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venerdì 9 aprile 2010

Turbati dall'incredulità

11 aprile 2010 – 2a domenica di Pasqua(C)
Parola da vivere

Mio Signore e mio Dio! (Gv 20,28)

Nel libro dell'Apocalisse le parole "Io ero morto: ma ora vivo per sempre" hanno una tonalità tipicamente pasquale.
Gli Atti degli Apostoli raccontano della nascita - con la grazia dello Spirito Santo che il Risorto aveva effuso sugli Apostoli - di una comunità di persone che credevano all'amore e diventavano testimoni della risurrezione. Essi si amavano e vivevano l'unione fraterna nella preghiera e nella vita.
Dunque la Chiesa, prima di essere luogo del culto, della dottrina, della morale, della religione stessa, è stata ed è essenzialmente il luogo della fede nel Cristo Risorto e presente in essa.
Tuttavia la gioia dei discepoli al rivedere il Signore è turbata dall'incredulità di Tommaso. Otto giorni dopo, Gesù riappare loro, e Tommaso, folgorato dalla grande luce del Risorto, fa la meravigliosa professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!".
Anche per tutti noi, Chiesa oggi, è importante esercitare una pedagogia della fede. In mezzo a dubbi, esitazioni, smarrimenti, rifiuti, è bene rispettare i tempi di crescita e maturazione della fede. Non è sufficiente la mia buona volontà di farcela, ma la FEDE è prima di tutto opera dello Spirito Santo nel cuore di ogni singolo uomo e donna.
Testimonianza di Parola vissuta

Alla guida della mia auto combatto contro l'aggressività che affiora in me e negli altri mettendomi in condizione di fare il primo passo; è incredibile, quando agevolo o rinuncio al mio diritto di precedenza, mi accorgo che immancabilmente, all'incrocio successivo, l'anonimo fruitore della mia attenzione fa lo stesso con qualcun altro... Se mi comporto in modo opposto, aumenta invece l'aggressività.
Un sabato, dopo aver accompagnato a scuola mio figlio, ero entrata in chiesa per una breve preghiera sedendomi all'ultimo banco. Ad un tratto, nella chiesa deserta, entra una persona che, avvicinatasi a me, mi strappa la borsa poggiata sulle gambe e fugge via. Il panico: mio marito era in Spagna per lavoro e senza chiavi non sarei potuta rientrare a casa... Avevo in borsa anche tutti i documenti... In uno slancio istintivo mi precipito fuori dalla chiesa, mentre lo scippatore accendeva la sua moto per fuggire. Mi sono aggrappata al suo braccio, pregandolo di lasciarmi le chiavi e i documenti... Mi ha trascinata un po' facendomi cadere e poi è riuscito a fuggire.
Una giovane coppia che aveva assistito alla scena si è subito avvicinata per aiutarmi. Lui, medico, verificato che avevo solo delle contusioni, ha inveito contro lo scippatore con durezza: "Tanto questi prima o poi muoiono tutti; l'Aids fa giustizia". A queste parole, che mi hanno fatto male più dei lividi, ho risposto con tutto l'amore possibile: a me sembrava un povero disgraziato che chissà quali situazioni drammatiche potevano aver spinto a quel gesto disperato. La rabbia del mio soccorritore è svanita e mi ha dato ragione.
Mentre andavo via, riflettendo che solo l'amore può vincere sul male e sull'odio, interrompendo la catena di situazioni negative, poco più avanti ritrovo la mia borsa gettata sul lato della strada: dentro c'era l'intero contenuto anche i soldi. Nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore... Anche togliere dalla strada una bottiglia di vetro rotta, lasciare più pulito di come I'ho trovato un bagno pubblico, perché chi ne usufruirà dopo possa trovarlo come avrei desiderato trovarlo io...
(C.L.)
(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)


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