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venerdì 27 marzo 2009

Se muori per amore, trovi la vita

29 marzo 2009 – 5a
domenica di Quaresima (B)
Parola da vivere
Se il granello di frumento caduto in terra muore,
produce molto frutto
(Gv 12,24)

I Greci vogliono vedere Gesù. Rappresentano l'aspetto più razionale della nostra ricerca di Dio. Cercano la sublimità di una dottrina, si confondono nel tempio con quelli che continuano a cercare il prodigio che può trasformare magicamente la vita. Superare con facilità la distanza tra il nostro limite e l'assoluto di Dio.
Gesù risponde senza dare soddisfazione né agli uni, né agli altri. Vuole che entriamo nella sua morte con la nostra, per partecipare insieme della risurrezione. Che sarà pure nostra.
Con la semplicità del contadino che coglie la vita tra le zolle della terra, proclama: "se il grano caduto in terra non muore, non porta frutto".
Nella legge che si nasconde in un minuscolo chicco, annuncia la legge universale della vita. Chi vuole la vita, deve perderla; il campo di frumento spunta da un cimitero di grani.
Il morire è esperienza di ogni giorno, Gesù ce ne svela il segreto.
Se muori per amore trovi la vita, quella vera che ha la sua matrice in Dio.
Dio è amore perché il Padre muore d'amore per il Figlio e viceversa. Questa è l'obbedienza di Gesù. La vita vera perché dura per sempre è amore. Anche noi dobbiamo fare l' "obbedienza" di morire per amore, continuamente, seminando ogni attimo presente di chicchi che, caduti, scuotano la terra come se fosse il sepolcro della Pasqua.

Testimonianza di Parola vissuta

HA SEMINATO DAVVERO TANTA "LETIZIA"

«Ciao Letizia», così vorrei salutare un'amica, una di quelle che chi la trova, trova un tesoro. Letizia è stata una persona cui, apparentemente, la vita ha serbato solo sacrifici e sofferenze. La morte prematura del padre ha costretto lei e i suoi fratelli a un duro lavoro nei campi. Il poco raccolto si doveva dividere con il padrone. Nonostante la povertà, la mamma riusciva a passare qualche pugno di farina e qualche patata a chi era più povero di loro. Poi, un matrimonio difficile e una gravidanza impossibile: avevano deciso di far morire il bambino per salvare la sua vita, ma lei pregava il Signore dicendo: «O tutti e due vivi, o tutte e due morti». A quarant'anni una brutta malattia l'ha resa parzialmente invalida. Un giorno mi confidò: «Mi avevano detto che non sarei sopravvissuta, ma io ho detto al Signore: "Non vedi questo bambino? È così piccolo, ha ancora bisogno della mamma, ti prego lasciami il tempo di crescerlo almeno un poco". Il Signore mi ha ascoltato ed esaudito, non solo mi ha concesso di crescere lui, ma mi ha dato la grazia di avere anche altri tre figli».
Letizia sapeva ringraziare il Signore di tutto, anche di una brutta malattia, perché quella pensioncina di assistenza le permetteva di vivere un po' meglio. Nonostante i limiti fisici, aiutava gli altri e provvedeva a chi stava peggio di lei. A tutti diceva che la "ricarica" per andare avanti la riceveva dall'annuale pellegrinaggio a Lourdes. Invitava tutti a recarsi alla grotta della Madonna, specialmente quelli che avevano qualche problema: "Venite, vedrete che la Madonna vi cambierà la vita". Anche quest'anno, nonostante la gravità del male, ripeteva: «Devo andare a chiedere la forza per fare l'ultimo tratto di strada, che è tutto in salita. Poi posso morire, perché la mia missione è finita». E così è stato. Anch'io voglio ringraziare il Signore perché mi ha fatto incontrare Letizia: il suo nome è stato tutto un programma di vita, perché ha saputo seminare davvero tanta "letizia".

Gina O., Genova,
da "Famiglia cristiana"
(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

2 commenti:

  1. Questa sera dovrò commentare la figura di Stefano... in lui vedo proprio questo chicco che morendo ha portato frutti nel mondo.
    Grazie e buon week end!

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  2. Grazie a te, Paolo!
    ...auguri per questa sera: in questo "morire" sta la nostra "fortuna"...

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