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venerdì 1 maggio 2009

Dare la vita

3 maggio 2009 – 4a domenica di Pasqua (B)

Parola da vivere

Il buon pastore dà la sua vita per le pecore (Gv 10,11)


Gesù sa di essere la guida, il maestro, l'autorità legittima, il primo fra gli uomini, tutta la verità. Per questo sceglie il modello biblico del buon pastore, di colui che per comandare si mette all'ultimo posto, quello del servizio. Soprattutto si presenta come il pastore che dà la vita per le sue pecore.
Senza mezzi termini ci dice che non basta fare un favore, essere gentili ed educati, rispondere con riconoscenza a chi ci fa del bene, bisogna amare con tutto quello che abbiamo e siamo, dando tutta la nostra vita.
Ci riporta alla sua esperienza di morte in croce come norma del vivere, come legge del quotidiano, non come sogno irraggiungibile riservato a pochi prediletti da Dio.
Il buon pastore è maestro d'amore. Ama tutte le sue pecore, è pronto a dare tutto per quella che si è perduta, che ha tradito il suo amore. Si muove per primo, senza attendere segni di pentimento o qualche gesto di ravvedimento. Non chiede contropartita, semplicemente perdona, dimentica tutto nella novità di essere amore nel momento presente, non gli interessa il prima o il poi, fa festa come per uno che è appena nato. Ama sempre, ripetutamente, come un'onda che va e viene, nella paziente attesa di un ritorno di amore che ristabilisca la comunione. Come una goccia che scava la roccia, non desiste fino a quando non penetra nel cuore del nemico, di chi lo rifiuta. Tutto vince l'amore, ma a un prezzo: dare la vita.


Testimonianza di Parola vissuta


Ci siamo trasferiti da poco per motivi di lavoro. In paese non conoscevamo nessuno. Le mie colleghe mi avevano messo in guardia: ''Non dare confidenza agli sconosciuti, da un po' di tempo in qua in questo quartiere vive anche gente poco raccomandabile". Ma mio marito, ignaro di tutto ciò e molto estroverso di natura, inizia ben presto a parlare, a dialogare con diverse persone, soprattutto con un signore che incontrava ogni volta che andava a prendere il giornale. Le colleghe molto previdenti mi avvisano che quella persona è un poco di buono, che qualche volta ha avuto problemi con la giustizia... Tornata a casa ne discuto con mio marito. Tra il resto gli dico che non è mai prudente e che attacca sempre "bottone" con il primo che gli capita. Lui mi ascolta, e poi mi risponde: "Non voglio giudicare quello che mi hai detto, ma mi sembra che il buon Dio vuole che amiamo tutti...".
Qualche giorno dopo la nostra bambina più piccola improvvisamente sta male. Passa il tempo e la situazione non migliora, anzi peggiora. Mi sento smarrita perché qui non conosciamo nessuno. Dopo poco mio marito si ricorda che quel signore che incontra dal giornalaio, un giorno, avendo saputo che era forestiero, gli aveva regalato una piantina del paese con indicati i servizi di pubblica utilità, compreso l'ospedale, il medico e il farmacista, con tanto di numeri di telefono.
È stata la soluzione: il medico è arrivato, le medicine sono state acquistate subito. Tutto risultò oltremodo facile grazie alla "cartina" del signore "sospetto".
Per me è stata un'esperienza importante, non tanto per il malessere della bambina, peraltro passato, ma perché mi è parso di intuire quali sono ''le parole vere" che dobbiamo ascoltare. I consigli delle persone non vanno sottovalutati, ma l'amore al prossimo è di ben altra natura; e ci ritorna, se ci lasciamo guidare da parole di verità.

(L.S.)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

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