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domenica 30 maggio 2010

Il Cielo dentro di noi!


Oggi, domenica della Santissima Trinità, mi ritorna alla mente e nel cuore un pensiero di Chiara Lubich del Natale 2001. È un venir introdotti, con la soavità e la forza dello Spirito, nel Cielo che è dentro di noi, la Santissima Trinità.

«[...] È presente un infinito tesoro dentro di noi. È come una voragine, come un abisso, come un sole divino dentro di noi: è la Trinità Santissima. Abbiamo, quindi, la possibilità di convivere con la Trinità, e sentire il richiamo a perdersi nell'Immenso dentro di noi, per ritrovarsi "cristificati".
Chiudendo le imposte dell'anima al di fuori per aprirle al di dentro, possiamo colloquiare: è un invito a intrattenerci nel Cielo dentro di ni, dove l'Eterno vive ed è l'Essere vero.
Ma non è solo preghiera ciò che domanda la Santissima Trinità dentro di noi. Le tre divine Persone, che sono l'unico Amore, desiderano avere un rapporto di Cielo con ognuno di noi; e l'una diverso dall'altra.

Il Padre. Abbiamo un Padre. È presente nel nostro intimo il Padre. Quel Padre Celeste, che ha dato origine e sostiene l'immensa creazione, il cosmo, in cui siamo immersi come goccia in un oceano, è pure qui nel nostro piccolo cuore.
E questo Padre è padre davvero. È il destinatario della più divina preghiera che possiamo pronunciare: il Padre nostro. Lo invochiamo in nome di Gesù per ottenere le grazie desiderate.
Come san Pietro suggerisce, gettiamo ogni sollecitudine in lui (cf 1Pt 5,7). E, dobbiamo dirlo: quante volte, un'infinità di volte, buttando le nostre preoccupazioni nel suo cuore, con fede, ne siamo stati liberati in tutta fretta, sono svanite nel nulla, risolte dal suo amore! Perché così si fa con un padre: ci si affida, in tutto e per tutto, a lui, sicuri. E questo è un padre: il sostegno, la certezza del figlio che, come un bambino, si butta spensierato fra le sue braccia.

Il Verbo. C'è anche il Figlio dentro di noi, il Verbo incarnato: Gesù. C'è Gesù dentro di noi! Abbiamo imparato ad amarlo nell'Eucaristia, nella Parola, nell'unità tra i fratelli, nel povero, nell'autorità che lo rappresenta…, nel profondo del nostro cuore. Ma è quando Gesù sulla croce giunge a gridare l'abbandono del Padre che lo riconosciamo e amiamo come Sposo delle nostre anime. Quale Sposo è stato per noi! E lo sarà fino alla fine della nostra vita. È stato Lui a sostenerci in tutte le prove, in tutte, suggerendoci come superarle, per ridarci luce e pace e forza. Gesù abbandonato, il nostro Sposo!

Lo Spirito Santo. Quello Spirito di cui conosciamo i divini effetti: nelle persone, nelle comunità rinnovate dalla sua presenza, dalla sua atmosfera. Questo Spirito a cui, come ad altri noi stessi, ci confidiamo sicuri; che sempre risponde quando lo invochiamo e ci suggerisce parole di sapienza; che ci dà conforto, ci sostiene e ci ama d'un amore particolare come un amico vero. È nostro amico lo Spirito Santo.

Padre, Sposo, Amico. Che vogliamo di più? E, i Tre, uno, un solo Amore che ha preso stanza nel nostro cuore. [...] ».


venerdì 28 maggio 2010

Come in Cielo...

30 maggio 2010 – Santissima Trinità (C)

Parola da vivere



Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
(vers. al vangelo)



Oggi il cristiano e i predicatori della Parola, per cogliere l'ineffabile mistero della Trinità, dovranno essere contemplativi.
Affidandoci allo Spirito, chiediamo di inoltrarci nella conoscenza del mistero della Trinità. La strada che siamo invitati a percorrere non ci porta a "sapere", ma a contemplare.
Questa festa ci porta a contemplare il Paradiso: la vita ineffabile, dove il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vivono un intenso e caldo rapporto di comunione.
Anche a noi l'amore dei Tre ci è partecipato e "riversato nei nostri cuori", così scrive san Paolo. A tutti noi allora è dato di gustare l'amore, il perdono, la dolcezza di questo stupendo loro amore.
Siamo figli del Padre che ci ama immensamente; siamo amici di Gesù che vive accanto a noi, prende su di sé le nostre fragilità, i mali, il peccato, donandoci il perdono e la salvezza; siamo consolati dall'amore dello Spirito Santo, forza in ogni nostra tribolazione.
Ci chiediamo: è possibile vivere sulla terra questa umana, divina avventura trinitaria? Sì..., se ci amiamo così: l'amore reciproco deve diventare lo stile di vita del cristiano.


Testimonianza di Parola vissuta


L'altra mattina nella meditazione ci eravamo lasciati con la Parola da vivere: "Amare per primo ", ricordando la frase di Paolo nella lettera ai Romani che dice: "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi". Avevamo preso coscienza del fatto che l'amore soprannaturale ama non per interesse o per pura amicizia o altro. Spinge ad avere sempre l'iniziativa, senza attendere di essere amati. E così che nel pomeriggio, prima di riprendere il lavoro, affacciandomi alla finestra ho notato che cominciava a piovere e che gli indumenti dei miei compagni, ormai quasi asciugati, si bagnavano di nuovo. Mi sono ricordato della meditazione del mattino e sono corso per andare a toglierli. Scendendo in lavanderia per stenderli, ho visto che c'erano sulle corde dei vestiti già asciutti. Ho iniziato a raccoglierli e poi a piegarli per bene e a riporli nell'armadio. Facendo quel lavoro con amore, sentivo che ogni camicia o maglia che piegavo era per far dono ai miei fratelli di casa, e mi si riempiva l'anima di gioia! Ma questa spinta nasceva dall'essermi sentito tante volte amato per primo. Molte volte, infatti, quel gesto compiuto quel pomeriggio qualcuno lo aveva fatto per me. Questo faceva scaturire in me il desiderio di far sentire amati anche gli altri.


(G.D.)


(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)

giovedì 27 maggio 2010

Il diaconato in Italia

Il diaconato in Italia n° 161
(marzo/aprile 2010)




I diaconi:
pregare in casa,
pregare in chiesa


Sommario

EDITORIALE
Forza della preghiera in un tempo di crisi (Giuseppe Bellia)

CONTRIBUTO
La preghiera dei diaconi, grido dei poveri (Enzo Petrolino)

APPROFONDIMENTO
La liturgia delle Ore (Julo Cumani)

SPIRITUALITÀ
Pregare in casa, pregare in chiesa (Andrea Spinelli)

MOTU PROPRIO
Introduzione (Enzo Petrolino)
Vecchio e nuovo a confronto (Ferdinando Appiotti)
Come leggere il Motu proprio?

RIFLESSIONI
Teologia e prassi del diaconato nella chiesa (II) (Fabrizio Mandreoli)

STUDIO
Il tragitto dell'alleanza (Luca Bassetti)

DISCERNIMENTO
«Quando i giorni sono cattivi» (II) (Luciano Manicardi)

Rubriche

IL PUNTO
Il collegio diaconale (Giuseppe Barracane)

PAROLA E SERVIZIO
Discernimento e vocazione (Elisabetta Granziera)

TESTIMONIANZA
Sui fatti di Rosarno (Vincenzo Alampi)



martedì 25 maggio 2010

Prima di tutto, cristiani


Ho riletto con molto interesse il discorso che il Papa ha pronunciato all'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici il 21 maggio scorso, sul tema "Testimoni di Cristo nella comunità politica". Mi ha nuovamente confermato che effettivamente "la politica è un ambito molto importante dell'esercizio della carità", una diaconia in atto in tutti gli ambiti del vivere umano, "un impegno fondato non su ideologie o interessi di parte, ma sulla scelta di servire l'uomo e il bene comune, alla luce del Vangelo".
"Non rientra nella missione della Chiesa la formazione tecnica dei politici", occorre però che i cristiani, per esercitare questa "alta carità", siano "testimoni di Cristo e del Vangelo nella comunità civile e politica".
La comunità ecclesiale (come ho ripetuto molto spesso negli interventi di questo blog) è il luogo privilegiato per la formazione, la vita, la testimonianza di autentici cristiani: è nella comunità cristiana che si impara e si attua quel servizio di reciprocità e di dialogo verso l'umanità in cui siamo immersi, che è segno eloquente della diaconia di Cristo, venuto non per essere servito, ma per servire.
La diaconia è vocazione di tutta la chiesa, al servizio del mondo e per il mondo. Essa trova nella diaconia ordinata il segno sacramentale di Colui che ha dato la vita per tutti, in diaconi non chiusi nel recinto sacro, ma immersi fra la gente, quali animatori di quella relazionalità che rende viva la convivenza umana.
Nasce di conseguenza la convinzione che i cristiani che si impegnano in politica sono testimoni di questa diaconia di Cristo, diaconia primariamente vissuta nella comunità ecclesiale. Solo così essi potranno essere poi coerenti "con gli insegnamenti della Chiesa, condividendo ragioni ben fondate e grandi ideali nella dialettica democratica e nella ricerca di un largo consenso con tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita e della libertà, la custodia della verità e del bene della famiglia, la solidarietà con i bisognosi e la ricerca necessaria del bene comune".
Se per i cristiani è prioritario il servizio ad immagine di Cristo, questi "non cercano l'egemonia politica o culturale, ma, ovunque si impegnano, sono mossi dalla certezza che Cristo è la pietra angolare di ogni costruzione umana".
Saper dialogare è un'arte, come saper amare.
La comunità cristiana, composita nelle sue espressioni, è arricchita anche da associazioni e movimenti i cui membri sono "sostenuti dalla ricchezza carismatica, comunitaria, educativa e missionaria propria di queste realtà", "una buona scuola per questi discepoli e testimoni".
La concretizzazione poi di questa diaconia nell'ambito della politica è "mostrarsi aperti ad ogni vero dialogo e collaborazione, tenendo presente che la politica è anche una complessa arte di equilibrio tra ideali e interessi, ma senza mai dimenticare che il contributo dei cristiani è decisivo solo se l'intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione. È necessaria una vera rivoluzione dell'amore".
Il lavoro è lungo e arduo, ma non impossibile.

domenica 23 maggio 2010

Dio è amore!


Pentecoste: il dono dello Spirito Santo. L'abbiamo ricevuto e ci siamo trovati figli di Dio: "per mezzo di Lui gridiamo: Abba! Padre!".
Riporto un articolo di Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti, tratto dalla rivista Orizzonti news, n° 1-2010), dal titolo Dio è Amore!

(nella foto: Chiara Amirante, viaggio in Brasile, marzo 2010)
"Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna" (Gv 3,15).

È questa la grande notizia che il Signore Gesù viene a rivelarci.
Dio è Amore! È un raggio di luce divinissima che squarcia le tenebre più gelide della nostra anima.
Gesù ci insegna a rivolgerci a Dio chiamandolo Abbà, papino. Dio è Padre, è il nostro "papino" e ci ama immensamente! È davvero una meravigliosa rivelazione capace di colorare di pace, di speranza, di gioia i momenti più drammatici della nostra vita!

Se Dio è Onnipotente ed è il nostro papà che ci ama immensamente, di che cosa possiamo più avere timore?! Se Dio si prende cura dei gigli dei campi, degli uccelli del cielo, tanto più si prenderà cura con immensa tenerezza di ogni suo figlio sotto il cielo.

E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15).

Non ci è stato dato uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma uno spirito da figli mediante il quale gridiamo: Abbà, Padre!
E se siamo figli siamo anche eredi, coeredi di Cristo, eredi di Dio. Siamo figli, siamo eredi di Dio!
In un mondo che sembra impazzito nell'inseguire le seduzioni dei tanti paradisi artificiali che imprigionano l'anima fino a ucciderla, c'è Qualcuno che viene in nostro aiuto.
In un mondo in cui tutti sembrano così protesi nella folle corsa verso il successo da diventare incapaci di donare amore e ricevere amore, c'è Qualcuno che risponde alla profonda inquietudine del nostro cuore, all'inestinguibile sete di amore della nostra anima: Dio!
Il Signore della creazione viene ad abitare in mezzo a noi e ci ama fino al punto di versare il suo sangue divinissimo per sanare ogni nostra ferita, prende su di sé la nostra angoscia per donarci la pace, vive il più terribile abbandono perché noi possiamo non sentirci più soli e lasciarci riconciliare con Dio, prende su di sé la morte per donarci di vivere già su questa terra la bellezza della vita del Cielo.
Lasciamoci allora riconciliare con Dio, lasciamoci raggiungere in profondità da questa meravigliosa notizia: Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo figlio unigenito perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna (Gv 10,15). Apriamo il cuore all'Amore, dilatiamo gli orizzonti dell'anima sull'eternità, contempliamo l'infinita misericordia di Dio! Quanto è difficile per noi riuscire a perdonare chiunque ci ferisca, quanto è difficile perdonare noi stessi, i nostri errori, fallimenti, peccati. È bello allora lasciarci raggiungere da questa splendida notizia che ci viene rivelata dalla Parola di Dio: Dio è amore, Dio è misericordia. È bello lasciarci investire dall'abbraccio esultante del Padre che fa festa quando il figliol prodigo, dopo aver dilapidato tutto, decide di tornare a casa. Che profonda commozione quando apriamo il nostro cuore alla luce dell'amore di Dio e scorgiamo quanto pazzamente Lui ci ha amato e quanto pazzamente noi lo abbiamo tradito.

Sono lacrime di dolore nello scoprire quanto ogni nostro peccato sfigura la bellezza divina della nostra anima, ferisce in profondità il cuore dei nostri fratelli, produce frutti di morte nella nostra vita. Sono lacrime di gioia nel fare l'esperienza dell' abbraccio misericordioso di Dio che rinnova il cuore e trasfigura ogni ferita.
Che grazia immensa poter fare l'esperienza della riconciliazione grazie all'amore infinitamente misericordioso di Dio!

Sì, abbiamo un profondo bisogno di lasciarci riconciliare con Dio, con noi stessi, con il nostro passato, e riconciliarci con i nostri fratelli. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro! (Lc 6,36).

Immergiamoci nell'infinito oceano della misericordia di Dio e lasciamoci rinnovare dal suo amore!


venerdì 21 maggio 2010

Lo Spirito che rende figli

23 maggio 2010 – Pentecoste (C)

Parola da vivere

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli (Rm 8,15)


Gli apostoli, radunati in preghiera con Maria, ricevono in dono lo Spirito Santo, promesso da Gesù il giorno del suo ritorno al Padre. Tutte le persone accorse, di lingua e nazionalità diverse, comprendono nella loro lingua il linguaggio dell'amore: le meraviglie, "le grandi opere", che la nuova comunità nascente, unita dallo Spirito Santo, va annunciando e compiendo.
La festa di Pentecoste vuol farci più coscienti del dono che anche noi abbiamo: "Avete ricevuto lo Spirito che rende figli". Di qui il coraggio di far sapere con la nostra vita che siamo la nuova famiglia di Dio.
«Noi, come Gesù, possiamo dire a Dio: "Abbà, Padre!" - "Papà"! Una parola che parte dal cuore e dice confidenza, abbandono al suo amore, certezza di essere amato. Qui si entra nel cuore di Dio». (Chiara Lubich).
L'essere guidati dallo Spirito nel proprio cammino, lo sperimentare questa consolante e dolcissima presenza nell'intimo del nostro essere, non è qualcosa riservato a cristiani "speciali", ma costituisce una possibilità offerta a tutti, credenti e in ricerca.
La nostra risposta? È amare Dio e amare l'uomo.
Dio non è solo Padre mio, ma è Padre anche di chi ci sta accanto, del povero, dell'immigrato: è "Padre nostro". La voce dello Spirito che risuona dentro, ci chiede di amare tutti.
Si rinnova allora anche oggi una nuova Pentecoste.


Testimonianza di Parola vissuta


Un giorno a scuola dovevamo svolgere un compito: esprimere attraverso un disegno o uno scritto il tema della solidarietà. lo ho proposto di lavorare insieme, ma subito però, mi sono accorto che nessuno voleva nel proprio gruppo Maurizio, un compagno che spesso viene escluso e preso in giro da tutti gli altri. Lui, demoralizzato, continuava a ripetere che questo lavoro l'avrebbe fatto a casa con sua sorella.
Vedendolo così triste, ho capito che ancora non avevo fatto tutta la mia parte per aiutarlo ad inserirsi con il resto della classe. Così l'ho invitato a venire nel mio gruppo, anche se gli altri miei compagni lo rifiutavano. Quando, nel pomeriggio, dopo avergli telefonato, sono passato a prenderlo con la bici, lui mi aspettava già fuori sul cancello, tutto sorridente.
Quando siamo entrati a casa di Elisa, che mi aveva dato il permesso di portarlo, gli altri miei compagni ci hanno guardato con tanta meraviglia e hanno cominciato a protestare. Allora io ho spiegato che mi sembrava inutile fare un disegno sulla solidarietà se prima non eravamo solidali tra di noi e, loro dopo avermi ascoltato, mi hanno dato ragione.
Così abbiamo lavorato insieme e alla fine della giornata eravamo proprio soddisfatti. Da quel giorno anche Maurizio è diventato amico di tutti.

(Michele)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)

domenica 16 maggio 2010

Il nostro Cielo


Chiudo questa giornata, molto intensa per gli avvenimenti vissuti e le molte persone incontrate, con un pensiero che mi ha fatto vivere con più coscienza questa festa dell'Ascensione del Signore.
Ripenso a quanto san Paolo dice di Gesù, che è "asceso", perché prima è "disceso" (cf Ef 4,9) da quel Cielo che è il "suo essere".
Quel Cielo che è il nostro vero essere!
È salito perché è sceso…
Dio non può che discendere, ché più in alto di Lui non c'è nulla…
Questo "scendere" di Dio mi rivela la sua vera natura e mi richiama la mia più genuina vocazione: quel "servizio" reciproco a cui ognuno è chiamato, condizione essenziale perché "tutto il corpo" sia elevato in alto ed assuma la sua vera dignità.
Il nostro cielo è "perdersi" per amore nel fratello per ritrovarci, insieme, in Lui creature nuove.

(Foto: Nel sole, olio su tela di Massimo Melicchio)


venerdì 14 maggio 2010

Testimoni della speranza

16 maggio 2010 – Ascensione del Signore (C)

Parola da vivere

Di me sarete testimoni (At 1,8)


Luca racconta: "Gesù mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato in cielo".
La festa dell'Ascensione inaugura il tempo della speranza. Gesù effettua il passaggio delle consegne e apre la missione apostolica.
Gli apostoli avevano fatto l'esperienza di stare con Gesù. Avevano ascoltato e gustato le sue parole, la sua presenza aveva loro riempito il cuore e dato conforto e speranza.
L'Ascensione raccontata da Luca è vista come glorificazione di Gesù presso il Padre, inseparabile dalla risurrezione. Per questo Gesù può dire agli apostoli e oggi anche a noi: "Di me sarete testimoni".
Noi però non abbiamo visto Gesù con gli occhi, né udito parlare, ma abbiamo fatto l'esperienza che Gesù è vivo in noi e fra noi. È avvenuto tutte le volte che l'abbiamo incontrato a tu per tu nella preghiera e, vivendo la sua parola, abbiamo amato gli altri e ci siamo amati l'un l'altro.
Gesù "un giorno tornerà" e ci porterà ad occupare il posto da lui preparato e a vivere con lui nella gloria.
È bene, quindi, salire sul treno che corre verso il futuro: il treno della speranza.


Testimonianza di Parola vissuta


Durante l'ultimo anno dell'Università - ho studiato ingegneria civile in Polonia - con una mia collega abbiamo iniziato a lavorare in una azienda. Quando sono entrata nell'ufficio dove avrei dovuto lavorare, ho subito notato appesa alla parete una foto che andava contro la dignità della donna.
La mia collega mi consigliava di non dire nulla, che era già difficile trovare un lavoro e che era meglio non rischiare di perderlo. Io però non potevo rimanere indifferente, significava approvare la mancanza di rispetto verso le donne, e io volevo essere fedele ai miei ideali di vita. Ma cosa avrebbero pensato gli altri colleghi dell'ufficio?
La mattina dopo mi sono fatta coraggio e per prima cosa ho tolto dalla parete quella foto. I colleghi non solo non mi hanno disapprovata, ma anzi da quel giorno il nostro rapporto è diventato sempre più profondo e io ho imparato l'importanza di essere protagonista nell'ambiente in cui vivo, senza giudicare nessuno, ma anche senza rimanere indifferente a ciò che succede.

(M. T., Polonia)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)

martedì 11 maggio 2010

Un servizio "vivo"


Ho incontrato persone, impegnate nell'animazione della vita parrocchiale, che si lamentano della poca rispondenza ai loro sforzi. E ho notato che una sorta di stanchezza e di sfiducia serpeggia nell'animo di queste persone che, nonostante la buona volontà nell'animare le varie attività, non si sentono soddisfatte dei risultati, soprattutto della rispondenza della gente.
Ci si interroga sul perché di questo stato d'animo… Ci si incontra e ci si scambia pensieri su possibili vie d'uscita…
Alla fine si capisce che ogni sforzo profuso per l'evangelizzazione non porta frutto se non è motivato da una profonda interiorità e ancorato in un rapporto personale con Dio. Non possiamo essere suoi testimoni credibili, se la nostra vita non è totalmente presa da Lui ed il nostro "servizio" non è un puro "darsi da fare", anche per un nobile scopo. Solo così la comunità diventa "luogo" dell'incontro con Dio, "nuovo" tempio della sua manifestazione.
Ne ho trovato conferma nel commento che Claudio Arletti ha fatto al vangelo di domenica scorsa (cf. Gv 14,23-29), dal titolo: Il Figlio si manifesta"'dentro" il cuore.

Riporto alcuni passi:
«Perché il Dio di Gesù rimane un Dio minoritario, fuori dalle cronache, difficile a conoscersi, quasi un Dio di pochi, di un gruppetto? In altre parole, perché il gregge di Cristo è sempre un "piccolo" gregge? Il messaggio evangelico così rispondente alle attese e alle nostalgie di ogni uomo non dovrebbe far breccia in tutti i cuori? (…) Più che mai i tempi che viviamo suscitano interrogativi analoghi. (…) È una scelta di Dio percorrere la via della minorità o forse il seme della Parola non è per tutti i terreni e rimarrà sempre e solo fecondo per qualche isolato lembo di terra? (…)
Chi ama il Figlio custodisce la sua Parola, come un uomo difende all'interno della propria casa i suoi oggetti più preziosi. La Parola viene a collocarsi al centro della vita, perché è al centro del cuore, nei recessi intimi della coscienza e del pensiero. Il Padre amerà colui che realizza tale custodia fino al punto di venire a lui, assieme al Figlio e allo Spirito, fino al punto da prendere dimora presso di lui. (…) Ma qui l'appello è assolutamente al singolare. Non si parla di comunità o assemblea. Tutto è giocato, diremmo, a tu per tu come se il fattore numerico fosse irrilevante. La manifestazione non è al mondo e neppure ai discepoli se non avviene nel profondo del cuore umano. (…)
Il cammino dell'interiorità è significato splendidamente dall'effusione dello Spirito. Il Padre manderà il Paraclito nel nome del Figlio perché l'interiorizzazione del Maestro e del Padre cui appartengono le parole del Maestro sia effettiva. (…) Si tratta di comprendere cosa significhi intimità con Dio, reale esperienza di Lui. (…)
Il Figlio allora non si manifesta al mondo attraverso segni a effetto, solo miracolistici. Il Figlio si manifesta al mondo grazie alla testimonianza anche di un solo uomo in cui il Cristo viva davvero. (…)».

E se in più persone vive Cristo, allora la comunità, i cui membri sono "legati" dall'unico amore, esprimerà questa inabitazione della Trinità nel cuore umano, divenendone quasi l'altoparlante.

venerdì 7 maggio 2010

L'amore, risposta alla Parola

9 maggio 2010 – 6a domenica di Pasqua (C)

Parola da vivere


Se uno mi ama osserverà la mia parola (Gv 14,23)


Nel discorso d'addio Gesù confida e svela agli apostoli l'intimità d'amore che vive con il Padre e lo Spirito Santo: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui".
L'osservanza della Parola, come risposta all'Amore, determina la presenza di Gesù in coloro che lo amano e in lui confidano.
E in questa realtà vissuta, Gesù si accosta alla gente e la gente riscopre la gioia dell'incontro con lui.
La Parola va sì conosciuta, annunciata, ma - perché parola di Dio che ha l'odore della terra e il sapore del cielo - va prima di tutto e soprattutto accolta, amata e vissuta. Allora darà il suoi frutti!
Per questo i credenti non hanno alcun motivo di inquietudine e turbamento. l nostri dolori, le impreviste disgrazie, le assurde malattie ci possono ricordare il grido di Gesù: "Dio mio, perché mi hai abbandonato?".
«Proviamo, dunque, a riconoscere Gesù in tutte le angustie, le strettoie della vita, in tutte le oscurità, le tragedie personali e altrui, le sofferenze dell'umanità che ci circonda. Sono lui, perché egli le ha fatte sue. Basterà dirgli con fede: "Sei tu, Signore, l'unico mio bene", basterà fare qualcosa di concreto per alleviare le "sue" sofferenze nei poveri e negli infelici, per andare al di là della porta, e trovare al di là una gioia mai provata, una nuova pienezza di vita» (Chiara Lubich).


Testimonianza di Parola vissuta



Siamo un gruppo di ragazzi di una piccola città del nord Italia, e da un po' di tempo abbiamo deciso di impegnarci insieme a vivere il comandamento nuovo di Gesù, cioè amarci a vicenda come Lui ci ha amato, per costruire fra di noi un pezzetto di mondo unito. Così, ogni due settimane, ci ritroviamo a casa mia per passare un po' di tempo assieme e per raccontarci come ognuno di noi ha cercato in quei giorni di amare e di vivere le parole del Vangelo.
Il comunicarci le esperienze è molto importante per noi: ci aiuta, infatti, a rafforzare l'unità tra di noi e a superare qualche momento difficile. Cercando di mettere in pratica le parole del Vangelo, scopriamo quanto è bello amare chiunque ci passa accanto: la persona anziana a cui cedi il posto in pullman; l'immigrato che incontri al semaforo; il compagno di scuola che non riesce a risolvere un problema o sta passando un momento difficile; l'amico che ti sembra troppo prepotente; i fratelli e le sorelle con cui dividi la camera; e, sembra strano, ma anche i professori che ti stanno antipatici.
Certo per queste esperienze non verremo citati nei libri di storia. Però la gioia dell'unità che si crea fra di noi e che vogliamo portare a tanti altri ragazzi, ricambia 100 volte tutta la fatica che a volte possiamo incontrare nel costruirla.

(Mirco, Alex, Mario e Vincenzo)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)

giovedì 6 maggio 2010

Di ritorno dalla Sindone


Sono stato, assieme a mia moglie, a visitare la Sindone.
L'esperienza che abbiamo potuto fare non è descrivibile a parole...
Cercherò comunque di dire qualcosa di quanto vissuto.
Tutto il percorso che fai (abbastanza lungo), in silenzio, è una vera preparazione spirituale. Poi il filmato sul "lenzuolo", prima di entrare nel duomo, ti mette al corrente di tutto.
Arrivato davanti alla Sindone, svanisce ogni curiosità... Una forte sensazione di una "Presenza" che è difficile descrivere...
Non sono tentato di fissare quel lino, che "con la testa" conosco a memoria, ma mi raccolgo per qualche attimo con il volto tra le mani...
Una forte emozione mi invade e che non so controllare...
Sento come un "peso"... e percepisco in qualche maniera l'immensità del dolore di quell'Uomo... non solo fisico.
È il "peso" dell'Amore di Dio per me, per noi!!!
Lì rinnovo il mio "sì" a quell'Amore, senza porre condizioni...
È stato un attimo... ma tutto l'universo era concentrato lì, in quel "lenzuolo", segno visibile dell'Amore di un Uomo-Dio.
E come avvolto da questo "Mistero", sento risuonarmi una Voce, fuori dal tempo e dallo spazio, nell'intimo ma come una cosa reale, di una persona ben definita, lì presente: "Vuoi condividere con me questa passione?..." – "Sì, lo voglio…".
Risposta uscita dal cuore, sotto una grazia, senza paura né tentennamenti… con la coscienza di dare tutta la mia vita a Colui che per primo l'ha data a me… E mi sono sentito avvolto da quel Dolore-Amore, affidandoGli tutto, assieme a mia moglie, per quella porzione di umanità che ci è stata affidata, per la nostra famiglia, per quella chiesa che percepiamo segno del Suo amore, per quello che più ci sta a cuore, le famiglie diaconali…
Momenti sacri, impressi in maniera indelebile nel nostro cuore!