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venerdì 22 ottobre 2010

La preghiera del povero

24 ottobre 2010 – 30a domenica del Tempo Ordinario (C)

Parola che si fa vita

La preghiera del povero attraversa le nubi (Sir 35,21)


La preghiera non è qualcosa di statico, è un'amicizia che implica uno sviluppo e spinge a una trasformazione, a una somiglianza sempre più forte con l'amico, dice Santa Teresa D'Avila.
E chi più di Gesù può dirci cos'è la preghiera che arriva fino a Dio?
Nel Vangelo di oggi, Gesù conclude così la parabola del fariseo e del pubblicano: "Vi assicuro che il pubblicano tornò a casa perdonato; il fariseo invece no".
Il fariseo, pregando, non esprime l'azione di grazie, ma la soddisfazione di sé; più che fare l'esame di coscienza, fa l'esame di compiacenza. Il pubblicano, al contrario, non moltiplica le parole, si riconosce peccatore, è consapevole della propria indegnità, delle proprie miserie e si fida. La sua fede gli apre il cuore, vede il suo nulla e il tutto di Dio. La sua è la preghiera del povero che "attraversa le nubi" e quindi ottiene risposta: chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato.
Quale insegnamento per noi!
La preghiera non è questione di gesti, di segni esteriori, ma di atteggiamenti di fondo che investono la persona. Gesù ci fa capire che non basta obbedire, osservare, essere in regola, ma di amare nella semplicità e nella gratuità.


Testimonianza di Parola vissuta


Questa mattina ero al Pronto Soccorso per una radiografia; dopo una lunga attesa, l'infermiere mi accompagna davanti ad una porta e mi invita ad attendere la chiamata al mio turno. Nell'attesa, adagiato sulla carrozzina, tiro fuori il Rosario e incomincio a pregare. Per chi? Tra le tante necessità ho scelto di pregare per il mio prossimo più vicino: ho iniziato recitando un'Ave Maria per quell'ammalato che mi passava vicino, per quel dottore che usciva ed entrava tutto indaffarato, per l'infermiere che correva e imprecava un po' per lo stress... Sono riuscito a pregare i misteri gloriosi e metà di quelli gaudiosi.
Ad un certo momento un infermiere e mi fa entrare per la radiografia; il medico fa una battuta provocatoria alla quale rispondo sorridendo, solo per volergli bene. Lui si accorge che cerco di infilare nella tasca il rosario e mi chiede cosa sia. Rispondendo, gli dico che ho pregato anche per lui. Davanti al suo stupore, gli dico che, prima di essere prete, avevo scelto Dio e non la "carriera", come lui precedentemente aveva insinuato nella sua battuta, un Dio che non delude. Ringraziandomi mi chiede il numero di telefono per continuare un dialogo con me e per affidarmi le intenzioni di preghiera! Anche così Maria è entrata in Ospedale.

(don Fabrizio)


(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)
(vedi anche Commento alla Parola di Claudio Arletti)



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