Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


venerdì 24 settembre 2010

Preferenza per gli ultimi

26 settembre 2010 – 26a domenica del Tempo Ordinario (C)

Parola da vivere

Il Signore dà il pane agli affamati (Sal 146,7)


Il salmo responsoriale di questa domenica è stato comparato da un celebre studioso tedesco dei Salmi, Gunkel, ad un "carillon di campane che incessantemente cantano la lode al Signore creatore, redentore, liberatore, re". Si tratta di un ritratto eseguito attraverso la successione delle sue azioni all'interno della creazione e della storia. Il primato è comunque riservato all'azione di amore e di giustizia che Dio compie nei confronti dei poveri e degli ultimi. Dio dedica tutta la sua tenerezza al mondo degli emarginati: gli oppressi, gli affamati, i prigionieri, i ciechi, i caduti, i giusti, lo straniero, l'orfano e la vedova. Anche Gesù nella sinagoga di Nazaret inaugurerà il suo ministero pubblico proclamando un testo di Isaia affine al salmo 146.
Noi siamo figli di questo Dio e come figli siamo invitati a imitarlo. Nella vita concreta di ogni giorno: aperti alla sua presenza, siamo chiamati a costruire fraternità e solidarietà. Papa Benedetto ci ricorda che noi cristiani siamo impegnati a "rendere divina perciò più degna dell'uomo la vita sulla terra... L'anelito del cristiano è che tutta la famiglia umana possa invocare Dio come Padre nostro!" (Caritas in veritate, 79). Per questo siamo fatti: per la fraternità universale che è attenzione all'altro, condivisione, solidarietà, ascolto, farsi uno, servizio. Che nessuno mai ci sia indifferente e ci sfiori invano.


Testimonianza di Parola vissuta


A volte è duro il lavoro in ospedale.
Oggi è Pasqua e sono di turno.
Ho appena dato la notizia ad un giovane marito della grave malattia della moglie; poi sono venuti il fratello, la madre…
Ho pianto insieme a loro, nell'inutilità delle parole.
A volte pesa questo fardello di dolore: malattie, solitudini, situazioni limite, vite che bruscamente si spengono. Uscendo, passo davanti alla cappella e penso al concentramento della sofferenza di tanti che sono passati e passano continuamente in questo luogo a gridare la loro angoscia, e l'ospedale mi è parso come la cattedrale del dolore.
Ogni dolore è quasi una spia luminosa ed intermittente che indica a tutti la precarietà della vita. Ma oggi è Pasqua, mi son detto, è la festa di uno che di dolori ne ha avuti tanti. E la grande gioia è che lui è risorto.


(R.S.)


(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)
(vedi anche Commento alla Parola di Claudio Arletti)


Nessun commento:

Posta un commento