l'Istituto Scienze religiose "Giovanni Paolo II" di Foggia.
Ne ho già parlato in un precedente intervento (vedi).
Viene trasmessa al sabato alle ore 9,30, con replica alle 13,45 e 21,40.
Inoltre l'intera puntata è visibile su youtube al canale Padre Pio TV (http://www.youtube.com/user/padrepiotv).
Inoltre può essere vista sia sul digitale terrestre, canale 145, sia su SKY, e anche sul sito http://www.teleradiopadrepio.it/

In questa terza puntata si illustrata la terminologia che viene usata e il significato del termine "diaconia". Termine mutuato dal greco classico in un contesto giudeo ellenistico, dove si configura un servizio "di prestigio", di "mediazione", in cui anche lo studio è visto nella prospettiva del servizio, servizio di profezia e di regalità.
San Paolo usa, per le prime comunità cristiane, questo termine perché più adatto ad una pluralità di significati e di applicazioni, dove poter mettere in risalto la peculiarità essenziale della "mediazione": nella relazione, nel dialogo, nell'ascolto, nella missione, per l'incontro col Cristo.

Ecco il link su youtube della 3a puntata:
http://www.youtube.com/watch?v=MzhL4slFJ8M


Link delle precedenti puntate:
La diaconia cristiana 1a puntata: http://www.youtube.com/watch?v=mqU1-FvOkQ4
La diaconia cristiana 2a puntata: http://www.youtube.com/watch?v=qddb2xaVRzk



domenica 29 gennaio 2012

Il diaconato in Italia

Il diaconato in Italia n° 170/171
(settembre/dicembre 2011)




Diaconi educati al servizio del Vangelo
per il bene della società



ATTI DEL XXIII CONVEGNO NAZIONALE
Rimini 3-6 Agosto 2011



Introduzione (Enzo Petrolino)

Inizio dei lavori (Francesco Lambiasi)

Gesù maestro e servo di Yahweh (Giuseppe Bellia)

Alla scuola dei poveri e degli ultimi (Giuliana Martirani)

Un cammino che continua... dopo Reggio Calabria (Angelo Casile)

In un tempo di comunicazione senza relazione (Luca Bassetti)

Il diacono educato ed educatore alla vita buona del vangelo (Luciano Meddi)

Diaconi educati alla diaconia politica (Franco Appi)

L'era digitale e la sua valenza antropologica (Tonino Cantelmi)

Gruppi di lavoro

Incontro dei delegati

Nuovi linguaggi in un mondo che cambia (Cristina Simonelli)

La diaconia come educazione al servizio (Ilena e Luca Carando)

Il volto femminile del servizio (Elisabetta Granziera)

Ruolo delle donne nella chiesa (Benedetta Zorzi)

Diaconi educati al servizio del vangelo per il bene della società (Giancarlo Bregantini)

Festa della Trasfigurazione (Elio Tinti)

Priorità e sfide del diaconato nella chiesa italiana (Enzo Petrolino)


---------------
Vai ai testi

Vedi anche nel blog:
Di rientro dal Convegno di Rimini
Comunità del Diaconato in Italia: XXIII Convegno Nazionale



venerdì 27 gennaio 2012

Gli effetti della Parola


4a domenica del T.O. (B)

Appunti per l'omelia

"Gesù, entrato di sabato nella sinagoga insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi". Il suo infatti era "un insegnamento nuovo, dato con autorità" (Mc 1,21-22.27).
In questa quarta domenica del tempo ordinario siamo invitati a metterci di fronte alla Parola di Dio come gli ascoltatori di Cafarnao, che all'udire l'insegnamento di Gesù rimanevano stupiti degli effetti che essa produceva. Il Profeta di Nazaret si presentava come un Profeta superiore ad ogni maestro umano e con quell'autorità che gli derivava dalla sua "origine" divina.
Le parole di Gesù, Egli stesso Parola vivente del Padre e manifestazione della sua opera creatrice, hanno la "forza", permeate dallo Spirito, di "rinnovare tutte le cose".
La Parola è "viva ed efficace" e produce effetti particolari in coloro che l'accolgono e la vivono.
Ecco alcuni effetti che la Parola produce (prendo lo spunto ed alcuni stralci da "Chiara Lubich, La Parola di vita, ed. Città Nuova").

La parola fa "vivere".
Chi l'accoglie e la fa propria con la sua vita manifesta che è una persona "viva". Lo si scorge dalla luce che emana dal viso di chi ti sta di fronte, da tutta la sua persona. Sant'Atanasio dice: «Non v'è nulla che faccia vivere l'anima razionale della sua vita specifica, come la parola di Dio».

La parola rende liberi.
Il Vangelo dice: «la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). La verità infatti ci rende liberi se prima di tutti i nostri pensieri, della nostra volontà, ci sta a cuore la parola. E tutto diventa secondario.

La parola converte.
San Gregorio Magno scrive: «Per la forza della parola viene data al superbo l'umiltà e al timido la confidenza, si ripulisce il lussurioso con lo sforzo della castità, si tempra l'avaro trattenendolo dall'ardore dell'ambizione… Dio adatta la forza della sua parola nei singoli, secondo la diversità della condotta, affinché ciascuno trovi nella sua parola ciò che gli occorre per portare il germe della virtù che gli è indispensabile».

La parola purifica.
Quando si è messo tutto un passato nella misericordia di Dio e si ricomincia a vivere la parola, si ha l'impressione – ed è realtà – che la parola abbia tutto purificato in noi. E sant'Ambrogio: «Sono parole, è vero: ma esse mondano».

La parola preserva dalle preoccupazioni umane.
Chi vive la parola è tranquillo, non teme nulla. Lo conferma san Giovanni Crisostomo: «Il mare infuria e tu navighi tranquillo; hai come pilota la lettura delle Scritture e non verrà a spezzare il timone la tentazione degli affari».

La parola opera un mutamento di mentalità.
Imprime nei cuori delle persone che l'accolgono, di qualunque latitudine, i sentimenti di Cristo di fronte alle circostanze, al singolo e alla società. Fa di ogni cittadino del mondo un cittadino del cielo, un uomo nuovo. Così san Paolo: «Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo» (Ef 4,23).


"Per dirla in breve, la vita della parola porta nell'uomo una rievangelizzazione completa del suo modo di pensare, di volere, di amare. Il Vangelo, codice della vita, si incarna… e fiorisce anche il deserto".




--------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Un insegnamento nuovo, dato con autorità (Mc 1,27)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
di Marinella Perroni (VP 2012)
di Claudio Arletti (VP 2009)
di Enzo Bianchi


mercoledì 25 gennaio 2012

La diversità, dono reciproco



Conversione di san Paolo

"Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" (1Cor 9,22).
Nel celebrare oggi la festa della Conversione di san Paolo, al termine della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, mi sono preso questo motto "farsi tutto a tutti", perché mi illumina sul modo di affondare e vivere il nostro rapporto con i cristiani di altre tradizioni.
Ho vissuto, in questa settimana, momenti di forte condivisione con i fratelli di altre chiese cristiane nella preghiera comune; ho pregato, assieme alla mia comunità, per il dono dell'unità; ho avuto modo di ascoltare diversi interventi sull'ecumenismo…
E mi sono chiesto: come vivere con frutto la grazia di questo momento?
Ho notato diverse posizioni, da chi, con verità, mette in risalto l'identità cattolica per il timore di livellare tutto, a chi guarda più ai rapporti con gli altri fratelli cristiani in un'amicizia che forse non ti soddisfa appieno, ma è piena di speranza…
È vero, il dialogo è fatto di un "andare" e un "venire", di un sapersi ascoltare ed accogliere nelle rispettive diversità.
L'impostazione, a senso unico, dell'identità cattolica potrebbe, a mio avviso, rischiare di metterci in una posizione di non saper ascoltare e conoscere fino in fondo l'altro.
Certo, per amare una persona devo conoscerla; per accoglierla devo "aprire la porta"…
Penso che questo non implichi una diminuzione della propria identità (a meno che non sia una difesa nei confronti della propria debolezza testimoniale), semmai mi spinge a "farmi uno" con l'altro… e la "conquista", di cui parla Paolo, è l'accoglienza reciproca di Gesù.
Lo "svuotarsi" del Figlio di Dio per "farsi servo di tutti" è modello per ciascuno di noi; Lui che non ha mai perso la sua identità (forse ha cercato spesso di nasconderla)!
Mi passano per la mente alcune scene (con i loro limiti, evidentemente) che mi possono aiutare a capire meglio tutto questo: l'incontro tra chi "vede bene" ed uno a cui potrebbe far difetto la vista; oppure tra chi ha difficoltà di deambulazione con chi cammina diritto.
Certo, il "farsi tutto a tutti" comporta non umiliare chi, secondo noi (e forse anche a ragione) non vede bene o cammina male, ma piuttosto farsi carico della sua cecità perché lui possa vedere con i miei occhi o camminare accompagnato dalle mie gambe robuste. È ovvio che per agire così occorrano reciproca fiducia e somma umiltà, sull'esempio di Gesù!
Al di là di ogni metafora, ritengo che fare esperienza dell'unità significhi accogliere in pienezza ciò che ci unisce ed accettare la diversità per scoprire in essa un dono reciproco, che ci arricchisce e ci porta, con speranza, verso mete non ancora esplorate.

(Icona: Pietro e Andrea, abbraccio ecumenico)



martedì 24 gennaio 2012

Chiamati alla santità


Il Concilio Vaticano II, al n° 40 della Lumen Gentium, parla della universale chiamata alla santità: "Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: «Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48) […] È dunque evidente per tutti, che tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e che tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano".

Nel ricordare san Francesco di Sales (1567-1622), di cui oggi si fa memoria, mi sembra di estrema attualità quanto ha scritto a questo proposito nell'Introduzione alla vita devota, quando dice che la santità (la "devozione", come lui la chiama) si vive e si pratica in ogni stato di vita.
"La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall'artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta, bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona".
Ognuno infatti non può cercare la santità in uno stato di vita che non gli è proprio, "errore che si verifica tuttavia molto spesso".
"La devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa. […] Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta".

Così, la chiamata alla santità, che coinvolge totalmente la vita e la missione dei diaconi, si manifesta in essi, in quanto animatori della diaconia nella comunità cristiana, anche nel "riconoscere e promuovere la missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo. Il diacono, in quanto presente e inserito più del sacerdote negli ambiti e nelle strutture secolari, si deve sentire ingaggiato a favorire l'avvicinamento tra il ministro ordinato e le attività dei laici, nel comune servizio al Regno di Dio". Per questo, i diaconi devono saper testimoniare la loro santità, "conducendo uno stile di vita sobrio e semplice, che si apra alla «cultura del dare» e favorisca una generosa condivisione" (Cfr. Ratio 9).



lunedì 23 gennaio 2012

La diaconia cristiana



Desidero segnalare ai lettori di questo blog una rubrica sulla "diaconia" (caratteristica peculiare di tutti i cristiani), dal titolo La diaconia cristiana, che viene trasmessa su Tele Radio Padre Pio, a cura del prof. Giovanni Chifari, docente di Teologia Biblica presso l'Istituto Scienze religiose "Giovanni Paolo II" di Foggia. La rivista Il diaconato in Italia pubblica spesso suoi contributi, che riporto anche nel mio sito di testi.
La trasmissione vorrebbe essere una reinterpretazione in chiave più divulgativa e televisiva di un corso tenuto nella predetta facoltà lo scorso anno.
La rubrica segue la traccia offerta dal volume di don Giuseppe Bellia, Servi di Chi. Servi perchè. Piccolo manuale della diaconia cristiana, Ed. Rogate, Roma 2010.
È trasmessa il sabato alle ore 9,30, con replica alle 13,45 e 21,40.
Inoltre l'intera puntata è visibile su YouTube al canale Padre Pio TV (www.youtube.com/user/padrepiotv).
Inoltre può essere vista sia sul digitale terrestre, canale 145, sia su SKY, e anche sul sito http://www.teleradiopadrepio.it/

La prima puntata è andata in onda sabato 14 gennaio 2012, mentre la seconda sabato 21 gennaio.

Il link delle due puntate su YouTube è:

La diaconia cristiana: 1a puntata
http://www.youtube.com/watch?v=mqU1-FvOkQ4

La diaconia cristiana: 2a puntata
http://www.youtube.com/watch?v=qddb2xaVRzk



domenica 22 gennaio 2012

Trasformàti in Lui!


Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore (1Cor 15,51-58).
È il tema scelto per questa settimana di preghiera per l'unità dei cristiani: il potere trasformante della fede in Cristo, particolarmente in relazione alla nostra preghiera per l'unità visibile della Chiesa, corpo di Cristo. La preghiera è una realtà potente nella vita di un cristiano. Quando i cristiani comprendono il valore e l'efficacia della preghiera in comune per l'unità di quanti credono in Cristo, essi cominciano ad essere trasformati in ciò per cui stanno pregando.
La preghiera per l'unità, dunque, non è un accessorio opzionale della vita cristiana, ma, al contrario, ne è il cuore. L'ultimo comandamento che il Signore ci ha lasciato prima di morire è stato quello della comunione fra i suoi discepoli, della loro unità come Lui e il Padre sono uno, perché il mondo creda. L'unità dei cristiani è un dono di Dio; a preghiera ci prepara a ricevere questo dono e ad essere trasformati in ciò per cui preghiamo.
Questi alcuni pensieri che colgo dai sussidi per questa settimana di preghiera. Alcuni però, che toccano particolarmente la mia sensibilità, parlano di una "trasformazione" in Colui che "non è venuto per essere servito, ma per servire…". Così, dai titoli dei vari giorni: Trasformati da Cristo, colui che serve; Trasformati dalla paziente attesa del Signore; Trasformati dal Servo sofferente. "Cristo… morì per voi"Trasformati dall'amore misericordioso di Dio.
Per essere meno indegni di ricevere il dono dell'unità, occorre mettersi nell'unica condizione possibile di reciproco amore nel nome di Cristo. Lui ci conduca "dall’arroganza della nostra disobbedienza all’umiltà del cuore"; ci renda "uno nello Spirito Santo, affinché nel servizio alle sorelle e ai fratelli possa rivelarsi il suo vero volto".
"Il paradosso divino è che Dio può trasformare la tragedia e il disastro in una vittoria. Egli trasforma tutte le nostre sofferenze e traversie, e l’enorme dolore della storia in una resurrezione che abbraccia il mondo intero. Mentre sembra essere sconfitto Egli è invece la vera vittoria che nessuno e nulla può superare".

Affinché la nostra preghiera, anche sincera, non resti inascoltata, mi sono di monito le parole del vangelo: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 7,21). E la volontà sua la conosciamo: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv 15,12).

venerdì 20 gennaio 2012

Seguire Gesù!


3a domenica del T.O. (B)

Appunti per l'omelia

"Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo»" (Mc 1,14-15). È l'inizio della sua missione pubblica. Gesù subentra a Giovanni il Battista, di cui era discepolo: la "Voce" prende corpo nella "Parola"!
"Gesù ha scelto come suo maestro non un famoso rabbi, non un sacerdote, non uno scriba, ma un profeta, amato e odiato come solo i profeti possono essere. Alla scuola del Battista, Gesù matura la sua missione, e quando si separa da lui per iniziare il suo ministero itinerante di annuncio del regno di Dio sa che tocca a lui realizzare quanto la predicazione dell'ascetico profeta del Giordano aveva solo annunciato" (Marinella Perroni).
E l'inizio è un invito alla conversione, per poter essere in grado di accogliere con cuore sincero e mente aperta il Vangelo di Dio.
"Egli invita con insistenza a credere alla buona notizia, al Vangelo, perché il tempo ha raggiunto il compimento e il regno di Dio si è fatto vicino. Gesù pone anche delle precise esigenze a chi accetta di ascoltarlo: la conversione come cambiamento di vita, come coraggio di riconoscere che il cammino percorso fino a quel momento è sbagliato e, insieme, coraggio di confessare la propria schiavitù agli idoli, opponendo a essa la ferma decisione di ritornare a Dio, aderendo a lui con una fede salda" (Enzo Bianchi).
L'evangelista Marco ci propone la chiamata dei primi quattro discepoli che "subito, lasciarono le reti e lo seguirono…; lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui" (Mc 1,18.20).
Anche a ciascuno di noi è rivolta una personale chiamata, attraverso la storia e quotidianità della nostra vita. È una chiamata che necessita di una risposta in un radicale cambiamento di mentalità per poter accogliere con sincera conversione del cuore l'invito di Dio.
È l'invito a "credere" alla "buona notizia" di Dio, a Gesù, Vangelo del Padre. È in ultima istanza aderire alla sua Persona.
"La Porta della fede che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l'ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. […] L'insegnamento di Gesù risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna» (Gv 6,28). L'interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per noi oggi: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?» (Gv 6,28). Conosciamo la risposta di Gesù: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6,29). Credere in Gesù Cristo, dunque, è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza" (Benedetto XVI, La porta della fede, 1.3).
Non c'è tempo da perdere: "Il tempo si è fatto breve… passa infatti la figura di questo mondo" (1Cor 7,29.31).


domenica 15 gennaio 2012

Per una nuova evangelizzazione (3)


Del numero 168 della Rivista Il Diaconato in Italia (Per una nuova evangelizzazione: il volto missionario della Chiesa oggi) ho riportato, nel mio sito di testi e documenti, alcuni articoli che ritengo di particolare attualità:






Annunciare il volto nascosto di Dio
di Giuseppe Bellia

Come affermava con lucida provocazione Dostoevskij il punto cruciale di ogni autentica evangelizzazione sta in questo: «se un uomo, imbevuto della civiltà moderna, un europeo, può ancora credere; credere proprio nella divinità del Figlio di Dio Gesù Cristo. In questo infatti sta tutta la fede». La viva esortazione di Benedetto XVI, nel suo discorso a Subiaco dell'1/4/2007, sembra rispondere proprio a questa esigenza di una fede che sappia dire in ogni tempo le ragioni della propria speranza: «Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. [...] Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all'intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini». […]   Leggi tutto…


Fondamenti teologici per una chiesa missionaria
di Gianni Colzani

Molti, anche cristiani, hanno l'impressione che le chiese, con il loro annuncio ed i loro sacramenti, rappresentino un'area residua di sacralità, priva di agganci reali con il mondo moderno; se mai, i valori cristiani possono costituire una comoda riserva etica a cui ricorrere nelle circostanze più gravi. Non sono pochi i cristiani che legittimano la loro presenza nel mondo moderno in base a questo "fare" samaritano, mettendo come tra parentesi la loro fede ed il loro vangelo. In realtà appartiene all'orizzonte della missione l'aver indicato una prima risposta a questo disorientamento: non una risposta alla moda ma una risposta che scaturisce dal dato fondamentale della stessa fede. Per la missione tutta la storia umana va inquadrata nel movimento di amore che dal Padre, quale sua sorgente, arriva alla storia umana attraverso il Figlio e lo Spirito. In questa prospettiva in cui tutta la storia è avvolta dall'amore di Dio, si tratta di ricercare i segni della sua attiva presenza tra noi e, animati dalla sua grazia, operare per un mondo ed una società nuova. La comprensione delle vicende umane non può essere fatta sulla base della sola sociologia o della sola politica; noi abbiamo la convinzione che una visione completa e profonda della realtà ha bisogno di essere completata con la ricerca delle dinamiche culturali e religiose; è nel quadro di una fede che sa guardare con misericordia la storia umana che riconosciamo, oltre al peso del peccato e delle strutture di peccato, anche la grandezza dell'agire di Dio e la forza di un amore che riempie il cuore di speranza. […]   Leggi tutto…


Sulla comunità parrocchiale
di Primo Mazzolari

«C'è nel popolo una resistenza silenziosa, un'apatia ferrigna...». Queste riflessioni del 1936 ci colgono impreparati: quali risposte oggi siamo in grado di dare alla questione "parrocchia"? L'invito a rimboccarsi le maniche è pressante e - necessariamente - urgente.

Nella parrocchia la chiesa fa casa con l'uomo: la sua missione gerarchica dottrinale carismatica vi s'inizia e vi si fissa, e l'uomo, l'uomo concreto - nome, volto, cuore, fragilità e destino eterno - s'innesta e rifluisce nel corpo mistico del Cristo, di cui segna gli aumenti temporali ed eterni. La parrocchia è la miniera, il grezzo. La grazia vi tesse la prima trama gerarchica e vi opera la prima infusione di vita, che deve salire a unità senza fratture e saldarsi alla realtà senza limiti. Le crisi più paurose per l'unità e santità della chiesa nacquero e rifluirono nella parrocchia, come ogni riforma buona e salutare vi trovò gli inizi e le migliori fedeltà. Attraverso di essa fu ed è possibile utilizzare e incorporare gli elementi sani della tradizione, della coltura, della nazione, della razza e ricostruire la cristianità. […]   Leggi tutto…




venerdì 13 gennaio 2012

L'incontro!


2a domenica del T.O. (B)

Appunti per l'omelia

In questa seconda domenica del tempo ordinario, appena iniziato, la Parola di Dio ci presenta la chiamata di alcune persone a seguire il Signore. A differenza di altre "scene" analoghe l'accento non viene posto sulla diretta chiamata: "Seguimi!", ma sulla mediazione di altre persone, che, come pedagoghi e maestri, ci fanno "vedere" il Maestro e ci aiutano a scorgere il cammino da intraprendere. Così è stato per i due discepoli del Battista, di cui uno era Andrea, fratello di Simon Pietro.
All'indicazione di Giovanni, che indicò in Gesù che passava l'Agnello di Dio, i due chiedono a Gesù di poter conoscere dove fosse la sua casa, dove dimorasse.
E quel giorno vi stettero con Lui.
Andrea cercò suo fratello Simone e lo portò da Gesù, divenendo anche lui "mediatore" di quell'incontro così decisivo per la sua vita.
Così è successo al giovane Samuele. Di notte, nel tempio, Dio lo chiama. Ma sarà proprio sotto la guida dell'anziano sacerdote Eli che il giovane potrà rispondere alla chiamata e aderirvi con tutta la sua vita.
Dio si serve di altre persone per farsi presente; di momenti particolari che segnano una sorta di punto demarcatore fra il prima e il dopo. Erano le quattro del pomeriggio, annota l'evangelista Giovanni quando i due incontrano Gesù. Fu una notte particolare quando Samuele conobbe il Signore che rivelò a lui la sua parola che il giovane non lasciò andare a vuoto.
Ognuno potrebbe raccontare della propria personale chiamata e delle persone che sono state determinanti per la nostra conseguente risposta.
Possiamo anche ricordare il momento preciso, una nostra ora, un nostro "quattro del pomeriggio"…
E riaffiorano ricordi ed emozioni… L'incontro con Gesù, con la Persona che ha rapito il cuore e dato senso alla vita… È l'esperienza d'essere entrati nella sua "dimora"…
Abbiamo così imparato a "sentire" la fede, a "gustare" la pietà, ad avvertire la presenza del Signore nelle vicende della nostra vita…, a capire che il cristianesimo che professiamo non è una semplice dottrina, ma una decisiva esperienza di vita.
È entrare nella Vita, dove la Parola di Dio è veramente Parola di Vita!

sabato 7 gennaio 2012

Il Compiacimento del Padre


Battesimo del Signore (B)

Appunti per l'omelia

Oggi la liturgia, nel contesto del mistero del Natale, celebra il Battesimo del Signore al fiume Giordano: manifestazione di Dio in Gesù, che si immerge nella realtà umana per farla nuova. Giovanni vede aprirsi i cieli e "lo Spirito discendere verso di lui", verso Gesù. La voce del Padre, che nel Figlio ripone il suo compiacimento, è l'invito a rivivere l'evento del nostro Battesimo, quale "immersione" nella morte e risurrezione di Cristo, per una vita tutta rinnovata dalla sua Parola.
Immersi anche noi in quell'acqua che tutto rigenera, in quella Parola che discende da Cielo come pioggia che non vi ritorna "senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia: Parola che opera secondo il desiderio per cui è stata mandata" (Cfr. Is 55,10-11).
E la Parola venne a noi, nello Spirito, con l'acqua e con il sangue (Cfr. 1Gv 5,6), in quell'acqua in cui siamo stati lavati, in quel sangue in cui siamo stati rigenerati.
Mistero grande di un Dio che si manifesta a noi nel suo annullarsi in una condizione di servo (cfr. Fil 2,7). Dio, infatti, per manifestarsi, può soltanto "discendere": modello per il nostro vivere su questa terra da veri suoi figli.
Immerso Gesù nelle acque del Giordano, nel suo uscire dall'acqua, in questo aprirsi delle acque che ce lo riconsegnano, quasi in un effetto speculare, contempliamo lo squarciarsi dei cieli: il discendere dello Spirito e il venire della Voce di compiacimento per il Figlio amato (Cfr. Mc 1,10-11).
In quel Figlio, anche noi siamo diventati "figli": anche per noi sono rivolte le parole del Padre: "In te ho posto il mio compiacimento", se veramente abbiamo accolto lo Spirito che ci è stato donato.
Vivere il nostro Battesimo è uscire dall'acqua con impresso il Volto del Figlio, e passare per questo mondo sanando tutti, come ha fatto Lui.

giovedì 5 gennaio 2012

Guardare oltre, con nel cuore il mondo


6 gennaio, Epifania del Signore

Appunti per l'omelia

Oggi la Chiesa celebra la solennità dell'Epifania, cioè della Manifestazione del Figlio di Dio a tutte le genti, rappresentate dai Magi, che non appartenevano al popolo di Israele. Essi, all'apparire della stella, si mettono in cammino attirati da Qualcuno che li attendeva a Betlemme. Quel Bambino è la manifestazione vivente di un Dio, che non fa preferenze di persone, ma è punto di convergenza dell'anelito di tutti i popoli, che rende possibile la fratellanza universale.
Gerusalemme, avvolta dallo splendore della gloria di Dio, è punto di incontro di "popoli lontani", attratti dalla luce che in essa brilla: giungono a lei popoli di tutta la terra, in un clima di grandissima gioia, in un reciproco scambio di doni: così la visione di Isaia.
Anche l'apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Efeso, rivela che non soltanto il popolo di Israele, ma tutte le Genti sono chiamate a partecipare alla salvezza portata da Cristo e a formare la Chiesa nella sua totalità.
È una visione che dà respiro all'anima, che apre il nostro cuore all'accoglienza, che ci dà la possibilità di sperimentare il dono della diversità, la possibilità di una unità più grande.
È l'esperienza quotidiana in cui possiamo guardare all'altro, al nostro vicino, a popoli lontani da noi per cultura e credenza, a tante persone che magari incontriamo ogni giorno e che "non frequentano come noi il tempio", come a fratelli in cammino come noi, condotti dalla stella che ci indica il cammino nella notte presente, per l'incontro con Colui che aspettiamo per una speranza che non ci deluda.
È scoprire quei "semi del Verbo" che sono presenti in tutti e farli emergere e dar loro quel risalto che attendono.
"Il Verbo si è fatto carne", abbiamo contemplato in questo Natale. Se la Parola ha veramente preso dimora in noi ed ha illuminato tutta la nostra esistenza, allora sarà Lei a riconoscersi in coloro che, magari non avendone piena coscienza, vivono di quei germi di verità che sono stati seminati nel loro cuore.
Non si tratta di omologare le religioni, come se una valesse l'altra. «La fede cristiana mantiene tutta la sua unicità: così come l'ha assunta dalla tradizione ebraica, che pure era un modo con cui Dio si è rivelato. Quel Dio che si era manifestato "in modo ricco e diverso" nella prima alleanza, si è manifestato in modo pieno in Gesù, Verbo incarnato. In questa luce acquista senso nuovo anche l'evangelizzazione. Noi non possiamo non portare la "buona notizia" del Cristo morto e risorto a tutte le genti: è attraverso di lui che il Padre ha parlato in modo "definitivo" all'umanità. Questo non significa necessariamente che avvenga in modo quasi magico la conversione al cristianesimo: da parte nostra, si tratta anzitutto di scoprire il linguaggio che il Padre si rivolge a ciascuno e mettersi in dialogo con lui nei fratelli e sorelle. Sarà il Padre stesso a condurre questo dialogo dove lui vuole finalizzarlo.
Mi immagino un mondo in cui i cristiani siano veramente "anima" del mondo, facendo emergere tutti quei semi del Verbo che, messi in luce, possono condurre l'umanità a riscoprirsi la famiglia dei figli di Dio» (don Tonino Gandolfo, in Città Nuova, 24/2011).